Italia competitiva nel mercato dell’energia verde: l’analisi del CREF

Il report del Centro Ricerche Enrico Fermi è stato presentato all’evento “La transizione ecologica: un’opportunità di sviluppo per l’Italia”, organizzato dal CREF, dall’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e dal Forum Disuguaglianze e Diversità.

Michela Fantozzi

L’Italia e le sue regioni sono competitive sulle tecnologie green. Questo è quanto emerge da una ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi (Cref), presentata al Cnel dai ricercatori Angelica Sbardella e Aurelio Patelli, nell’ambito dell’evento organizzato dal CREF insieme all’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e al Forum Disuguaglianze e Diversità.

La ricerca del Cref si concentra geograficamente sull’Europa 28+ (EU con UK e Macedonia, Montenegro, Norvegia, Svizzera, Turchia) e sul periodo 2000-2016. In quegli anni, circa il 30% delle innovazioni verdi mondiali sono state sviluppate in Europa (European Patent Office).

Dal punto di vista della quantità dei brevetti green presentati, l’Italia nel 2016 è quarta a pari merito con la Spagna con il 4% dei brevetti (nel 2000 era al 3%). Il risultato, però, resta ancora molto lontano da quello della prima classificata, la Germania, con il 46% dei brevetti (scesa dal 56%), e della seconda, la Francia con il 17% (che raddoppia dall’8% del 2000). Al terzo posto il Regno Unito con il 9% (dall’8% del 2000).

Lo sviluppo tecnologico verde in Italia, nel 2016, si è focalizzato su quattro macrosettori: la riduzione dei gas serra nel settore energetico (31%), la mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti (19%), nell’edilizia (15%) e nella produzione di beni (15%).

I successi dell’Italia riguardano soprattutto brevetti depositati rispetto alla generazione di energia da fonti rinnovabili (18.8% dei brevetti italiani) e nelle tecnologie con potenziale per la mitigazione delle emissioni di gas serra (7%), come batterie e sistemi di stoccaggio dell’idrogeno e dell’energia termica.

Per quanto riguarda l’innovazione verde nei trasporti, una delle classi in cui l’Italia ha ottenuto un buon risultato è relativa ai trasporti su gomma (16.4%), con tecnologie per batterie, veicoli elettrici e ibridi, per migliorare l’efficienza nei veicoli a motore a scoppio e per l’uso di carburanti alternativi.

Di contro, l’Italia non ha successo nella generazione di energia nucleare che rappresentano circa l’1% dei brevetti verdi totali.

Diversi brevetti verdi sono stati riconosciuti per le tecnologie attinenti alla gestione dei rifiuti (7%), con un 5% nella gestione dei rifiuti solidi, tra cui figurano applicazioni per il riuso, riciclo e recupero di materiali: dalla carta alle batterie esauste e gli scarti edili.

Bene anche nelle tecnologie per l’adattamento al cambiamento climatico, con un 5% di brevetti nell’ambito della protezione della salute, per esempio con l’applicazione di tecnologie volte a preservare la qualità dell’aria.

Le competitività tecnologica verde delle regioni italiane

Tra le regioni, al primo posto per numero di brevetti green c’è la Lombardia (che era prima anche nel 2000), seguita dal Piemonte (stessa posizione che nel 2000), Emilia-Romagna e Veneto, e in quinta posizione la Toscana. Scende il Lazio da quinto a settimo. La prima regione del Sud è la Campania, seguita dalla Puglia. Peggiora la Sicilia (era la nona regione nel 2000, adesso è al 14° posto) e chiude la classifica il Molise.

Per quanto riguarda la competitività con il resto d’Europa, in quindici anni l’Italia registra un balzo in avanti. Le regioni nel primo quartile passano da 4 nel 2000 a 7 nel 2016 (Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Valle D’Aosta, Toscana, Lazio e SüdTirol). Lombardia e Lazio sono trainanti e rappresentano le uniche due regioni a posizionarsi in entrambi gli anni nel miglior quarto tra le regioni europee in termini di sviluppo tecnologico verde, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Liguria si posizionano tra le regioni europee con maggiori capacità tecnologiche verdi. Vi sono anche regioni che scendono in classifica, in particolare Piemonte e Marche, che da una posizione intermedia insieme a Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Campania perdono il posizionamento. La regione che fa meglio al Sud è la Sicilia.

L’Italia sta diventando verde

«La ricerca del CREF mostra che la trasformazione verde è già un processo in atto, in Italia e in Europa, e non è in conflitto con lo sviluppo: giustizia sociale e ambientale possono marciare insieme», ha commentato a margine dell’evento Fabrizio Barca, Co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. «La ricerca ci conferma che nelle società con minori disuguaglianze economiche la fitness tecnologica verde è maggiore, e che la trasformazione ambientale può produrre buoni lavori e sviluppo. Ma sappiamo che nulla è scritto. La fitness non è una profezia, è una potenzialità che va realizzata. È qui che giocano un ruolo fondamentale le politiche».

L’Italia può fare di più se si adottano politiche pubbliche volte a incentivare lo sviluppo tecnologico verde. «Servono politiche industriali e di innovazione verdi, e uno stato innovatore che sostenga la cooperazione tra imprese pubbliche e private, e sfrutti al meglio le grandi potenzialità delle imprese pubbliche italiane, le cui competenze tecnologiche e industriali sono essenziali per decarbonizzare l’economia», ha dichiarato Andrea Roventini, professore all’Istituto di Economia della Sant’Anna. «Uno stato attivo nel sostegno dei lavoratori e nella gestione delle crisi aziendali della transizione, che possono essere un’occasione per riposizionare le imprese coinvolte nelle produzioni verdi».

 

Foto Forum Disuguaglianze e Diversità 

 

 



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