La piazza va rispettata

Massimo Congiu

Deludente l’audizione al Senato in cui la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese non ha trovato nulla da eccepire sulla gestione politica delle manifestazioni studentesche avvenute il 23 e il 28 gennaio scorsi per protestare contro l’alternanza scuola-lavoro. Per lo meno deludente, considerando che in quelle due occasioni, a quanto pare, i manganelli della polizia si sono attivati con facilità nei confronti dei dimostranti. Tutto questo a Napoli, Roma, Torino e Milano.

Però, intervenendo al Senato, la ministra si è ben guardata dal mettere in discussione la gestione, ancora una volta inadeguata della piazza, da parte della politica e delle forze di polizia, e ha presentato la tesi delle “infiltrazioni”. Cioè, della presenza, tra i manifestanti “buoni”, di anarchici, di gente che sta nei centri sociali, dei movimenti dei disoccupati. Come se la presenza di questi ambienti fosse una garanzia di disordine e di violenza. È chiaro che non è così, ma il teorema è stato presentato e dà una lettura distorta dei fatti e della natura stessa delle manifestazioni che sono un diritto ben preciso riconosciuto dalla Costituzione con o senza pandemia.

Nei due casi qui descritti stiamo parlando di studenti, non di facinorosi, ragazze e ragazzi che erano scesi in piazza per contestare un sistema, quello dell’alternanza scuola-lavoro, dopo la tragedia che ha visto vittima il giovane Lorenzo Parelli. 18 anni, Lorenzo è stato ucciso da una putrella di 150 chili mentre era al lavoro. Qui viene fatto notare che il giovane studente lavorava con regolare contratto di apprendistato, base del modello “duale” dei centri di formazione professionale. Cosa che, sottolineano gli esperti, sarebbe diversa dall’alternanza scuola-lavoro introdotta dalla legge 107 del 2015 e che, già tre anni dopo la sua istituzione sarebbe stata notevolmente ridimensionata a partire dal nome: Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto). Questo per provare a contestualizzare e a rendere più complete le informazioni sull’argomento.

Di fatto, comunque, ci troviamo di fronte a un nuovo inaccettabile incidente mortale su un luogo di lavoro, cosa che ha legittimamente scosso numerosi coetanei di Lorenzo. Del resto, deve meravigliare il fatto che i giovani si sentano mandati allo sbaraglio, che riflettano su un futuro che a loro sembrerà denso di incognite? Qual è l’investimento sui giovani qui in Italia?

La pubblica espressione di queste paure ha trovato di fronte a sé la repressione di un sistema che è evidentemente incapace di dialogare con giovani e parti sociali. Quante volte, in questi ultimi anni, le forze di polizia sono intervenute con la violenza nei confronti dei lavoratori in sciopero, quasi che la tensione sociale fosse un’invenzione di questi ultimi o un pretesto per creare disordini? Ricorderemo la reazione a caldo di Landini, dopo uno di questi episodi inaccettabili. È invece bene che si manifesti, che si ricordi al governo Draghi di prendere finalmente provvedimenti, ma seri e concreti, contro la precarietà e le morti sul lavoro che sono in media tre al giorno. E non è lecito chiedersi se Pcto e formazione duale funzionino veramente?

A queste inquietudini il governo risponde picche e non si assume la responsabilità delle manganellate agli studenti nel corso delle due manifestazioni, ma le scarica su anarchici, centri sociali e disoccupati.

Fa giusto accenno a “eventuali responsabilità degli operatori di polizia” che saranno verificate dagli inquirenti. Ma a che punto siamo con le body cam della celere e con la questione dei codici identificativi?

Nulla di nuovo, insomma, sul piano della gestione politica della piazza, almeno così pare. Quanto alle forze dell’ordine? Passa il tempo ma sembra che il loro atteggiamento nei confronti delle manifestazioni sia sempre improntato a ostilità verso i dimostranti verosimilmente percepiti come facinorosi per definizione, gente animata solo dal desiderio di turbare l’ordine pubblico. Una visione che non tiene conto delle motivazioni per cui la gente scende in piazza. Bisognerebbe fare un salto di qualità anche da questo punto di vista ma non sembra che ce ne sia la volontà. Mi piacerebbe tanto essere smentito dai fatti, ma i fatti, ora come ora, non sono a favore di questo cambiamento.



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