Le mitiche gesta di Giovanni Toti: tra “oro verde”, sanità in agonia e rigassificatori

Nel percorso verso il tuo terzo mandato, il governatore della Liguria Giovanni Toti continua a prodigarsi in operazioni di marketing improbabili, favori dati e ricevuti e tagli al welfare. Per lui, i cittadini che vivono un crescente disagio socio-economico, lavorano in condizioni precarie o che esprimono dissenso, sono dei capricciosi “radical chic” da “salotti green”, o esponenti di elite “schifiltose”.

Pierfranco Pellizzetti

Tra le molte disgrazie che affliggono la Liguria, ben più avanti sulla via del declino delle stesse medie nazionali, c’è quella di avere alla propria guida un individuo poco raccomandabile, che riesce perfino a rendere ridicola la regione con i suoi diversivi da venditore di sciroppi miracolosi, spacciati per alta comunicazione finalizzata alla promozione territoriale. Parliamo del risibile governatore Giovanni Toti.
Grazie alle sue trovate estemporanee, in questi giorni si aggira sul Tamigi la zattera marcata Regione Liguria, che trasporta il modello gonfiabile formato maxi, di mortaio e pestello; ossia gli strumenti necessari per realizzare la tipica salsa al pesto di basilico della gastronomia genovese. Con il modico investimento, stando ai dati ufficiali, di mezzo milione di euro, e il rischio che il pubblico british confonda quello che i nostri promoter al basilico chiamano “oro verde” con la locale salsa alla menta, che nella gastronomia inglese accompagna il tipico arrosto d’agnello. Ultima di una serie di pagliacciate, come quella di addobbare il fragile quanto meraviglioso paesaggio delle Cinque Terre con una passiera rossa, il red carper “per farci sentire tutti a Hollywood”. Innumerevoli le altre megalomanie dispendiose, come allestire concerti di fine d’anno con i fondi di magazzino Mediaset. Intanto qui da noi le imprese chiudono o vengono vendute a spezzatino, i giovani emigrano per carenza di opportunità, la popolazione residente invecchia, le famiglie stentano ad arrivare a fine mese e i carrelli della spesa sono vuoti. Ma questo non turba minimamente l’impavido Toti, che può disporre delle casse colme del’Ente, oltre che dei fondi della sua Fondazione Change, dove affluiscono i finanziamenti di chi ha lucrato con i suoi favori. In uno scoperto do ut des.
Ma ora che si è superato il limite della decenza con l’ultima follia londinese e le critiche sono piovute da ogni lato, il profeta del pesto “oro verde” ha cominciato a dare fuori di matto, in un chiaro attacco di follia da overdose comunicativa. Estraendo il peggio dal repertorio dei luoghi comuni alla Berlusconi (il caimano che si definiva “quello che ama”. Appunto, la preda). Sicché, nei suoi post chilometrici ha proposto una variazione sulla gag demagogica e pretestuosa del radical chic (l’insinuazione in malafede dell’arrampicatore “con i piedi al caldo” che chi si batte per la giustizia inclusiva lo fa solo per ragioni ignobili) sproloquiando di irridenti “salotti green”. Ossia chi lo critica è perché odierebbe quel popolo che lui tanto ama e accoglie a piene mani.
Per cui i liguri di ponente che marciano a migliaia contro il rigassificatore, già rifiutato dai cittadini di Piombino, con in testa il loro sindaco di Fratelli d’Italia, sarebbero soltanto dei previlegiati “spocchiosi”. Per cui quanti protestano contro le sue politiche illusionistiche risulterebbero espressione di una élite “schifiltosa”, seguace della religione neo-pagana della Sinistra di Schlein, che difenderebbe i propri ipotetici privilegi contro i disoccupati. Quando, se c’è un’espressione della neo-borghesia cafona e dolcevitara, questa popola il bacino elettorale da cui trae consensi il gaudente che regna sulla Liguria; che se ne va in trasferta extra-lusso a vedersi il Grand Prix automobilistica di Singapore, accompagnato dalla propria Corte dei Miracoli. Che si gode i suoi ozi di Capua nella reggia di Piazza De Ferrari, su cui sta indagando la Procura di Genova (come ci hanno riferito gli articoli su il Fatto Quotidiano cartaceo di Marco Grassi e Andrea Moizo). Che sta regalando la sanità ligure ai suoi benefattori privati, dall’ospedale di Bordighera a quello del Felettino a La Spezia, dove il pubblico pagherà per cinque lustri 15/20 milioni di euro l’anno di canone al privato che realizzerà l’ospedale. Una catastrofe che va dall’ultimo Ponente all’estremo Levante, come ci ha mostrato su Rai 3 la puntata di Report del 15 ottobre dedicata interamente alla sanità ligure. Da vergognarsi, specie quando Toti e l’assessore regionale alla sanità Grattarola fanno scena muta sul tema delle liste di attesa, per poi balbettare che la colpa è del Covid, omettendo che ormai gli specialisti non vogliono più lavorare nella sanità regionale. Tanto che il recente concorso per l’assunzione di anestesisti non copre il 60% dei posti disponibili.
Ma ormai lo sanno tutti: il godereccio ami du peuple (presunto) insiste a girare la frittata con un solo obiettivo: ottenere un terzo mandato in Regione dalla Meloni, costringendo il popolo ligure “reale” a subire le sue manovre per risolvere il problema di dove piazzare quell’ingombrante rigassificatore che tanto angustia la premier.
CREDITI FOTO: ANSA / CLAUDIO PERI



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Pierfranco Pellizzetti

L'attuale conflitto "a pezzi" e le sue ragioni profonde e spesso sottaciute.

Bernie Sanders, “Sfidare il Capitalismo”, e Roberto Mangabeira Unger, “Democrazia ad alta energia – un manifesto per la Sinistra del XXI secolo”.

"Dove la luce" (La Nave di Teseo, 2024), di Carmen Pellegrino: un dialogo ipotetico con Federico Caffè a ridosso di due epoche.

Altri articoli di Blog

Per Giorgia Meloni il parlamento è un impaccio. Esiste solo il rapporto fra il popolo e il Capo.

Accorpare la festa della Liberazione e la festa della Repubblica in un’unica celebrazione? Si, ma il 25 aprile.

Mentre Iran e Israele giocano alla Terza guerra mondiale, può sembrare salottiero occuparsi del caso Salis: eppure, nel suo piccolo, anch’esso è maledettamente importante. La notizia è che l’attivista incarcerata in Ungheria, e detenuta in condizioni incivili a seguito di accuse che qualsiasi giurista troverebbe risibili – aver cercato di picchiare, lei, due neonazisti che...