“The Last 20”, a Roma la voce dei venti Paesi più impoveriti del Pianeta

Dal 10 al 12 settembre all'Università di Tor Vergata tre giorni di incontri su fame e insicurezza alimentare, povertà e condizione femminile, per riflettere sulle cause dei problemi e le sfide che riguardano gli ultimi Paesi della Terra.

Massimo Acanfora

La storia e l’attualità si potrebbero leggere in modo del tutto differente se si ascoltasse la voce di chi – persone ma anche popoli – spesso è stato messo a tacere dai “padroni del vapore” o soffre di un’afasia di fatto, per mancanza di strumenti adeguati. “The Last 20” è un’iniziativa che vuole provare a rimediare al silenzio assordante dei Paesi più poveri.

Mentre infatti si susseguono i fallimenti del G20 a presidenza italiana, in particolare sui temi del clima e della salute, si apre oggi a Roma la seconda sessione di “The Last 20” (iniziato a Reggio Calabria a luglio): un evento che riunisce i rappresentanti degli “L20”, cioè i venti Paesi più “impoveriti” del Pianeta in base alle statistiche internazionali e ai principali indicatori socio-economici e ambientali. Si tratta (ma l’elenco potrebbe comprenderne anche altri) di Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan e Yemen.

Nel pomeriggio, all’Università Tor Vergata, si dà il via a tre giorni di incontri che vedono la presenza di circa 40 autorevoli ospiti e relatori, italiani ma soprattutto rappresentativi dei Paesi L20, tra cui studiosi, attivisti, politici, giornalisti, ambasciatori, rifugiati. Tonino Perna, ‘economista e professore universitario, nonché coordinatore del comitato “The Last 20” coglie l’occasione per ribadire l’obiettivo della manifestazione: “Vogliamo proporre un altro sguardo sul nostro Pianeta, una prospettiva nuova che – osservando le aree più marginali e fragili – ci permetta di misurare la temperatura sociale, economica e ambientale del mondo, e di rivalutare gli ultimi della terra, raccontandone la sofferenza ma anche le grandi ricchezze, le conoscenze e la cultura. Si tratta infatti di Paesi non poveri ma impoveriti, da un processo globale di sfruttamento delle loro risorse umane e materiali, da guerre intestine, dagli effetti perversi del mutamento climatico che proprio sui più deboli, provoca maggiori danni”.

I focus più importanti della tre giorni romana verteranno su fame e insicurezza alimentare, povertà e condizione femminile, con particolare attenzione a zone come l’Africa ma anche l’Afghanistan e il Libano, dove una tempesta perfetta di clima, contingenze politiche, economiche e militari rischia di provocare nuovi disastri umanitari. Si parte con una preziosa overview sui Paesi L20, che darà conto delle differenze tra i freddi numeri delle statistiche dell’ONU e delle Agenzie Internazionali e la realtà misurata sul campo da chi vive o ha vissuto in quei Paesi. Nelle giornate successive si affrontano i temi della fame e dell’insicurezza alimentare, evidenziando i principali fattori che ne sono causa e i possibili percorsi per uscire dal circolo vizioso. Il Keynote Speech di sabato è affidato a Riccardo Petrella, professore Emerito all’Università di Lovanio (Belgio). Leila Ghanem, libanese, direttore de L’Ecologist per l’area del Medio Oriente dialoga con giornalisti e docenti universitari. Si confrontano subito dopo visioni diverse dell’agroecologia, quella del Réseau des organisations paysannes et des producteurs agricoles de l’Afrique de l’Ouest e quelle di storici produttori italiani, come Maurizio Gritta di Iris bio. Si riflette infine sulle forme di cooperazione, dal Commercio Equo e Solidale alla cooperazione interuniversitaria.

La condizione femminile negli L20 è invece il tema portante di domenica: tra le relatrici dell’incontro, coordinato da Lorena di Lorenzo dell’associazione “Binario 15”, ci sono Huma Saeed, criminologa e accademica afghana dell’Università di Lovanio in Belgio, attivista per i diritti umani da anni impegnata sui temi della giustizia economica e sociale, Antonella Garofalo del CISDA, Coordinamento italiano di sostegno alle donne afghane, ed è attesa la testimonianza di una donna afgana rifugiata. Il keynote speech è affidato a Graca Machel, già ministra dell’Istruzione e della cultura del Mozambico e nota attivista e avvocata per i diritti delle donne e dei bambini.

“È solo l’inizio di un percorso che dovrà continuare nel tempo – chiosa Perna – un tassello nella costruzione di una rete: infatti il gruppo di lavoro, plurale per la presenza di diverse nazionalità e culture, insieme a centri di ricerca, Ong, enti locali, nazionali, organizzazioni internazionali, sta lavorando alla costituzione di un osservatorio permanente (L20 International Outlook) e a un Report L20 annuale che monitori nel tempo la situazione di quei Paesi, le crisi in corso e i possibili cambiamenti.

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