La doppia morale dei pacifisti

Triste che nella piazza di San Giovanni non si sia intonato Bella Ciao, la canzone della resistenza. È tragico che i nostri “pacifisti” abbiano preso per buone le ragioni di Putin.

Rudi Assuntino

Ottant’anni compiuti, Rudi Assuntino, cantautore, regista teatrale e televisivo, etnomusicologo, è stata una delle voci più note del Sessantotto, e anzi già dei movimenti contro la guerra in Vietnam che l’hanno preceduto. La sua canzone, ricordata non con il titolo ma con il verso cruciale del ritornello (“Buttiamo a mare le basi americane…”) è stata l’unica ad avere la stessa popolarità di “Contessa” di Paolo Pietrangeli. Rudi mi ha mandato questa lettera, sottolineando, in una conversazione telefonica, che l’ha scritta perché i suoi valori sono rimasti gli stessi degli anni delle lotte studentesche e operaie e proprio quei valori dovrebbero portarci a sostenere radicalmente la libertà dell’Ucraina contro l’invasione di Putin, anche con la fornitura di armi, e non riesce a capacitarsi di come invece tanti, che ancora si ritengono di sinistra, finiscano di fatto nell’equidistanza tra la volontà imperiale di Putin e la resistenza democratica dei cittadini ucraini. (pfd’a)

Caro Paolo, ti scrivo sotto l’effetto delle immagini della manifestazione organizzata il 5 marzo dalla Cgil in Piazza San Giovanni a Roma. Il fatto che si invocasse la pace insieme al rifiuto di inviare armi all’Ucraina mi ha indignato ma non mi ha affatto sorpreso. È dai tempi della guerra in Bosnia che mi è apparsa evidente l’esistenza di un pericoloso e tragico strabismo da parte del pacifismo italiano. Semplificando molto, per molti di noi, cresciuti dalla parte fortunata dell’Europa di Yalta e formati, giustamente indignati, contro le gesta dell’imperialismo americano, il male stava tutto da una parte, nelle sigle Nato e Usa, anche se, non vivendo in un sistema totalitario, eravamo in grado di distinguere tra quel governo e quel popolo del quale apprezzavamo le lotte contro la guerra e molti aspetti della sua storia e della sua cultura. Fu proprio a causa di una mia canzone molto conosciuta negli anni Sessanta del secolo scorso “Buttiamo a mare le basi americane”, scritta nel 1965 contro la guerra in Vietnam, che inciampai nella interpretazione “classica” del pacifismo italiano. Nel 1994, nel corso della trasmissione Milano-Italia da lui condotta, Gad Lerner chiese a Bertinotti se non fosse giusto che la Nato intervenisse per fermare il massacro dei cittadini di Sarajevo da parte delle milizie serbe sostenute da Mosca. Rispose Bertinotti che mai avrebbe potuto approvarlo, lui che aveva cantato “Buttiamo a mare le basi americane”. In quel momento la sua geniale campagna elettorale verteva sulle parole d’ordine “Fuori l’Italia dalla Nato” e  “Tassiamo i Bot”, per la gioia di Berlusconi che vinse quelle elezioni. Cinque anni, e molti orrori dopo, la Nato, in vista di nuovi massacri, si decise finalmente ad intervenire, così mi accadde di apprendere che nelle manifestazioni indette ad Aviano contro la guerra, “Buttiamo a mare le basi americane” veniva di nuovo molto cantata. Fu così che scrissi e cantai “Il pacifista”, della quale vorrei tu pubblicassi il testo (qui di seguito, n.d.r). In seguito, ho aggiunto un riferimento alla Cecenia e all’Iraq.

La mattina di domenica 6 marzo, stando alla Rassegna Stampa di Radio Radicale, riferendo della manifestazione di sabato, Daniela Preziosi osservava che in quella piazza dove si invocava la pace, ma assolutamente senza l’invio di armi agli aggrediti, non si è cantato “Bella ciao”. Non credo si tratti di un caso, bensì di una cartina di tornasole. È tragico che i nostri, d’ora in poi userò le virgolette, “pacifisti”, abbiano preso per buone le ragioni di Putin, “la Nato ci minaccia” adducendo per buoni argomenti del tipo “gli ex Paesi del Patto di Varsavia si sono rifugiati sotto l’ombrello Nato”. Ma chiunque sano di mente dopo quasi mezzo secolo di crudele sottomissione e rovina economica, morale e sociale, avrebbe cercato di accendere una qualche assicurazione sul futuro. O forse noi pensiamo che debbano esistere Paesi condannati per sempre alla serie B? È da molto che Putin si è convinto che l’Occidente, nel quale i “pacifisti” non vivono abitando un mondo immaginario, non sia più disposto a battersi per difendere i propri valori che, per quanto male praticati, restano i migliori sulla piazza. Sicuramente non è un caso che Putin abbia annesso la Crimea cinque mesi dopo che Obama anziché punire Assad, come da ultimatum, abbia chiesto la sua collaborazione per l’eliminazione dell’arsenale chimico siriano.

Sulle reali motivazioni dell’aggressione, a Putin, al di là dei deliri imperiali e delle sfacciate menzogne, è scappata la verità quando ha recentemente definito l’Ucraina “l’Antirussia”. E ha perfettamente ragione perché in Ucraina imperversa il terribile virus della democrazia, quello di una società che in pochi anni grazie al lavoro dei suoi cittadini e dei suoi emigrati, ha migliorato fortemente la propria condizione economica, e il senso di dignità degli individui che la abitano, malgrado una guerra crudele che la dissangua. L’Ucraina di Zelensky è un modello pericolosissimo, intollerabile e potenzialmente mortale per l’autocrazia putiniana.

Tornando dalle nostre parti, la piazza di San Giovanni con la sua vuota retorica a tratti demenziale non ha nulla di concreto da offrire alla pace e non voglio immaginare cosa direbbero e farebbero i partigiani italiani, quelli veri di allora, a chi oltraggia la loro storia usando il nome della loro associazione. Quella piazza non poteva cantare “Bella ciao” perché in tutte le lingue questa canzone è diventata sinonimo di lotta per la libertà e la pace senza la libertà non esiste. Ci sono altre parole per denotarla: sudditanza, per esempio.

Un caro saluto,

Rudi

Il pacifista

Certamente è di buoni sentimenti

La violenza gli fa annebbiar la vista

Se non fosse per un solo difetto

Che grand’uomo sarebbe il pacifista

Lui può guardare dieci anni e non vedere

Tutti gli orrori che fa il nazionalismo

Ma bisogna cercare di capirlo

Mica c’era scritto Nato o imperialismo

Rit.   Ma che cosa ha fatto per la guerra in Bosnia?

Per tre anni di assedio a Sarajevo?

Per le donne stuprate le città cancellate

contro il male trionfante a tempo pieno?

Ma perché non marciava per i morti per fame?

Contro i boia di gente indifesa?

Ma perché uno stadio riempito di tombe

non gli ha mosso neppure una parola?

Certamente il nostro pacifista

Non è un mostro o un tipo eccezionale

È soltanto il classico individuo

Che adotta una doppia morale

Se chi uccide è il tuo nemico

Tu lo giudichi un boia o un terrorista

Ma se invece ti è amico o indifferente

Lo comprendi o non te ne frega niente

Rit.  Ma che cosa… 

Sostituendo alla Bosnia la Cecenia

Il discorso funziona niente male

E inserendo a questo punto l’Irak

Ecco un bel caso di doppia morale.

Credit foto: Bruxelles, 5 marzo 2022. ANSA © Geovien So/SOPA Images via ZUMA Press Wire



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