Le radici del tricolore

La storia del tricolore ha le sue radici nel tentativo di insurrezione, alla fine del XVIII secolo, di due giovani studenti ispirati dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo nata dalla Rivoluzione francese.

Maria Mantello

Il tricolore, simbolo del riscatto italico, era già comparso nella prima coccarda verde, bianca e rossa ideata da Luigi Zamboni, bolognese, e da Giovanni Battista De Rolandis, astigiano. I due ventenni studiavano a Bologna ed erano entusiasti ammiratori di quella Carta dei Diritti dell’uomo scaturita dalla Rivoluzione Francese in cui vedevano l’alternativa progressista da contrapporre al governo pontificio che opprimeva l’Emilia-Romagna.
Il 14 novembre 1794, impazienti per il mancato arrivo della Armata Francese di Napoleone, De Rolandis e Zamboni con una decina di seguaci decisero di organizzare l’insurrezione della città. Diffusero un proclama e distribuirono coccarde  tricolori. Il bianco e il rosso erano stati scelti perché erano i colori rispettivamente di Bologna e Asti. Il verde fu aggiunto perché simbolo di speranza.
L’insurrezione sarebbe dovuta avvenire con l’assalto al corpo di guardia del Palazzo Comunale, ma fallì ancor prima di iniziare. Uno dei cospiratori, Andrea Cofano, riferì infatti quanto stava per accadere al confessore, che  lo denunciò al cardinal legato, Giovanni Andrea Archetti.
Cofano venne arrestato e sotto tortura fece i nomi degli ideatori della cospirazione. Zamboni e De Rolandis, in fuga verso l’Appennino, vennero raggiunti nel Granducato di Toscana dalle milizie papali e catturati. Segregati nelle Carceri del Torrone, subirono numerose torture e interrogatori. Zamboni venne trovato morto nella sua cella: secondo il rapporto dei carcerieri si era impiccato.
De Rolandis, condannato a morte, fu portato al patibolo il 23 aprile 1796 sulla Montagnola della Piazza del Mercato di Bologna. Il boia evirò pubblicamente il giovane con un paio di tenaglie incandescenti, il cappellano gli amministrò i sacramenti e il carnefice gli passò il cappio al collo. Al momento dello strappo, la corda passò attraverso il capo del giovane scarnificandogli il volto ma lasciandolo vivo. La folla invocava la grazia, visto che l’esecuzione era stata mancata. Il carnefice, Giuseppe Scoglia, si rivolse verso il cardinal legato per chiedere il da farsi, ma l’alto prelato gli fece cenno di proseguire. Il cappio venne allora rimesso al collo del povero ragazzo e il boia, per essere sicuro che l’impiccagione andasse a buon fine, gli montò sulle spalle.
Pochi mesi dopo, il 19 giugno 1796, Napoleone Bonaparte entrò a Bologna; ordinò la liberazione dei prigionieri politici e diede disposizioni affinché la memoria di Zamboni e De Rolandis fosse degnamente onorata, disponendo anche che le ceneri dei due martiri fossero issate sulla sommità della Colonna della Libertà di 23 metri, da erigere sulla Montagnola (cosa che avvenne il 7 gennaio 1798).
Il difensore di De Rolandis, l’avvocato Antonio Aldini, fu nominato Ministro del nuovo Stato, e insieme a Giuseppe Compagnoni, ex insegnante di De Rolandis, presentò il 7 gennaio 1797 il Tricolore a cento parlamentari riuniti nel Municipio di Reggio Emilia. Il Congresso Cispadano della città adottava così il tricolore verde bianco rosso.
Il 7 gennaio 1797 fu assunto dalla Repubblica Italiana come festa del tricolore. Il Tricolore, vessillo del nostro Risorgimento, che ha accompagnato moti e insurrezioni per il riscatto, l’emancipazione e l’Unità d’Italia, issato in Campidoglio con la Repubblica mazziniana, guida dei patrioti, degli eserciti sabaudi e di quelli garibaldini nelle guerre d’indipendenza. Il Tricolore divenuto finalmente bandiera del Regno d’Italia, issato sul Quirinale dopo la Breccia di Porta Pia, e che è stato simbolo di riscatto nella Resistenza, è oggi la bandiera della Repubblica italiana, come la nostra Costituzione statuisce nei suoi princìpi fondamentali.



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