Polonia, l’abbraccio fatale tra Chiesa cattolica ed estrema destra

Parla Stanislaw Obirek, professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Varsavia, tra le voci più lucide della Polonia contemporanea.

Marco Marzano

Stanislaw Obirek è un personaggio notevole, una figura assai singolare: studioso di vaglia, professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Varsavia, ex gesuita (con numerosi incarichi tra i quali quello del rettore del Collegio di Cracovia) uscito con gran clamore dall’Ordine nel 2005, intellettuale pubblico notissimo nel suo paese, analista assai severo ma equilibrato delle vicende del cattolicesimo polacco e del suo grande leader Giovanni Paolo II. Quella di Obirek è una delle voci più lucide e alte della Polonia contemporanea, una coscienza critica forte. Lo incontro, ahimè solo virtualmente, per capire davvero cosa succeda in Polonia. Di questo grande paese dell’Europa Centrale e della sua situazione politica noi italiani abbiamo spesso una visione semplificata e stereotipata. Siamo consapevoli soprattutto delle eccellenti prestazioni del suo sistema produttivo, della crescita della sua economia e insieme del carattere autoritario del suo governo, dell’omofobia e della xenofobia dilaganti, della stretta autoritaria del suo governo su stampa e giustizia. La notizia più recente è di queste ore: la Corte Costituzionale polacca, su richiesta dell’esecutivo, ha decretato che, in caso di contraddizione tra i trattati europei e la costituzione nazionale, le leggi polacche avranno il primato su quelle comunitarie. Nei mesi precedenti altre decisioni altrettanto clamorose, e altrettanto inquietanti, si erano succedute in rapida sequenza: quella di alcune amministrazioni locali di dichiarare il loro territorio “LGBT free”, quelle del governo di espellere dal paese la rete televisiva americana TVN e di erigere un muro al confine con la Bielorussia per impedire l’arrivo di nuovi migranti.

Chiedo subito a Obirek di fornirmi la sua valutazione della situazione attuale. “Il Pis sta andando molto male – mi risponde –. Ha perso un bel po’ di consensi nei due anni che ci separano dalle ultime elezioni politiche ed è per questo che sta diventando sempre più autoritario e antidemocratico. Sentono come imminente lo sgretolarsi della loro egemonia sociale e politica. Da qui l’accentuazione degli elementi fascisti o quasi fascisti. In tutto questo la nota positiva è che, come dicevo, la gente sembra allontanarsi dal partito. Controllano tutti i media eppure il consenso verso di loro precipita”.

Faccio osservare che si tratta di un processo di polarizzazione molto simile a quello italiano e cioè che riguarda solo il lato destro dello schieramento politico. Anche in Italia è così: la destra si è radicalizzata e fatta più estremista, mentre la sinistra è rimasta decisamente moderata e liberale (in Polonia in realtà la principale forza di opposizione è la centrista Coalizione Civica). Mi sembra questa la principale differenza con le polarizzazioni bipolari novecentesche, soprattutto quella degli anni Venti. Obirek è d’accordo con me, ma aggiunge che purtroppo la sinistra polacca (Lewica) o quel che ne rimane (stimata nei sondaggi intorno al 10 per cento), in tutte le sue componenti, è diventata di recente troppo silenziosa, addirittura quasi complice del PIS. Un sospetto confermato qualche tempo fa dal mancato voto contrario sulla ripartizione dei fondi del Next Generation EU. Quella è stata un’occasione enorme per mandare a casa il governo di Morawiecki e la sinistra l’ha colpevolmente perduta relegando sé stessa a un ruolo marginale e subalterno.

Veniamo finalmente al cuore della nostra conversazione, al ruolo giocato dalla Chiesa Cattolica nel processo di radicalizzazione della destra polacca. “Senza il sostegno della Chiesa il PIS non starebbe in piedi. Il PIS è forte dove la Chiesa è forte, nelle regioni orientali del paese, nelle campagne. La Chiesa e l’estrema destra si sono legate in un abbraccio fatale: la chiesa difende, anche dai pulpiti e anche attraverso le voci dei cardinali, le scelte del PIS e il PIS, da parte sua, ricopre la chiesa polacca di denaro, finanza la costruzione di santuari come quello, gigantesco, dedicato a Wojtyla, sovvenziona la potentissima Radio Maria di Padre Rydzyk (a cui i politici rendono omaggio quotidiano) e la costruzione del Museo della Memoria e dell’identità nel quale il ruolo della Chiesa Cattolica nella conservazione dell’identità polacca è stato esaltato. L’alleanza tra Chiesa e PIS sembra dunque solida, ma la Chiesa, come avviene anche in Italia, non gradisce stare all’opposizione e non è intenzionata a morire col PIS. Se il consenso per il partito di governo dovesse calare ancora e si profilasse una sconfitta elettorale, i gerarchi cattolici sarebbero pronti a scaricare Kaczyński e soci. C’è già qualche avvisaglia di questo. Ad esempio, il vescovo Gadecki ha espresso delle forti riserve sul progetto presentato dal PIS per il futuro della Polonia. E ci sono delle tensioni anche sugli sconti fiscali che la chiesa esige per sé”.

Chiedo a Obirek se il pontificato di Francesco ha avuto un qualche impatto sull’episcopato polacco. “L’effetto Bergoglio è stato minimo – mi risponde. L’unico terreno sul quale vi è stato qualche cambiamento è stato quello della lotta contro gli abusi. Alcuni vescovi sono stati sospesi e tra questi due si sono dimessi. Ma non si è andati oltre. La chiesa polacca resta attestata su posizioni omofobe, xenofobe e violentemente nazionaliste. Pensa che un vescovo è arrivato a definire quella arcobaleno degli LGBT come una “dittatura” o una “pestilenza” e a paragonarla al comunismo. E purtroppo non si intravedono nemmeno fratture in un episcopato che appare totalmente compatto, un’eredità del periodo comunista nel quale la coesione era una qualità ritenuta indispensabile per sopravvivere in un ambiente ostile. Il punto – prosegue Stanislaw – è che la società polacca si sta secolarizzando a un ritmo impressionante. Siamo destinati a seguire il cammino dell’Irlanda, un paese di fatto scristianizzatosi nel volgere di una generazione. Secondo i dati di una ricerca del PEW Research Center, la Polonia è il paese nel quale vi è una maggior distanza sul piano dei valori religiosi tra i giovani e gli anziani, cioè nel quale la secolarizzazione corre più forte. Il numero di apostasie è in crescita impressionante, così come si inizia a demolire il mito di Giovanni Paolo II: si pubblicano libri sulle pagine nere del papato di Wojtyła, su Marciel Degollado (il fondatore dei Legionari di Cristo). sulla vicenda McCarrick, si fanno film come quelli dei fratelli Sekielski, visti da venti milioni di persone, sulla diffusione nella pedofilia della Chiesa), si girano documentari come “Don Stanislao” su Dziwisz, e opere di tiction come Cler di Smarzewski, che racconta la storia del vescovo di Danzica, ubriacone e viveur dissoluto. Il lungo periodo di governo del PIS non ha potuto che peggiorare le cose, aumentare l’odio di tanti per la Chiesa Cattolica”.

Insomma, concludo io, apprendo con sollievo dalle tue parole che quella del fondamentalismo religioso in Polonia potrebbe essere stata una vittoria di Pirro, che avrebbe tra l’altro compromesso per sempre la credibilità della Chiesa, la sua capacità di rappresentare un interlocutore per il resto del paese e soprattutto per i giovani e gli intellettuali. Va a finire che la società polacca tra qualche anno si scoprirà più laica e democratica della nostra! Chi l’avrebbe mai detto? “E’ forse per ora solo una speranza, ma non del tutto infondata” conclude Obirek sorridendo e salutandomi.

 

(credit foto EPA/Radek Pietruszka)



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