La politica del me ne frego

Sebbene manchi di riferimenti culturali reali, la cultura di destra è ormai ampiamente maggioritaria in Italia. Per arrivare fino a qui tuttavia non è stato necessario un meticoloso lavoro di egemonia negli spazi sociali, culturali o istituzionali. È bensì stato sufficiente dare adito alla politica del “me ne frego”.

Mauro Barberis

Esiste ancora una cultura di destra? Di cui ci sarebbe un enorme bisogno, aggiungo, non solo per riempire un vuoto che dura da settant’anni, ma per governare l’Italia, in ritardo di un trentennio sui suoi competitor. Per rispondere alla domanda, però, bisogna fare una distinzione. Se s’intende la cultura ‘alta’, filosofica, accademica, letteraria, allora la risposta è no. Fragorosamente no. Dove sono oggi i nipotini di Heidegger, Jünger, Schmitt, Spengler, Sorel, Céline, Maurras, Bloy, Gentile, D’Annunzio, Marinetti, Pirandello, Evola, Hamsun, Yeats, Pound? Se invece per ‘cultura’ intendiamo quella ‘bassa’, materiale, i modi di agire e di pensare comuni, allora sì, non solo una cultura di destra esiste, ma è largamente maggioritaria.
Per farmi capire senza troppi fronzoli, la chiamerò politica del me ne frego. Aggiungendo subito, però, che non mi riferisco al ben noto “me ne frego” squadrista-mussoliniano, cui Ettore Petrolini, quando ricevette una medaglia dal Duce, replicò con un indimenticabile “me ne fregio”, con la i. Macché: mi riferisco non solo alla nostra imbarazzante squadra di governo, ma alle pratiche ampiamente diffuse, dai livelli massimi a quelli minimi, dalla PA, alla giustizia, agli ospedali, all’università. Partiamo dalla squadra di governo, più divertente, ma poi veniamo agli esempi con cui tutti noi cittadini-utenti-pazienti, abbiamo a che fare tutti i santi/maledetti giorni.
Mi sono imposto di non parlare del Presidente del Senato La Russa che, a questo punto, finisce per risultarmi persino simpatico. Ma come, accetti l’invito di Liliana Segre di commemorare la Settimana della Memoria – questa settimana, a proposito – andando al Binario 21 della Stazione di Milano con la faccia da funerale, e poi il solito intervistatore ti viene pure a chiedere se sei antifascista? Stesso siparietto, fra l’altro, con il ministro della cultura Sangiulian, che però, a uguale domanda, strappa rabbiosamente il microfono al giornalista e sbotta “Io sì, e voi siete anticomunisti?”. Sfondando una porta aperta, fra l’altro: sì, siamo anticomunisti, e allora? E qui il telespettatore ordinario reagisce: ma basta, lasciateli lavorare!
Ecco, proprio su questo la destra è ormai largamente maggioritaria: “lasciateli lavorare” – o anche non lavorare, purché non facciano danni – è la versione odierna del Me ne frego. Ad esempio, perché credete che la maggioranza populista nei sondaggi (destra più Cinquestelle) sia ancora favorevole, benché in calando, al premierato forte? Ma perché per i più, basta che qualcuno governi, senza stressarci troppo, e va bene chiunque, persino Vannacci. Il problema non è la palese inadeguatezza della destra-destra, l’assenza di alternative, o l’avere esaurito le scorte di intellettuali con i vari Sgarbi e Buttafuoco. Il punto è che personaggi anche più menefreghisti li incontriamo tutti i giorni, specie quando abbiamo l’ardire (‘ardire’ si può dire, è di destra) di fruire dei servizi pubblici.
E qui non mi riferisco a medici e infermieri che, abbandonati dalla Sanità pubblica, finiscono per legare i pazienti anziani ai letti, lasciandoli lì ore, giorni, sennò si strappano le flebo. E neppure agli agenti di custodia, lasciati pure loro dallo Stato in carceri sovraffollate, che lasciano picchiare per ore, o suicidarsi direttamente in cella, piccoli delinquenti disperati. Facciamo un esperimento più banale: provate a mandare una mail a un funzionario pubblico o privato, al responsabile di una casa editrice, a un direttore di dipartimento universitario, e guardate se e quando vi risponde. Se sì, possono passare mesi, anni; e se poi si tratta di robe divisive, come le procedure per il fine vita che Luca Zaia voleva accelerare in Veneto, potrebbero non rispondervi mai: vedi alla voce Parlamento. E pensare che io, da autentico imbecille, rispondo alle mail in tempo reale. Oddio, sarò mica di sinistra?



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