La resilienza della Resistenza

Il 25 aprile del 1945 ci ricorda l’importanza di resistere alle sopraffazioni e ai fascismi ancora drammaticamente attuali. Il 25 aprile del 2021 ci impone il dovere di ricordare e di collaborare per il bene comune.

Adele Orioli

Al 25 aprile ne sono capitate e ne sono state dette parecchio, in questi ultimi anni. E vien da dire che ci mancava giusto una pandemia globale e per due ricorrenze di fila al tentativo di minimizzare, dopo aver pesantemente tentato di distorcere, quella che dovrebbe essere invece la ricorrenza civile forse dotata di maggior rilevanza, fulgida e compatta nella sua laica sacralità. Non fosse altro perché concettualmente, prima ancora che cronologicamente, è prodromica di molte altre, non ultima di quel 2 giugno che festeggia una Repubblica che sarebbe ancora una monarchia.

Da quei bravi ragazzi di Salò del presidente della Camera Violante, ai ricami faziosi sull’essere o meno post-ideologici, agli istituzionali tripli silenzi carpiati di un Berlusconi “premier”, brevemente interrotti da una comparsata con fazzoletto al collo quando fu il turno dei terremotati abruzzesi e dal recente lancio di un’idea di restyling post pandemico, a proposito di post, da festa della Liberazione a festa delle libertà di tutti. Un po’ come la casa di guzzantiana memoria, ma nel suo folclore probabilmente meno dannosa di tutti quei fiumi di inchiostro buttati sul filosofeggiare se quella della Liberazione sia una data divisiva o meno. Quando l’unica breve conclusione, volutamente icastica, sembrerebbe davvero quella che può essere divisiva solo se sei fascista. Senza il 25 aprile nessuno avrebbe il diritto o anche solo la possibilità di discutere, sul 25 aprile. Facile tautologia che sembra sfuggire tanto ai demistificatori a variegato tasso di revisionismo quanto ai diretti detrattori alla Sallusti, grato al covid che da un lato ci impedisce di scendere in piazza e dall’altra, già che c’era, ha falcidiato anche parecchi fra gli ultimi superstiti.

Di necessità si fa virtù e in fondo cosa meglio del 25 aprile può sottolineare da un lato l’esigenza insopprimibile dell’essere umano per la libertà, ma dall’altra anche la necessità che questa libertà sia condivisa, partecipe, solidale e non a discapito della libertà altrui? Quindi, ci si vede sul web, nelle agorà virtuali in attesa di un ritorno alla vita non solo economica di quelle reali. Ma oggi più che mai è necessario uno sforzo comune, di prosecuzione e fortificazione della memoria, memoria storica e collettiva che sfugga tanto alle accuse quanto alle tentazioni di identitarismo spicciolo. Ed è necessario, sta a noi, che nel turbinio convulso dei marker storico emozionali questa data non si perda, non si stemperi ancora, non più di quanto non si stia da tempo tentando di fare a più livelli, ma ne esca rafforzata e vivida nella sua iconica importanza, anche e soprattutto nella contemporanea epoca pandemica.

E se la resistenza è la capacità di opporsi agli eventi negativi, la resilienza, parola così a volte anche banalmente in auge dalla comparsa della SarsCov2, è la capacità di trarne aspetti positivi. Il 25 aprile del 1945 ci ricorda l’importanza di resistere alle sopraffazioni, ai fascismi, agli obbrobri etnico-razziali ancora drammaticamente attuali e facilmente rigurgitanti anche in luoghi non solo fisici insospettabili. Il 25 aprile del 2021 ci impone il dovere di ricordare e, nel ricordare, di collaborare per il bene (salute, innanzitutto, ma non solo) comune.

Non servono paragoni più o meno stiracchiati tra l’aggressore fascista e il subdolo covid, anche perché i fascismi e i nazismi son ancora vivi e altrettanto virulenti, seppur in carne ed ossa. Non si considerano post-ideologici, loro. Ma sicuramente resta più facile l’accostamento tra i facinorosi no vax, negazionisti e free mask di tutto il mondo che sistematicamente risultano collocati vicino, quando non dentro, a movimenti estremisti di destra, con il nemico di una volta. Perché vi è assonanza tra l’individualismo gretto e sopraffattore e l’incuria per il prossimo, così come ve ne è tra la doverosità nel passato e nel presente di respingere queste istanze che in nome di una singola e presunta superiore libertà sono pronte a schiacciare tutte le altre.

E dalla Resistenza dei partigiani alla resilienza da coronavirus, sta sempre a noi continuare a ringraziare, a proseguire ricordo e memoria, sta a noi perseverare e preservare da queste acque agitate la Festa della Liberazione, ancora oggi intrisa di lacrime e speranza, che da allora fino ad oggi ci permette di essere qui a discutere in caleidoscopiche e a volte microscopiche sfumature di diritti e libertà.

 

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