Alle prossime elezioni “cambiamo il sistema, togliamo potere ai soliti noti”

In autunno si vota a Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e in altri mille comuni. Intervista a Marco De Ponte, segretario generale ActionAid, sul progetto del Forum Disuguaglianze Diversità per far nascere ed eleggere una nuova classe politica.

Daniele Nalbone

In autunno si vota a Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e in altri mille comuni. Ed è proprio per le prossime elezioni che il Forum Disuguaglianze Diversità ha lanciato quello che possiamo definire un nuovo progetto elettorale volto a sostenere candidature dal basso. “Facciamo eleggere” è il messaggio lanciato dal gruppo guidato da Fabrizio Barca per un voto, quello amministrativo, ritenuto di grande rilevanza anche in vista dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede che oltre il 60 percento delle risorse siano spese a livello territoriale.

È lo stesso Barca, nel comunicato di presentazione del progetto, a spiegare il perché: “Siamo a un passaggio importante di questi anni difficili”, spiega il coordinatore del ForumDD. “Possiamo imboccarlo portandoci dietro le parole sbagliate, la vecchia cultura dell’ultimo quarantennio, cieca alle persone nei luoghi, la sfiducia nel cambiamento. Oppure possiamo imboccarlo con parole nuove, con una cultura di giustizia sociale e ambientale attenta alle persone nei luoghi, con la fiducia nel cambiamento. Per imboccare la seconda strada, quella giusta, servono amministratori liberi e autonomi, competenti, impegnati nella comunità. I partiti faticano a dare spazio a queste figure. Allora, insieme a Ti Candido, ci impegniamo a promuoverlo noi quello spazio e ci impegniamo ad affiancare quegli amministratori potenziali”.

Il messaggio lanciato dal Forum è diretto: “Facciamo eleggere una nuova generazione di attivisti che si battono per la giustizia sociale e ambientale, contro le discriminazioni. Cambiamo il sistema, togliamo potere ai soliti noti”.

Per approfondire il progetto lanciato dal Forum e Ti Candido, comitato che da ormai tre anni sostiene candidature dal basso, abbiamo intervistato Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid, ong che fa parte dell’assemblea del Forum Disuguaglianze Diversità.

Domanda diretta: perché questa scelta?
Come ForumDD ci siamo posti ormai da tempo il problema di cosa fare di tutta quella conoscenza che si è generata nel corso degli ultimi tre anni di attività. La strada “normale” sarebbe stata, in vista delle elezioni amministrative, quella di cercare una forza politica preesistente alla quale consegnarla. Il problema oggettivo è l’assenza di un partito che abbia una visione del mondo diversa in termini di disuguaglianze e distribuzione della ricchezza. Da qui il bivio: facciamo quelli che non vengono mai ascoltati, e ce ne lamentiamo, oppure ci mettiamo al lavoro per fare emergere nuove rappresentanze che, sulla base delle nostre proposte radicali decidano di rendersi disponibili alla vita politica?

Di chi parliamo?
Attori civici, forze sindacali, qualunque gruppo di pressione. Noi ci stiamo muovendo in direzione contraria rispetto alla norma: i partiti prima fanno le alleanze e poi, forse, pensano ai contenuti. Al nostro interno però non ci sono esponenti di partito, non guardiamo alle alleanze e alle bandiere ma ai contenuti. Noi siamo studiosi, attivisti, membri di organizzazioni civiche. Le persone che andremo a coinvolgere, che porteremo in politica, sono quelle che incontriamo tutti i giorni, che hanno i contenuti ma non hanno accesso alla politica delle rappresentanze.

Da quale bacino attingerete per le candidature?
Dal mondo delle associazioni territoriali. Parliamo di una vera e propria base sociale ampia, forte, non schierata a priori ma interessata ai contenuti e ai risultati per le proprie comunità di appartenenza.

La rappresentanza, però, per le candidature dal basso è sempre stata un problema. Tante volte abbiamo assistito alla presenza di ottimi candidati dentro liste “di pessimi”. Spesso alcuni nomi sono stati utili come copertura per le solite liste partitocratiche. Stavolta perché dovrebbe essere diverso?
È per questo, ad esempio, che non sosterremo candidati sindaci in grandi città. Vogliamo aprire uno spazio di radicalità. Il nostro obiettivo, del resto, è anche interno: le basi associative devono essere investite proprio di radicalità e si deve condividere con esse l’ambizione trasformativa della società delle leadership civiche, evitando di adagiarsi sulla mera logica della solidarietà. Da anni varie componenti associative di piccoli e grandi network sono sedute, comode, sull’operatività dell’esecuzione progettuale di programmi pensati altrove. Lo abbiamo visto a volte anche con i sindacati che, da un lato, hanno rivolto la propria attenzione ai già garantiti e, dall’altro, sono stati spesso più attenti a formare i giusti ticket elettorali che non a portare contenuti nella politica. Attenzione, anche nelle nostre basi sociali la dinamica non è del tutto diversa. Ed è qui che vogliamo intervenire. La nostra è una sfida volta anche a politicizzare l’azione degli attori civici, a evitare di accontentarsi dell’obiettivo settoriale di ciascuno che, però, non porta al cambiamento di sistema. Negli ultimi anni siamo stati abituati a preoccuparci dei rischi da gestire e non dalle opportunità da cogliere. I contenuti, tuttavia, li abbiamo: ora dobbiamo trovare dei rappresentanti che formeremo prima della campagna elettorale, sosterremo durante la battaglia politica e affiancheremo in caso di elezione. È una operazione sulla “pre-politica”, non volta a costruire una qualsiasi affiliazione partitica, che non sarà mai il risultato ambito attraverso questa operazione.

Nessun rischio di sussunzione nei partiti?
Pensiamo di avere i giusti antidoti. Stiamo puntando sugli individui che giocheranno per sé stessi appoggiandosi ai nostri contenuti, non stiamo facendo noi la partita della ricerca di rappresentanza per noi stessi. Le sei istanze su cui ogni candidato potrà avvalersi del supporto del Forum sono talmente radicali da darci le giuste garanzie.

Leggo dal vostro “programma”. Uno: accrescere l’accesso alla conoscenza e indirizzare la trasformazione digitale alla giustizia sociale e ambientale. Due: promuovere servizi fondamentali, nuove attività e buoni lavori, prima di tutto nei territori marginalizzati. Tre: dare dignità, tutela e partecipazione strategica del lavoro, in un nuovo patto con le imprese. Quattro: accrescere la libertà dei giovani nel costruirsi un percorso di vita e contribuire al futuro del paese. Cinque: rigenerare le Amministrazioni Pubbliche, migliorando qualità e metodo. Sei: accrescere i livelli di convivenza e potenziare le azioni di contrasto a ogni forma di discriminazione.
La nostra pratica è la nostra rete di sicurezza. Questa operazione ha un solo obiettivo: rompere il blocco che c’è tra attivismo civico e rappresentanza. Noi consegneremo a ogni candidato un pacchetto ideale, ideologico, fatto di pratiche praticabili. Vogliamo superare la contraddizione che c’è tra chi si lamenta dei partiti e i processi di selezione della cosiddetta classe dirigente e il fatto che poi però pochi sono disposti a lavorare a uno schema alternativo per superare il sistema di selezione. In tanti lottano ogni giorno per cambiare le cose sui propri ambiti specifici di lavoro, ma in pochi si spendono per cambiare il sistema. È a queste persone che stiamo guardando: vogliamo cercare una rappresentanza diretta per le “nostre” comunità. Oggi servono leader civici locali, radicati nel territorio.

 

Per approfondire: www.ticandido.it

 

 

 

 



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