La violenza sulle donne è una piaga mondiale e la parità entro il 2030 resta un miraggio

Nonostante gli sforzi infusi a tutti i livelli governativi, il divario tra uomini e donne nel mondo resta ampio, anzi, la violenza aumenta anche sulle bambine, rendendo ancora più lontano l’obiettivo della parità di genere fissata dall’Agenda 2030. L’Italia rientra a pieno in questa tendenza.

Michela Fantozzi

“Il mondo sta deludendo le donne e le ragazze”. Così afferma il report 2023 delle Nazioni Unite che misura il grado di raggiungimento della parità di genere nel mondo.
Dall’adozione dell’Agenda 2030 nel 2015 da parte di 195 stati che si sono impegnati a raggiungere, tra gli altri, l’obiettivo dell’uguaglianza tra uomini e donne, possiamo affermare che il lavoro fin qui fatto è stato insoddisfacente.
Oggi 1 donna su 10 vive in condizioni di estrema povertà. Secondo il report, se le tendenze attuali continuano, entro il 2030 l’8% della popolazione femminile mondiale continuerà a vivere con poco più di 2 dollari al giorno. Si stima anche che, sempre per il 2030, nel 30% dei paesi il tasso di povertà estrema tra donne e ragazze supererà l’11%: lo stesso dato da cui eravamo partiti nel 2015 quando l’Agenda è stata adottata.
I problemi sono evidenti anche nell’ambito dell’educazione. Per quanto il livello di istruzione sia aumentato ovunque nel mondo, portando vicino allo zero il tasso di analfabetismo, resta un fatto la maggiore esclusione femminile dai livelli più alti di studio e di sviluppo professionale. Al mondo, solo il 60% delle ragazze ha completato la scuola superiore, rispetto al 57% dei ragazzi.
Non solo povertà o mancata istruzione: dalla religione alle opinioni politiche, dall’età all’etnia, le donne rischiano maggiormente di essere discriminate e perseguitate in ogni ambito della vita pubblica (oltre che privata, come vedremo più avanti).

Tabella 1: Percentuale di persone che ricadono vittime di discriminazione, per motivi e sesso selezionati, 2015-2022 (in percentuale). Fonte UN The Gender Snapshot

Altri numeri che ci indicano il grado di esclusione delle donne dai luoghi di potere: nel mondo le donne detengono solo il 26,7% dei seggi in parlamento, il 35,5% negli enti locali e il 28,2% nelle posizioni dirigenziali sul posto di lavoro. Riguardo al lavoro, il diritto delle donne a partecipare in modo equo e pieno all’economia rimane irrealizzato. Meno dei due terzi (61,4%) in età lavorativa (25-54 anni) lavoravano nel 2022 rispetto al 90,6% degli uomini. Nel 2019, per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, le donne guadagnavano solo 51 centesimi. In altre parole, nel 2019, la quota delle donne sul reddito totale da lavoro era solo del 34%. La segregazione professionale e la maggiore probabilità che le donne svolgano lavori a tempo parziale e interrompano la loro carriera a causa delle responsabilità di cura alimentano le differenze di reddito e cementano le disuguaglianze lungo tutto il corso della vita. Parlando del nostro Paese, secondo i dati degli indici di genere Gei ed Egei, l’Italia è ultima nella parità di genere sul lavoro.

Tabella 2: Quota del reddito femminile sul reddito totale da lavoro. Fonte UN The Gender Snapshot

Restano altissimi anche i dati relativi alla violenza sulle donne, specialmente quella domestica. Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità il 31% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha subito almeno una volta nella vita violenza fisica o sessuale da parte di un partner: si tratta di 736 milioni di donne e ragazze. Un dato nettamente sottostimato: una ricerca della Banca Mondiale in 44 Paesi denuncia che meno della metà (49%) delle donne vittime di violenza fisica o sessuale chieda aiuto. Per UNWomen sono ancora drasticamente diffuse pratiche dannose e contro i diritti delle bambine, come i matrimoni forzati (globalmente, 1 ragazza su 5 è costretta a sposarsi prima dei 18 anni) e le mutilazioni genitali femminili. Vale la pena ribadire come la maggioranza delle violenze su bambine, ragazze e donne sono praticate in ambito famigliare e da parte del partner.

Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo il report di Terre des Hommes, “Indifesa”, nel 2022 è stato registrato addirittura un netto aumento delle violenze sui minori, la maggior parte bambine.
Nel 2022 i bambini vittime di violenze sono stati 6.857, con un drastico aumento del 10% dal 2021. Il peggioramento maggiore riguarda le violenze sessuali, cresciute del 27% in un anno: da 714 nel 2021 sono passate a 906 lo scorso anno, per l’89% ai danni di bambine e ragazze.
Nel corso degli anni, la grande prevalenza di bambine e ragazze tra le vittime non solo è confermata ma anch’essa aumentata: sono state l’89% (sul totale di 906 casi) tra le vittime di violenza sessuale nel 2022, erano l’87% l’anno precedente (su 714).
La prevalenza di vittime di sesso femminile persiste anche nel maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali con minorenne (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%).
L’Italia rientra quindi nella tendenza globale confermando che la violenza domestica è prima di tutto violenza di genere, volta a minare lo sviluppo personale delle bambine e, quindi, delle donne.



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