La pillola anticoncezionale. Una grande conquista scientifica e sociale

La pillola è finalmente gratuita per tutte le donne. Vale la pena ripercorrere il lungo percorso che ha portato alla sua creazione.

Silvano Fuso

Il Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha recentemente approvato la decisione di rendere gratuita la pillola anticoncezionale per le donne di tutte le fasce d’età. Lo ha reso noto il sito Quotidiano Sanità con un’intervista alla presidente del Cpr dell’Aifa Giovanna Scroccaro[1]. Il provvedimento, che avrà un costo totale per le casse dello Stato stimato in circa 140 milioni di euro l’anno, ha naturalmente suscitato reazioni opposte. Un grande plauso da parte delle forze progressiste e aspre critiche da parte delle correnti di pensiero più reazionarie e fondamentaliste. Niente di nuovo sotto il sole, soprattutto in un’epoca in cui si parla di sostituzione etnica e di lotta alla denatalità.
Al di là degli anacronistici scontri ideologici, vale la pena ripercorrere il lungo percorso che ha portato alla messa a punto degli anticoncezionali orali, che ha rappresentato per l’umanità una grande conquista scientifica e di civiltà[2].
I tentativi dell’umanità di separare la propria sessualità dalla riproduzione risalgono a epoche remote e fin dall’antichità non sono mancati metodi chimici[3].

In un papiro egizio risalente al 1850 a.C. (papiro di Petri) si trovano indicazioni su preparazioni, ritenute contraccettive, che dovevano essere introdotte in vagina prima del rapporto. In un altro papiro del 1550 a.C. (papiro di Ebers), viene dettagliatamente descritto quello che può essere considerato il primo spermicida della storia: un tampone di lana imbevuto di miele e gomma d’acacia (gomma arabica). È ragionevole pensare che la sua efficacia potesse derivare dalla fermentazione della gomma d’acacia che, producendo acido lattico, creava un ambiente sfavorevole alla mobilità degli spermatozoi. In altri papiri egizi si consiglia di utilizzare tamponi imbevuti di cera e estratti di semi di melograno. Oggi sappiamo che i semi di melograno contengono fitoestrogeni, sostanze di origine vegetale in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni (ormoni femminili, v. dopo) e influenzare la produzione delle gonadotropine (ormoni in grado di stimolare l’attività delle gonadi).In testi Indù del I secolo a.C. vengono indicati mezzi chimici che utilizzano piante medicinali delle quali oggi si conosce l’attività antigonadotropica. Anche nel Talmud viene descritto l’uso di una spugna vaginale imbevuta di varie sostanze vegetali. Nel V secolo a.C. Ippocrate suggerisce alcuni metodi di contraccezione orale che consistono nell’ingerire miscele di solfato di ferro e rame e preparazioni derivate da varie piante quali il croco, l’alloro, i semi di ortica o le radici di peonia.Nel periodo imperiale romano, oltre all’utilizzo di abluzioni contraccettive, si cominciò a impiegare vesciche animali come ostacolo meccanico alla fecondazione, realizzando i primi rudimentali preservativi. Le membrane animali (vesciche e budello) e i tessuti furono gli unici materiali impiegati a tale scopo per molti secoli. Nel 1555 il medico e naturalista modenese Gabriele Falloppio (1523 ca.-562) pubblicò una descrizione scientifica del preservativo maschile che, oltre che scopi contraccettivi, poteva avere importanti scopi profilattici per prevenire soprattutto il contagio della sifilide. Solamente con la scoperta del processo di vulcanizzazione della gomma da parte di Charles Goodyear (1800-1860) nel 1839 si cominciò a disporre di adeguati materiali che contribuirono alla diffusione del preservativo.Nel frattempo continuavano anche i tentativi per ottenere efficaci metodi di contraccezione chimica. Nel 1880, ad esempio, il farmacista Walter Rendell realizzò a Londra un preparato spermicida, sotto forma di ovulo vaginale, costituito da burro di cacao e solfato di chinino. Ma i più grossi sforzi finalizzati all’ottenimento di un efficace metodo chimico di contraccezione furono fatti nel Novecento.

Nel 1901 il fisiologo austriaco Ludwig Haberlandt (1885-1932) dimostrò che le mestruazioni sono regolate da un ormone prodotto nel centro del cervello e dalle ovaie. Lo stesso Haberlandt, nel 1919 dimostrò che le ovaie di coniglie gravide, espiantate e successivamente trapiantate in coniglie non gravide, impedivano in queste ultime l’ovulazione. Nel 1929 il biochimico tedesco Adolf Butenandt (1903-1995) riuscì a isolare l’estrone e successivamente altri principali ormoni sessuali maschili e femminili, quali l’androsterone (1931), il progesterone e il testosterone (1934). Per questi suoi risultati, nel 1939, venne insignito del premio Nobel per la chimica.
Nel frattempo, grazie alle battaglie di persone come la statunitense Margareth Sanger (1879-1966), infermiera e paladina del controllo delle nascite, l’idea di pianificazione familiare cominciò a essere accettata in campo medico e sociale, nonostante le continue resistenze ideologiche di matrice religiosa.
Nel 1912 in Inghilterra nacque la prima clinica di birth control e nel 1926 la Camera dei Lord autorizzò l’attivazione di corsi di insegnamento su questi argomenti. Negli stessi anni cominciarono anche a essere commercializzati i primi farmaci a base ormonale.
Nel 1934, nei laboratori della Schering AG, i chimici Erwin Schwenk e Fritz Hildebrand riuscirono a sintetizzare l’estradiolo per riduzione dell’estrone. Nel 1934, sempre nei laboratori Schering, i tedeschi Hans Inhoffen (1906-1992), chimico, e Walter Hohlweg (1902-1992), endocrinologo, riuscirono a sintetizzare l’etinilestradiolo. Fu un risultato fondamentale perché esso rappresenta, ancora oggi, la componente estrogena dei contraccettivi orali.

Struttura molecolare dell’etinilestradiolo.

 

Gli stessi ricercatori realizzarono inoltre la prima preparazione sintetica progestinica. Mediante l’impiego di progesterone, nel 1944, W. Bickenbach ed E. Paulikovics, a Gottinga, riuscirono a inibire l’ovulazione nella donna.
La svolta decisiva per lo sviluppo di un contraccettivo orale si ebbe però nel 1950, quando l’attivista Margaret Sanger, che nel frattempo aveva fondato la Planned Parenthood Federation of America (Federazione Americana per la Maternità Pianificata), incontrò il fisiologo statunitense Gregory Pincus (1903-1967). Pincus stava da tempo conducendo esperimenti con gli ormoni, ma non aveva adeguati finanziamenti per proseguire le sue ricerche. La Sanger riuscì a fargli devolvere una cospicua somma di denaro da Katharine Dexter McCormick (1875-1967), ricca vedova, fortemente impegnata in difesa dei diritti delle donne.
Qualche anno dopo, nel 1956, Gregory Pincus, insieme ai colleghi Min Chueh Chang (1908-1991), biologo di origine cinese, e John Rock (1890-1984), ginecologo di Harvard, condusse il primo studio clinico su pillole a base di estroprogestinico (con dosaggi di 40 volte superiori agli attuali). La sperimentazione era ritenuta illegale negli Stati Uniti e venne pertanto condotta, su 67 donne volontarie, a Porto Rico e ad Haiti, facendola apparire come uno studio contro i disordini mestruali. Ulteriori sperimentazioni furono successivamente condotte ancora a Porto Rico e in Messico. I risultati furono molto promettenti e nel 1960 negli Stati Uniti cominciarono a essere registrate e commercializzate le prime pillole anticoncezionali. Il 10 giugno 1961 la casa farmaceutica Schering di Berlino immise sul mercato Anovlar®, il primo contraccettivo orale disponibile in Europa e in Australia.

La commercializzazione della pillola suscitò infiniti dibattiti di carattere morale e religioso, privilegiando molto spesso gli aspetti ideologici a scapito di quelli scientifici. La rivolta studentesca del 1968 contribuì notevolmente alla diffusione dell’uso della pillola. Nel nostro paese solamente nel 1971 la Corte Costituzionale abrogò l’art. 533 del codice penale, che proibiva la contraccezione e nel 1975 vennero istituiti i consultori pubblici con lo scopo, tra l’altro, di fornire corrette informazioni sui sistemi contraccettivi.
Quella che abbiamo sinteticamente delineato è una storia gloriosa ed eroica. La possibilità di vivere la propria sessualità e decidere liberamente se avere o no figli ha rappresentato per le donne, ma non solo, un’enorme conquista di civiltà. Non a caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto i concetti di salute sessuale e di salute riproduttiva[1] che coloro che criticano la decisione dell’Aifa farebbero bene e rileggersi:
“La salute sessuale e riproduttiva è lo stato di benessere fisico, mentale e sociale, correlato al sistema riproduttivo e alle sue funzioni che implica che tutti siano in grado di condurre una vita sessuale responsabile, soddisfacente e sicura e avere la capacità di riprodursi e la libertà di decidere se, quando e quanto possono farlo”.

 

[1] https://www.iss.it/salute-riproduttiva.

[1] https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=113176;

[2] Quanto segue è in parte tratto dal volume: S. Fuso, Chimica quotidiana. Ventiquattro ore nella vita di un uomo qualunque, Carocci, Roma 2020 (7a ristampa);

[3] C. Flamigni, Storia della contraccezione. Ignoranza, superstizione e cattiva scienza di fronte al problema del controllo delle nascite, Dalai, Milano 2012;

 



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Silvano Fuso

Da sempre la propaganda di guerra ricorre all'argomento delle "armi segrete". Che siano vere o immaginate è secondario.

La normalizzazione e la parvente inevitabilità di una guerra estesa oltre il fronte ucraino e mediorientale è preoccupante.

Lo scarso valore che il governo Meloni attribuisce alla ricerca scientifica torna a manifestarsi con il taglio di fondi ai danni dell’EBRI.

Altri articoli di Scienza

L’impatto sociale dell’Intelligenza artificiale non è paragonabile a quello avuto da altre grandi innovazioni tecnologiche.

L'intelligenza artificiale ci pone dinanzi a potenziali benefici e eventuali rischi ugualmente difficili da prevedere.

Lo scarso valore che il governo Meloni attribuisce alla ricerca scientifica torna a manifestarsi con il taglio di fondi ai danni dell’EBRI.