La miope crisi diplomatica innescata dal Governo italiano

Per Le Monde, la frattura tra Parigi e Roma è profonda, la nota di Palazzo Chigi in cui si ringraziava la Francia di accogliere l’Ocean Viking giudicata come “un miope gesto per rivendicare una vittoria politica interna senza coordinarsi con la Francia”. Il portavoce del governo domenica su BFMTV: “La Francia non sarebbe la Francia se non avesse accolto questa nave, e quindi rispettato gli accordi internazionali. Ma non manterremo gli impegni presi con la controparte italiana”.

Marco Cesario

(Parigi). Il governo Meloni trascina l’Italia verso la peggiore crisi diplomatica con la Francia, una crisi quasi peggiore di quella del 2018 con al ministero degli interni l’attuale vicepresidente del consiglio e ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Dopo Bardonecchia, l’Aquarius e Di Maio che incontra i Gilet Gialli, l’attuale governo italiano è riuscito a scivolare ancora più in basso, mettendo l’Italia automaticamente fuori dal diritto e dalle norme civili del vivere comune europeo. Lo ha ribadito domenica il portavoce del governo Olivier Véran su BFMTV: “L’Italia non sta mantenendo l’impegno fondamentale nel meccanismo di solidarietà europeo”. Di conseguenza, agli occhi del governo francese, la rappresaglia è perfettamente logica: “Non manterremo la contropartita che era prevista – spiega Véran al paese – cioè accogliere 3000 migranti attualmente sul territorio italiano. L’Italia ci sta perdendo perché normalmente beneficia di un meccanismo di solidarietà europea, il che significa che un gran numero di Paesi europei, in particolare Francia e Germania, si impegnano, in cambio del fatto che l’Italia faccia attraccare navi con naufraghi, a recuperare gli stranieri sul loro territorio”. Véran ha inoltre ribadito che la Francia ha fatto la scelta giusta. “La Francia non sarebbe la Francia” se non avesse accolto questa nave, e quindi “rispettato gli accordi internazionali”.

C’è da fare però una riflessione. La decisione di respingere la Ocean Viking è una decisione eminentemente politica presa sulla pelle di poveri disperati che aveva due obiettivi principali: da un lato, rassicurare l’elettorato interno e cementare la maggioranza di governo (ma lo scomodo alleato Berlusconi si è già rivoltato sulla gestione della crisi) e, dall’altro, inviare un segnale forte a Bruxelles in vista del Consiglio affari esteri europeo di lunedì. Ma l’effetto potrebbe non essere quello sperato. La Francia ha un peso importante in Europa e non lascerà certo passare il gesto subdolo dell’Italia senza colpo ferire. Il governo Meloni dice di non volersi più occupare dei migranti perché “ha ricevuto il mandato di occuparsene in altro modo” ed è quindi pronta a ridiscutere i suoi impegni sulla gestione dei flussi migratori ma in fin dei conti ha solo mostrato il suo lato peggiore, che è quello di mostrarsi forte con i deboli nell’ambito di una crisi migratoria che non è tale, come ha perfettamente spiegato Cinzia Sciuto nella sua rubrica. Ma il gesto disumano dell’Italia, che oltre a rifiutarsi di far sbarcare 234 migranti della Ocean Viking ha introdotto un inquietante sistema di “selezione” delle persone aventi diritto a sbarcare (dalla Humanity 1), ha causato reazioni veementi in tutta la società civile francese. Rimandare le persone in mare senza aver esaminato individualmente il loro diritto di asilo, ricordano i media francesi, è una tripla violazione: violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo (art. 4 del Protocollo 4), della Convenzione di Ginevra (art. 33) e del Regolamento di Dublino (lo stato responsabile dell’esame della domanda di protezione internazionale è lo stato di primo arrivo). Il Paese responsabile dell’area SAR (Search and Rescue) in cui si è verificato l’incidente critico inoltre deve fornire o garantire un luogo di sicurezza per i naufraghi il prima possibile. Un luogo in cui la sicurezza dei sopravvissuti o la loro vita non sia più minacciata, i bisogni umani di base (cibo, alloggio e assistenza medica) possano essere soddisfatti e dove sia possibile organizzare il trasporto dei sopravvissuti verso una destinazione vicina o finale. Nel 2012 l’Italia era già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per i suoi respingimenti.

C’è poi la questione del timing della nota di Palazzo Chigi ad aver fatto infuriare la Francia, anche questo con una nonchalance quantomeno subdola. In un editoriale apparso domenica, Le Monde lo ha spiegato chiaramente. “La Presidente del Consiglio italiana Meloni ha atteso fino a martedì sera per autorizzare l’emissione di un comunicato di ringraziamento alla Francia per aver ospitato l’Ocean Viking. In questo modo ha implicitamente rivendicato questa vittoria politica per sé, ma ha innescato una grave crisi diplomatica”. L’esecutivo italiano, spiega l’autorevole quotidiano francese “si è fatto prendere da miopi obiettivi di politica interna senza coordinarsi con la Francia, anche solo per verificare la base di questi annunci alla stampa”. Ma, spiega, “non sembra aver colto le implicazioni che un simile atteggiamento potrebbe avere sulle relazioni bilaterali e sul credito dell’Italia a livello europeo. Meno di tre settimane dopo l’incontro informale tra Meloni e Macron, il fragile edificio della fiducia verso un governo di estrema destra  è crollato e il credito – limitato – che la Meloni poteva avere a livello europeo è stato intaccato”. L’atto sconsiderato e cinico dell’Italia ha inoltre permesso al livello europeo alla Francia “di mostrare il suo volto umanista. L’Eliseo, che giovedì ha dato il via libera al Ministero dell’Interno per accogliere la nave appena entrata nella zona delle acque internazionali sotto la responsabilità francese, ha dichiarato di non avere altra preoccupazione che quella di svolgere il proprio dovere umanitario”. Per dimostrare che la “solidarietà europea” continua anche senza l’Italia, rincara Le Monde, il governo francese ha annunciato che undici paesi parteciperanno all’accoglienza di 175 sopravvissuti. La Germania dovrebbe occuparsi di 80 persone.

Insomma se quello del governo Meloni è stato un colpo di mano per sedersi al Consiglio affari esteri europeo di lunedì da una posizione di forza per dettare una fantomatica linea sui migranti, il risultato è un buco nell’acqua, un bluff da prestigiatori di basso rango che invece ha reso il nostro paese ancora più debole e sempre più sotto i riflettori dell’Europa civile, di quella cioé che crede ancora nel diritto.



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