“Verità per Giulio”, “Free Patrik”: ma intanto l’Italia esporta 911 milioni in armi in Egitto

Nel giorno in cui viene rinviata al 25 maggio la prima udienza davanti al gup degli agenti dei servizi segreti italiani, un approfondimento sugli affari tra Italia ed Egitto.

Valerio Nicolosi

É stata rinviata al 25 maggio la prima udienza davanti al GUP di Roma Pierluigi Balestrieri per il processo per l’omicidio di Giulio Regeni. Uno dei quattro imputati egiziani, agenti della sicurezza nazionale, ha fatto sapere tramite i suoi legali che era in isolamento causa Covid-19 e che non sarebbe potuto essere presente in aula.

Dopo oltre cinque anni dall’omicidio di Giulio la verità ancora fatica ad arrivare ma con il tempo aumentano gli elementi per fare maggiore chiarezza su quello che è accaduto tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016.

I rapporti tra Italia e Egitto dopo una breve interruzione sono ripresi più forti di prima, nell’ultimo anno gli scambi economici e militari hanno subito un incremento notevole con quella che è stata chiamata “la commessa del secolo”, per un totale che sfiora il miliardo di euro di armamenti.

Maurizio Simoncelli è il vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo e con lui abbiamo parlato della vendita degli armamenti italiani in Egitto e agli altri paesi dove ci sono regimi dittatoriali. “Dopo l’omicidio di Regeni per un biennio gli affari tra Italia e Egitto sono scesi da 30 milioni l’anno a 7. Nell’ultimo biennio invece sono schizzati, raggiungendo quasi un miliardo di euro” commenta Simoncelli.

I grandi affari dell’Italia nel mondo sono soprattutto con le armi piccole e leggere “delle quali è difficile tenere traccia” ci dice Simoncelli. Il nostro paese è il secondo al mondo per esportazioni, dietro solo gli Stati Uniti. Anche l’Egitto compra tantissime armi piccole e leggere dall’Italia.

Nelle ultime settimane oltre al caso Regeni ha tenuto banco anche l’impegno del Parlamento a dare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, detenuto in Egitto dal 7 febbraio 2020 e ancora senza un processo.

“É positiva l’iniziativa del Parlamento di dare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki ma se poi vendiamo le armi per tenerlo prigioniero è una contraddizione in termini” chiosa il vicepresidente dell’Archivio Disarmo.



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