La verità su Oscar Wilde, rivelata dal figlio

Una biografia del celebre scrittore irlandese ad opera del suo secondogenito. Una lettura per conoscere più a fondo un autore che si sarebbe meritato molto di più.

Marilù Oliva

In “Essere figlio di Oscar Wilde”, pubblicato da La Lepre Edizioni, Vyvyan Holland, secondo figlio di Oscar Wilde e della moglie Constance Lloyd, ci racconta i suoi ricordi, ricostruendo – almeno in parte – la biografia del padre e cercando di restituire giustizia a quella figura di uomo e intellettuale troppe volte svilita, soprattutto dai coevi. Vyvyan fu costretto a cambiare cognome da Wilde a Holland e questo non è il solo indizio che ci mostra quanto fu difficile contrastare i pregiudizi che si ergevano nei confronti del padre. Fu anche impossibilitato a iscriversi all’Università di Oxford, ad esempio, ma non si diede per vinto e si immatricolò all’Università di Cambridge nel 1905. Partecipò sia alla prima che alla Seconda guerra mondiale e nel corso della sua vita pubblicò diversi libri dedicati al padre, finché la sua vita si concluse nel 1976 a Londra. Suo figlio Merlin, nato nel 1945, ha curato questo libro. Una volontà di riscatto unisce questi tre uomini, il primo dei quali considerato scomodo e per questo duramente punito dopo lo scandalo che lo colpì quando era al culmine del successo. Come ben sappiamo, l’Inghilterra bigotta e benpensante condannava l’omosessualità e la relazione con Alfred Douglas portò Oscar Wilde sul baratro: Oscar venne processato e condannato a due anni di carcere e lavori forzati, il che, allora, costituiva il massimo della pena. Ma Holland rievoca i passaggi senza abbandonarsi a slanci patetici, certo ci tiene a un resoconto attendibile e corregge il tiro ai biografi che hanno scritto sciocchezze.

Attraverso questo libro conosciamo un artista inedito, un uomo sincero che non rinunciava alle seduzioni del piacere, un edonista. Marito e padre affettuoso, grande fumatore – in casa aveva una sua stanza fumatori, che Holland ricorda come molto buia e tetra, ma anche decadente e misteriosa – Oscar Wilde era un gigante sorridente: questo il ritratto che ne fa il figlio. Sempre vestito in maniera raffinata, ma anche disposto a gattonare sul pavimento per giocare coi figli, aveva un animo sensibilissimo, soprattutto se nei confronti di chi era bisognoso e povero. Una volta, ad esempio, salvò tre ragazzini dal carcere pagando la multa che i loro genitori non sarebbero stati in grado di sostenere. E forse anche per questo l’esperienza della galera lo segnò irreparabilmente:

«Mio padre, quando morì, aveva solo quarantasei anni, un’età in cui la maggior parte degli scrittori e degli artisti raggiunge il culmine del successo; dopo il 1895, però, non scrisse più nulla, a parte la lettera a Lord Alfred Douglas nota come “De Profundis” e “La ballata del carcere di Reading”. La scintilla del genio che era in lui si spense a causa della vita in carcere e non si riaccese mai più».

Nel volume troverete anche quattro racconti inediti e un carteggio epistolare che svela diversi risvolti privati di quest’uomo. Sia le questioni quotidiane, le simpatie, i viaggi, gli impegni, sia il suo stato d’animo dopo la calamità che dovette affrontare, per cui certo gli mancò la terra sotto ai piedi e arrivò a scrivere: “Il mondo è troppo per me”. Leggere questo libro sarà un modo nuovo per conoscere più a fondo un poeta e uno scrittore che si sarebbe meritato molto di più.



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