La lotta alla violenza contro le donne secondo Giorgia Meloni

Dallo stupro di Piacenza al programma elettorale della destra: è evidente che per Meloni e compagnia la questione è solo ed esclusivamente materia di propaganda elettorale.

Ingrid Colanicchia

Lo stupro di Piacenza e le polemiche seguite alla pubblicazione del relativo video su alcuni quotidiani nonché sulla pagina Facebook della presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, hanno portato in campagna elettorale (se non erro per la prima volta) il tema della violenza contro le donne.

Più o meno. Perché in realtà più che parlare della violenza contro le donne e delle misure atte a sradicarla, il fatto ha confermato che per Meloni e compagnia la questione è solo ed esclusivamente materia di propaganda elettorale. Per due motivi: la palesemente inopportuna condivisione del video della violenza sui propri canali social (non è rilevante da questo punto di vista che alcuni quotidiani lo abbiano pubblicato prima di Meloni: chiunque aiuti a diffondere un contenuto così sensibile è altrettanto colpevole, che Meloni faccia finta di non capirlo è una presa in giro) e il fatto che la presidente di Fratelli d’Italia (non da oggi) presenti la questione della violenza contro le donne come una questione di sicurezza, lotta al degrado e immigrazione. Non a caso la pubblicazione del video, poi rimosso, era accompagnata dalle seguenti parole: “Non si può rimanere in silenzio davanti a questo atroce episodio di violenza sessuale ai danni di una donna ucraina compiuto di giorno nella città di Piacenza da un richiedente asilo. Un abbraccio a questa donna, alla quale la nostra società non ha saputo garantire la sicurezza di cui aveva diritto. A nome delle istituzioni italiane le chiedo scusa. La lotta al degrado, all’illegalità diffusa, all’immigrazione illegale di massa non sono concetti astratti, riguardano la vita quotidiana di ognuno di noi e soprattutto dei più fragili. Farò tutto ciò che mi sarà possibile per ridare sicurezza alle nostre città”.

Niente di nuovo sotto il sole. Tanto che anche nel programma elettorale della coalizione di destra di cui FdI fa parte la questione violenza di genere è inserita nel paragrafo dedicato a “Sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale” dove viene liquidata con una manciata di parole (“Azioni incisive e urgenti per il contrasto al crescente fenomeno della violenza nei confronti delle donne”) in un contesto tutto teso all’ordine e al controllo: “Adeguamento dell’organico e delle dotazioni delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco, fattiva collaborazione di questi con la Polizia locale e le Forze armate per consentire un capillare controllo del territorio”; “rafforzamento operazione strade sicure, poliziotto di quartiere e videosorveglianza”; “potenziamento delle misure e dei sistemi di cyber-sicurezza”.

A Meloni non importa niente che l’assassino, lo stupratore eccetera “abbia le chiavi di casa”, come si legge spesso sugli striscioni in occasione delle manifestazioni femministe contro la violenza di genere, a indicare che nella stragrande maggioranza dei casi le violenze contro le donne avvengono in ambito familiare. Dalla narrazione del fenomeno sparisce tutto quello che non è funzionale al suo discorso securitario e anti-migratorio.

(credit foto ANSA/FABIO FRUSTACI)



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