Iran: “Migliaia di studenti avvelenati per impedirci di manifestare”

Mentre in Iran si è conclusa ieri la tre giorni di sciopero generale e il regime ha eseguito oggi la prima condanna a morte di un rivoluzionario, la denuncia da parte di studentesse e studenti non si placa. 

Redazione

Mentre in Iran si è conclusa ieri la tre giorni di sciopero generale, con i bazar e le attività chiuse in segno di protesta contro il regime, e il regime ha eseguito oggi la prima condanna a morte di un rivoluzionario, la denuncia indefessa delle malefatte del regime da parte di studentesse e studenti, fra le principali avanguardie della rivolta, non si placa.

Nei giorni scorsi gruppi di studenti in diverse città hanno denunciato un tentativo di avvelenamento “per impedirci di scendere in piazza e manifestare”. Come riportato dalla rete nazionale, nelle Università di Ark, Kharazmi e almeno altre quattro in tutto il territorio nazionale qualche migliaio di giovani ha subìto una intossicazione alimentare con vomito, lividi e allucinazioni, provocata dal cibo servito in mensa. La loro accusa è stata immediatamente netta: un tentativo deliberato di sabotarne le manifestazioni.

Le autorità hanno risposto alle accuse chiamando in causa un batterio circolante nell’acqua utilizzata per cucinare, ma gli studenti hanno respinto le motivazioni fornite, facendo riferimenti a episodi già avvenuti nei giorni scorsi all’Università di Isfahan. Anche in quel caso la ragione degli avvelenamenti era stata attribuita a un batterio ma il susseguirsi degli episodi a distanza di pochi giorni in luoghi diversi del Paese rappresenta per gli studenti un indizio di intenzionalità da parte delle autorità universitarie. A Karaj – denunciano gli studenti – il numero di persone avvelenate e bisognose di cura ospedaliera è stato così alto che la struttura ha presto esaurito sia i posti letto sia le scorte di trattamento endovenoso per la reidratazione. La farmacia universitaria è chiusa e alle studentesse, a tarda ora, non è permesso lasciare i dormitori in cerca di assistenza medica.

In risposta a questi sospetti di avvelenamento intenzionale, gli studenti iraniani hanno deciso di boicottare tutte le mense e le caffetterie universitarie e hanno protestato anche dentro le mense stesse depositando i vassoi del cibo per terra, come riporta il Telegraph. I giovani rappresentano una parte maggioritaria della società iraniana e la prima linea delle rivolte contro il regime del 2022, come ha scritto per MicroMega+ una studentessa iraniana in Italia, Pegah Tashakkori.  Giovanissimo, 23 anni, era anche Moshen Shekari; arrestato a fine settembre a Teheran e condannato il 20 novembre con l’accusa di moharebeh, il delitto di “aver mosso guerra a Dio” secondo la sharia. Si ritiene siano almeno sette le persone in attesa che venga eseguita la pena capitale. Ma nessuna repressione finora è riuscita a far rientrare in casa le persone; gli studenti in particolare manifestano quotidianamente e quotidianamente cercano di far arrivare informazioni su quanto accade in Iran il più possibile oltre confine, in rete fra loro dentro e fuori dall’Iran in una costante collaborazione fra expat e persone sul posto.

Crediti foto: D’Alessio © MicroMega – Manifestazione degli studenti iraniani a Roma, 1° ottobre 2022

 



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