“La Via Maestra”, un successo la manifestazione di Cgil e società civile

Con Landini in piazza 200mila persone: due cortei hanno animato le vie di Roma fino a una Piazza San Giovanni strapiena tra canti, bandiere e striscioni di associazioni e sinistra. Unità, solidarietà e condivisione gli slogan. Sarà autunno caldo per le opposizioni.

Rossella Guadagnini

Da cosa si vede il successo di una manifestazione? Dal numero di persone che affluiscono? Dai loro volti attenti e sorridenti? Dalla quantità di applausi agli oratori? Dagli striscioni con gli slogan? Dai palloncini colorati galleggianti in un cielo azzurro da ottobrata romana? Da questo e da altro ancora: per esempio dalla folla che scema lentamente dalla piazza a fine pomeriggio con un’espressione appagata, come dopo aver assistito a un bel confronto o aver partecipato a una festa. Tutto questo è stata “La Via Maestra. Uniti per la Costituzione” dello scorso sabato 7 ottobre, che ha animato le strade del centro di Roma. Da piazza della Repubblica a piazzale del Partigiani, i due luoghi dei concentramenti iniziali, da dove sono poi partiti i due lenti serpentoni dei cortei per convergere in una Piazza San Giovanni strapiena, come non si vedeva da un decennio, davanti al palco allestito accanto alla Basilica.
Convocata dalla Cgil insieme a 250 associazioni della società civile che ha risposto in massa alla chiamata, alla manifestazione hanno partecipato in 100mila iniziali, poi si è detto in 200mila – stima credibile per gli organizzatori – che a detta della questura di Roma erano appena 35mila. “Una bellissima giornata, una grande manifestazione: sono insieme a noi centinaia di associazioni, culture, storie diverse. Il messaggio di oggi è unire le diversità e unire questo Paese per chiedere che il mondo del lavoro, che lo tiene in piedi, sia messo nelle condizioni di poter discutere e definire il futuro, facendo quelle riforme di cui c’è bisogno a partire da un lavoro che non sia precario, ad una riforma fiscale degna di questo nome e soprattutto attuando la Costituzione”.

Così il leader della Cgil (dal gennaio 2019) Maurizio Landini, poco prima dell’avvio del corteo che ha portato i manifestanti in piazza: “Il messaggio de ‘La Via Maestra’ è che quei diritti fondamentali espressi dalla nostra Carta debbano essere oggi attuati. Per questo chiediamo al governo di cambiare le proprie politiche economiche e sociali”. E poi l’allarme: “Vogliono manomettere la Costituzione” e quindi “no al presidenzialismo e all’autonomia differenziata entrambi divisive”, che accentuano il contrasto tra nord e sud del Paese e tagliano l’Italia a metà.

La piattaforma da cui partire dopo il 7 ottobre è un vero e proprio programma politico, non certo solo sindacale. Lavoro, sanità, scuola pubblica, diritti, giustizia sociale e redistribuzione della ricchezza. E non solo sindacale è l’ampissima presenza della cittadinanza partecipe all’incontro che ha riunito le sinistre, come non era ancora successo finora. Tanto che qualcuno ricorda la forte spinta impressa dal movimento dei Girotondi del 2002, auspicandone una diversa conclusione. Una piazza che a gran voce chiede rappresentanza. Landini sfida il governo su molteplici fronti: salari, pensioni, evasione fiscale, ma anche immigrazione, sono tanti per la Cgil i capitoli di una politica economica che non garantisce più i diritti dei lavoratori. Alza il tiro, il leader Cgil solo sul grande palco nel suo intervento conclusivo. “Noi rappresentiamo la maggioranza di questo Paese e non ci fermeremo, andremo avanti fino a quando non otterremo risultati”, scandisce all’indirizzo di Palazzo Chigi che – a breve – dovrà presentare quella manovra economica già bocciata da Corso Italia perché “senza coraggio, né visione”. “Questa non è la ‘piazza dell’opposizione’, questa è la piazza di chi paga le tasse, di chi vuole unire il Paese, di chi vuole cambiarlo, di chi non ha voce”.

“Non siamo qui per protestare – prosegue Landini – ma per dire che è chi tiene in piedi l’Italia, i lavoratori e i pensionati, a dover essere ascoltato. I soldi ci sono, abbiamo 110 miliardi di evasione fiscale, si cominci da lì”, ammonisce prima di tornare a criticare l’atteggiamento del governo sul salario minimo. “È ora di introdurre un salario orario minimo sotto il quale non si può andare. Cinque-sei euro all’ora sono paghe da fame”. Il governo, continua il segretario Cgil, “invece di prendersi la responsabilità di convocare le parti sociali per ragionare su cosa fare sul lavoro ha subappaltato il tema al Cnel e ha messo dentro sindacati che non rappresentano nessuno e firmano contratti pirata”. Il 17 ottobre, intanto, tornerà nell’aula della Camera la proposta di legge delle opposizioni (eccezion fatta per Italia Viva) che fissa a 9 euro l’ora la retribuzione minima.
Landini guarda anche all’unità sindacale: “proporremo a Cisl e Uil di proseguire quella mobilitazione che unitariamente abbiamo fatto a maggio”, ha ricordato prima di salire sul palco. E tocca poi il tema dell’immigrazione: “Vogliono raccontarci che il problema si risolve chiudendo i porti e le frontiere, mentre non parlano mai del fatto che sono più i giovani italiani che se ne vanno all’estero che i migranti arrivati in Italia. Allora lo diciamo: il governo non faccia un finto braccio di ferro a scopi elettorali, perché il tema è serio. Con l’Europa – aggiunge quindi – il gioco da fare è come si scrive il patto di stabilità e come si potranno attivare nuovi investimenti per crescere”, allargando poi lo sguardo su un mondo in guerra, con l’attacco di Hamas nei confronti di Israele.

“Tutti dobbiamo essere costruttori di pace e per l’auto determinazione dei popoli, compreso quello palestinese. Ma noi condanniamo in modo esplicito quello che ha fatto Hamas contro il popolo israeliano. Ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi forma di guerra”, precisa ancora Landini tornando, in chiusura del suo intervento di 50 minuti sulla difesa della Costituzione. “Abbiamo detto con chiarezza alla presidente Meloni che noi la Carta l’abbiamo sempre difesa, contro Berlusconi e contro Renzi. La lotta per la sua applicazione non finisce oggi, ma comincia: e questo significa che faremo un’azione territorio per territorio, in cui rivendicheremo il diritto alla casa, a un lavoro dignitoso, alla salute e all’istruzione”.
Le presenze politiche in una piazza che gridava, a tratti, “unità, unità!” hanno riguardato l’intero arco delle opposizioni, eccetto Calenda: da Schlein e Orlando a Bersani e Cofferati (rientrato nel Pd), da Fassina e Fratoianni a Bonelli e Acerbo. Rappresentanti del M5S numerosi, anche se orfani di Conte (che era nella natia Foggia). Coesione, solidarietà, condivisione le parole d’ordine rimbalzate più di frequente dal palco ai manifestanti.

Tra i protagonisti della società civile invitati il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che ricorda l’omonima manifestazione del 2013 a cui avevano partecipato – oltre a lui stesso, don Ciotti e Landini – anche Stefano Rodotà e Lorenza Carlassare. Quindi passa all’attualità: “Una società giusta si fonda sulla solidarietà – afferma – La politica ci permette di fare delle scelte. C’è molto da attuare insieme, in unità d’intenti, da parte della cultura, dell’associazionismo di ogni natura, delle Chiese, del volontariato, del sindacato, dei partiti politici, di tutti coloro che sono oggi riuniti sotto La Via Maestra”. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in un intervento appassionato parla di “prostituzione della Costituzione”. Essa “ci chiede coerenza e impegno. La politica deve essere l’impegno per il bene comune. Se il valore del denaro supera quello della vita si è già in conflitto”.
Per finire con il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo che sottolinea: “La Costituzione è il manifesto dell’antifascismo. Che significa oggi? Certo, vuol dire contrasto politico, sociale, culturale e giuridico. Ma vuol dire anche diritti inviolabili, doveri inderogabili di solidarietà, sovranità popolare, repubblica democratica, rifiuto di ogni discriminazione, rigorosa divisione dei poteri, principio di eguaglianza, diritto al lavoro, ripudio della guerra. Questa è la nostra bandiera comune”. E da qui si può ripartire. Si parla di sciopero, di autunno caldo, di finanziaria. La battaglia è cominciata. Ora bisogna vedere come proseguirà.

FOTO ANSA/ANGELO CARCONI



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