Maria Teresa d’Austria e Maria Antonietta: due esempi differenti di regnanti

Il libro “La regina e l’imperatrice” della storica Alessandra Necci ci racconta due regnanti agli antipodi, madre e figlia: Maria Teresa d’Austria e Maria Antonietta.

Marilù Oliva

Come erano le donne al potere nel XVIII secolo? Certo per molte di loro fu arduo ottenere spazio e considerazione e infatti raggiunsero gli apici solo perché particolari condizioni di successione (che favorivano da sempre la linea maschile) lo consentirono. Non esiste un modello unico, ma “La regina e l’imperatrice” (Marsilio, 2022), della storica e saggista Alessandra Necci, ci racconta due regnanti agli antipodi, madre e figlia: Maria Teresa d’Austria e Maria Antonietta.

La prima succederà all’ultimo erede maschio, il padre Carlo VI d’Asburgo e in pochi puntano su di lei. È bella – e per questo considerata meno capace – tenace, attenta a tutto ciò che si manifesta attorno, avvezza a drizzare le antenne fin da quando era piccola. Appena cresce, riesce a ottenere un matrimonio con l’uomo che lei ha scelto: Francesco Stefano di Lorena. Un matrimonio che funziona, almeno fino a quando lui resta in vita, un solido legame coronato da un numero estenuanti di gravidanze (estenuanti per noi, in realtà Maria Teresa ne era molto felice).

Divenne imperatrice nel 1745, fu madre di sovrani e sovrane, intersecò l’amore materno con quello per i sudditi, con un grande senso del dovere e con qualche puntiglio bigotto e oscurantista, come quando si schierò contro la libertà di stampa:

«Severità ho mostrato nei confronti di coloro che redigono pamphlets e opere dissacranti, mettendo in burla tutto ciò che dovrebbe essere considerato sacro. In Francia non sono così rigorosi, anzi lasciano che gli scritti diffamatori, gli opuscoli offensivi circolino ovunque. La libertà di parola e di stampa faranno innumerevoli danni al trono e all’altare»

Fu forse in opposizione a questa sua tendenza oppressiva che alcuni dei figli mostrarono una predisposizione alla frivolezza e allo sperpero e non fecero tesoro dell’equilibrio da lei trasmesso? L’autrice non dà risposte psicologiche, ma con molta competenza e precisione si sofferma sui fatti, sui movimenti, sulle corrispondenze, sui dati storici.

Maria Antonietta non fu l’unica figlia a dare del filo da togliere all’imperatrice, anche Maria Carolina, da Napoli, fu una spina nel fianco: certo alla prima fu riservato l’epilogo più tragico. E se Maria Antonietta non aveva l’austerità e la tempra della madre, politica illuminata cui si devono molte riforme, anche l’ambiente in cui fu calata da giovanissima non le venne in aiuto, poiché a  quattordici anni venne assegnata in moglie al delfino di Francia per rinsaldare l’alleanza fra Vienna e Versailles e il resto della sua vita francese fu una lenta discesa verso il precipizio:

«Era più facile prestare ascolto ai cortigiani, da cui venivo adulata, elogiata, incensata. Qualunque cosa facessi o dicessi era portata alle stelle, qualsiasi vestito indossassi diventava di moda, qualunque pettinatura inaugurassi veniva imitata. Non avevo che da tendere la mano per ottenere denaro, gioielli, palazzi, cariche per i miei favoriti»

La superficialità del suo approccio al potere e l’incapacità con cui lo gestì negli anni a venire le costarono cari, ma, leggendo la storia nella sua complessità, si capisce anche come questa donna fu, almeno in parte, vittima di una situazione per lei ingestibile.

Un bel romanzo dotato di immagini, scritto col supporto di saggi (troverete la ricca bibliografia in chiusura) e con l’atteggiamento serio della storica che non si ferma al dato, ma vuole anche indagare il recesso umano, la fragilità, la forza e il sentimento che sono all’origine di tutto.



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