Ken Loach in visita a Spin Time Labs: “Agitate, educate, organizzate!

Il regista britannico Ken Loach si trova a Roma in occasione della prima italiana del suo ultimo film "The Old Oak". Una delle tappe più significative di questa visita romana è avvenuta ieri a Spin Time Labs, l’immobile occupato di Via Santa Croce in Gerusalemme 55, dove vivono quasi 400 persone, circa 150 nuclei familiari, prima in condizione di disagio abitativo, di 27 nazionalità diverse. La visita del regista assume ulteriore significato se si considera che il palazzo è sotto sgombero, oltre ad essere sotto attacco frontale da parte del governo Meloni e del Ministro degli Interni Piantedosi.

Mosè Vernetti

Il regista britannico Ken Loach si trova a Roma in occasione della prima italiana del suo ultimo film The Old Oak. Una delle tappe più significative di questa visita romana è avvenuta ieri a Spin Time Labs, l’immobile occupato di Via Santa Croce in Gerusalemme 55, dove vivono quasi 400 persone, circa 150 nuclei familiari, prima in condizione di disagio abitativo, di 27 nazionalità diverse. La visita del regista assume ulteriore significato se si considera che il palazzo è sotto sgombero, oltre ad essere sotto attacco frontale da parte del governo Meloni e del Ministro degli Interni Piantedosi.
Ken Loach è da sempre impegnato a dar voce alle storie di lotta degli ultimi, e nei suoi film si può osservare il lento deteroriamento del tessuto sociale inglese martoriato dalle politiche e dalla cultura neoliberista sin dagli albori del Tatcherismo. Spazi che mancano, integrazione, immigrazione, povertà, solidarietà e speranza, sono alcuni dei temi che legano il il suo nuovo film alla lotta di Spin Time Labs. La società ingiusta, dove i poveri fanno la guerra tra loro, e dove l’interesse privato viene sempre anteposto al bene comune, pare essere la stessa contro cui lottano Loach e la comunità che vive il palazzo.
Come si legge dalla trama ufficiale del film, “The Old Oak Non è solo l’ultimo pub rimasto, è anche l’unico luogo pubblico in cui la gente può incontrarsi in quella che un tempo era una fiorente località mineraria e che oggi attraversa momenti molto duri, dopo 30 anni di ininterrotto declino. La situazione si fa ancora più precaria quando The Old Oak diventa territorio conteso dopo l’arrivo dei rifugiati siriani trasferiti nel villaggio”. E continua Loach in una dichiarazione recente sul suo ultimo film: “Forza, solidarietà, resistenza possono essere le parole per il nostro tempo. Ma io suggerirei di aggiungervi: agitare, educare, organizzare. Perché senza l’organizzazione non potremo mai vincere la nostra battaglia per un mondo migliore”.
Parole che risuonano all’entrata dell’immobile di via Santa Croce in Gerusalemme, dove sullo striscione appeso al cancello si legge un nuovo mondo è già possibile e necessario. Quel mondo, appunto, dove migranti e poveri non sono messi gli uni contro gli altri.“Piantedosi vuole sgomberarci entro Natale” –  ha detto lo scorso mese la comunità di Spin lanciando un corteo in occasione del decennale dell’occupazione – “Vuole sgomberare la speranza di immaginare una città più giusta. Dove gli studenti, le famiglie e i migranti convivono e creano un modello di rigenerazione urbana che da una risposta al disagio che cresce in Italia. Soltanto nel nostro quartiere ci sono decine di spazi sfitti, tra Hotel, Cinema e concessionari”.
Facciamo però qualche passo indietro. Il 12 ottobre del 2013 il collettivo Action, una delle componenti del movimento per il diritto all’abitare a Roma, occupa l’immobile di via Santa Croce in Gerusalemme dando casa a centinaia di persone che non avevano altro posto dove andare. Molti stranieri, ma anche tanti italiani, alcuni dei quali nelle liste d’attesa per l’assegnazione delle case popolari. Il palazzo è stato acquistato dalla società di asset e investment management Investire SGR nel 2004, e fino al 2012 è stato preso in affitto come sede dell’INPDAP. Oggi Spin Time non è soltanto un’occupazione abitativa. I cancelli sono sempre aperti al quartiere e alla città, ed è diventato la casa di decine di movimenti sociali e associazioni.
A Spin Time c’è un teatro, uno spazio di co-working per giovani professionisti, la sede della redazione under 25 più grande d’italia, un’osteria popolare, una falegnameria, un parrucchiere, una sala di registrazione, una serigrafia, una camera oscura e molto altro. Progetti editoriali, attività creative e di artigianato, servizi per gli abitanti e per chi viene da fuori. Da dieci anni crea valore sociale per la città di Roma, e un modello di rigenerazione urbana che cerca di contrastare le conseguenze dei processi di gentrificazione e turistificazione che colpiscono molte città europee. Dove i poveri sono costretti ad allontanarsi dai centri città e da quei servizi che Spin Time ha creato.
Alla fine del 2021 la proprietà ha vinto il ricorso al TAR del Lazio, e l’immobile è ufficialmente entrato nella lista comunale delle strutture da sgomberare. Da allora la comunità di Spin Time ha avviato una stagione di mobilitazione, che si è animata ulteriormente dall’insediamento del governo Meloni. Precisamente in seguito al Decreto Rave, uno dei primi varati dal neo-esecutivo, nel novembre del 2022. FDI, attraverso le parole di Federico Mollicone, ha da subito voluto specificare che il provvedimento sarebbe stato “applicato anche contro le occupazioni”, e che in particolare potesse essere applicata “ai palazzi occupati pubblici o privati che oltre a fronteggiare l’emergenza abitativa, organizzano anche eventi culturali”. Mollicone ha aggiunto parlando a Repubblica, che la norma riguardava anche “gli spazi come Spin Time, dove fanno le feste di capodanno senza misure di sicurezza”.
In risposta a queste minacce, nonostante la questione relativa a Spin Time vada oltre le competenze del governo, il 14 novembre del 2022 è stato presentato al Campidoglio uno studio di valutazione di impatto sviluppato da Open Impact, una start-up innovativa che ha restituito una ricerca relativa al ritorno socio-economico che il comune avrebbe ottenuto in caso di acquisto del palazzo. Dallo studio di Open Impact si legge che con la regolarizzazione dell’immobile il comune otterrebbe un moltiplicatore di 1,95 sul proprio investimento, con un ritorno di quasi 2 per ogni euro investito. Si parla di 71,55 milioni di euro di valore sociale generato dal palazzo, a scapito dei 36.7 milioni di euro che il comune dovrebbe spendere tra acquisto e manutenzione.
È il 2 marzo del 2023 che tra i titoli di Repubblica Roma si legge: “Campidoglio: acquisteremo Spin Time”. La notizia è poi passata dai titoli di giornale ai fatti a seguito dell’approvazione del nuovo Piano Casa della giunta Gualtieri, all’interno del quale è prevista la destinazione sociale del palazzo. Da allora si poteva immaginare che la trattativa tra comune e proprietà fosse avviata. Si scopre però, soltanto qualche settimana fa, che in occasione di uno dei primi incontri tra l’assessore Tobia Zevi e Investire SRG, la proprietà avrebbe affermato di esser disposta a vendere il palazzo soltanto per 100 milioni di euro. La cifra sarebbe giustificata con l’intenzione da parte della proprietà di costruire un hotel di lusso entro il Giubileo. In sostanza: togliere casa a 400 persone in difficoltà in occasione del più importante evento degli ultimi decenni per le persone di fede cattolica.
Pochi giorni dopo il ministro Piantedosi riappare dichiarando che Spin Time dovrà essere sgomberato entro natale. Prima il giubileo, poi il santo Natale. “Noi invece entro il Giubileo chiediamo una soluzione che affermi il bene comune a fronte dell’interesse privato. Perché da dieci anni accogliamo comunità marginalizzate provenienti da tutto il mondo che non hanno casa”, così replica la comunità di Spin Time inaugurando una stagione di resistenza e agitazione che allarga all’intera città con un corteo a cui aderiscono oltre cento realtà. Al corteo, avvenuto il 27 di ottobre, erano presenti ache il Partito Democratico e il Segretario romano della CGIL. La presenza del PD in piazza è stata particolarmente significativa se si considera che due giorni prima, i deputati di Roma e del Lazio hanno presentato un’interrogazione parlamentare sui piani “per favorire per favorire il piano di rigenerazione urbana e regolarizzare l’esperienza abitativa, sociale e culturale promossa da Spin Time Labs”.
È questo il contesto che precede l’arrivo di Ken Loach in Via Santa Croce in Gerusalemme 55, dove ad accoglierlo trova una folla di centinaia di persone di tutte le età. “Grazie mille. Non mi aspettavo questo benvenuto. Quello che fate qui è spettacolare. Dare casa a chi non ce l’ha. Non avere una casa significa non avere speranza, in particolare per i bambini. Regalare loro un’infanzia di cui possono essere fieri è tutto”, così il regista esordisce tra gli applausi della folla. Nella lotta portata avanti da Spin Time negli ultimi dieci anni, e nella strategia che il governo e la proprietà del palazzo mettono in atto al fine di mettere le comunità escluse e marginalizzate le une contro le altre, si rivedono molti dei temi su cui il regista ha lavorato per la sua intera carriera. E in particolare nel suo ultimo film, uscito oggi nei cinema italiani, dove una piccola comunità di ex minatori inglesi, impoveriti e abbandonati dallo stato, si ritrova a convivere con un gruppo di rifugiati siriani smistati proprio nel loro villaggio.
E riprende: “una delle questioni che mette più in imbarazzo il mio paese e anche il vostro, riguarda il trattamento delle persone che arrivano sulle nostre coste. Arrivano perchè sono disperate e non hanno altra scelta. La questione dell’immigrazione è rilevante sotto molti punti di vista. In primo luogo, è usata per dividerci. Perchè i senza tetto, il collasso del welfare state, l’aumento della fame nelle nostre comunità, son tutte cose che esistevano molto prima che arrivassero i migranti. Ma alcuni politici provano comunque ad accusarli di questi mali. Perchè temono l’eventualità che le persone possano unirsi. Prima della Tatcher” – continua Loach parlando del suo film – “i sindacati dei minatori erano molto forti. Nel villaggio dove il film è ambientato, le persone si sentono tradite perchè quando l’industria del carbone ha chiuso, il capitale non poteva più fare profitto sulle persone, e quindi le ha lasciate marcire. Per questo l’arrivo dei rifugiati siriani all’inizio non è gradito. Fortunatamente la memoria delle tradizioni di solidarietà dei minatori era ancora viva, e hanno riesumato alcune delle vecchie strutture sindacali per accogliere queste persone. È una storia di lotta che oscilla tra speranza e disperazione”.
“Questo governo vuole eliminare la nostra esperienza. Per noi la solidarietà ha un valore politico. Proviamo ogni giorno a trovare la forza e il coraggio di fare qualcosa di bello: anche noi vogliamo il pane e le rose”, aggiunge di seguito la comunità di Spin Time.  “Una cosa che ho imparato” –  replica loach – “è che il settore immobiliare è in mano al mercato. E il mercato deciderà di costruire hotel e appartamenti di lusso. Non costruisce case per le persone normali che tutti i giorni svolgono servizi fondamentali per le nostre città”. “Per questo le occupiamo”, si sente dalla platea. “La lezione più importate infatti” – riprende Loach – “è che il mercato non funziona. Vi suonerà ovvio, ma questa idea va contro tutto ciò che la classe dirigente difende. Sappiamo perfettamente che se esiste un bisogno che però non conduce a nessun profitto, quel bisogno non sarà soddisfatto”.
E conclude: “C’è speranza, la vedo davanti a me. Ma il punto della speranza è che è politica. Non si tratta di stringere le dita ed esprimere un desiderio. Questo posto può essere un modello, se ci sentiamo forti e ricostruiamo la società, possiamo realizzare il cambiamento. Se siamo disperati e ci sentiamo deboli, aspetteremo il prossimo uomo forte per risolvere i nostri problemi. Dobbiamo organizzarci sulla base della solidarietà. Come vinciamo? Agitiamo, educhiamo, Organizziamo! Dovremo combattere su tutti i fronti, fare grandi alleanze e far sì che altri imitino quello che state facendo qui”.
CREDITI FOTO: L’OSSERVATORE DI STRADA

 

 



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Mosè Vernetti

Un accordo redatto tra Regione Lazio e Maeci minaccia uno presidio culturale che risponde alle necessità dei giovani nella capitale.

La Libia non è un porto sicuro e facilitare la riconsegna dei migranti alle autorità di Tripoli è un crimine. Lo dice la Corte di Cassazione.

La storia personale e il lavoro artistico della dissidente curda Zehra Dogan ci ricordano quella di un popolo determinato a resistere.

Altri articoli di Società

L’impatto sociale dell’Intelligenza artificiale non è paragonabile a quello avuto da altre grandi innovazioni tecnologiche.

"I ragazzi della Clarée", ultimo libro di Raphaël Krafft, ci racconta una rotta migratoria ancora poco indagata, almeno nei suoi aspetti più umani.

Il diritto all’oblio è sacrosanto, ma l’abuso che gli indagati per mafia ne è pericoloso.