“Legittima Vendetta” di S.A. Cosby e il politicamente corretto

La storia di due padri omofobi che superano i propri pregiudizi per amore dei loro figli omosessuali ci svela la sostanza vera delle questioni che stanno alle spalle del politicamente corretto.

Carlo Scognamiglio

Alcuni anni fa un grande regista come Clint Eastwood dichiarò apertamente il proprio consenso per Donald Trump, giustificandolo come una reazione di insofferenza nei confronti di una dilagante cultura del “politicamente corretto”, che – specialmente quando si manifesta in forma ipocrita – può innescare dei pericolosi dispositivi sociali di incomprensione reciproca, per come sono robustamente radicati alcuni pregiudizi e stili di vita, ispirati a una discutibile gerarchia dei valori.
Se l’insopportabile moralismo della sinistra liberal americana o anche – alle nostra latitudini – di un certo snobismo salottiero dei progressisti italiani, favorisce elettoralmente le più varie articolazioni del populismo, occorre stare molto attenti a non barattare il “politicamente corretto” con l’“eticamente scorretto”. Perché, invece, ci sono alcune conquiste assiologiche che al di là dell’ipocrisia dei formalismi, stanno alla base della richiesta di maggiori attenzioni linguistiche, espressive e comportamentali.

Rimanendo nell’orizzonte della cultura americana, ne è prova l’ultimo romanzo di S.A. Cosby, definito dal Washington Post il “thriller dell’anno”, intitolato Legittima Vendetta (Rizzoli, 2023). Ponendo a lato ogni considerazione letteraria sullo stile – assolutamente avvincente – o sul ritmo della narrazione, l’idea peculiare di questo romanzo merita un’attenzione speciale. La storia proposta da Cosby prende le mosse da un delitto particolarmente efferato, ai danni di una coppia di ragazzi omosessuali – un bianco e un nero nel contesto della Virginia dei nostri giorni – genitori di una bambina nata attraverso la gestazione per altri. Ma i due padri di questi ragazzi brutalmente assassinati, non soltanto sono due avanzi di galera, entrambi trincerati dietro un proprio orgoglio identitario, ma fino alla morte dei propri figli avevano dimostrato nei confronti del loro orientamento sessuale un atteggiamento di totale incomprensione, sordità e ostilità, al punto da non degnare di nessuna attenzione la propria nipotina, rinchiudendosi nel lavoro o nell’alcolismo. Se le premesse sono queste, è interessante quello che Cosby decide di sperimentare: siccome la polizia pare indagare poco e male sulla morte di due ragazzi gay crivellati di colpi d’arma da fuoco, i due nerboruti genitori decidono di farsi giustizia da soli, superando la diffidenza reciproca e avviando delle complesse indagini, nel corso delle quali – attraversando gli ambienti dell’universo LGBTQ+ e confrontandosi con il suprematismo bianco – incrociano tante contraddizioni sociali.

Il romanzo è dunque capace di svelare la sostanza vera delle questioni che stanno alle spalle del politicamente corretto. Sia sulla questione razziale che sui pregiudizi di genere, Cosby condisce la narrazione con dialoghi in cui diventa necessario interrompersi e moderare il linguaggio, dimostrando in modo plastico come un certo modo di esprimersi (quanto meno superficiale), ferisca in modo amaro le persone e nasconda una discriminazione profonda, sostanziale. E allora su alcuni temi, come il linguaggio inclusivo, non si tratta solo di infiorettare la conversazione, ma è sempre più necessario dare corpo a problemi strutturali del nostro stare al mondo.
Mediando il conflitto interiore con i propri stessi pregiudizi, i protagonisti di Legittima vendetta, come Don Chisciotte e Sancho, costruiscono una relazione di sincera amicizia. Perché solo assumendo una postura corretta nella reciprocità, è possibile costruire qualcosa di solido.
Naturalmente non mancano le dinamiche tipiche dell’action movie, la violenza o i colpi di scena, ma il fondo musicale è un altro, ed è la melodia del rispetto, che Cosby ha deciso di suonare.



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