Letta, sinistra da ridere

La proposta di Enrico Letta di una “dote” ai diciottenni è fuorviante rispetto ai problemi reali che i nostri giovani affrontano quotidianamente.

Renato Fioretti

Risale a pochi giorni la lapidaria considerazione con la quale il Mario Draghi ha stoppato la proposta di Enrico Letta di aumentare l’imposta di successione per i patrimoni superiori ai cinque mln di euro:” Non è questo il momento di prendere soldi ai cittadini ma di darli”!

Alla stessa sono (immediatamente) seguite valutazioni e commenti che – come da italico costume – poco o nulla avevano a che vedere con il merito della questione posta.

Qualcuno ha inteso sottolineare una certa irritazione del Premier perché colto di sorpresa e, in procinto di affrontare una conferenza stampa, assolutamente “impreparato” sul tema.

Altri hanno ritenuto opportuno evidenziare che – a prescindere dalla netta contrarietà espressa dai fascio/leghisti e, naturalmente, dai berlusconiani – nello stesso Pd la proposta del Segretario aveva prodotto malumori e distinguo; in particolare, tra le fila della “quinta colonna” renziana.

In questo senso, stendendo l’ennesimo velo pietoso sulle dichiarazioni dello “sceriffo” che governa la Campania, secondo il quale si tratterebbe di “un atto di autolesionismo1, che finisce per creare un clima di diffidenza e barriera nel rapporto con un ceto medio produttivo”, appariva scontato attendersi che i parlamentari di Fi – in perfetta aderenza ai loro principi e in ossequio agli interessi berlusconiani che, nel 2001, indussero l’allora Premier ad azzerare l’imposta di successione – ne contestassero  l’ipotesi.

Meno scontata, la contrarietà espressa da Andrea Marcucci – renziano ed ex capogruppo Pd al Senato – che avrà (evidentemente) dimenticato di essere stato, nel 2018, tra i firmatari di una proposta di legge che prevedeva di dare 18 mila euro ai diciottenni (mille per ogni anno di vita) da spendere, così come previsto oggi da Letta, in istruzione, lavoro e casa!

D’altronde, è a tutti noto che la coerenza è merce molto rara. Soprattutto tra i politici italiani.

Più interessante, a mio parere, la replica del Segretario Pd: “Draghi fa il Premier di una maggioranza eccezionale, io faccio il leader di un partito di sinistra”. Aggiungendo, inoltre: “Questo intervento deve entrare in una riforma fiscale complessiva”.

Una replica, quindi, molto garbata e in linea con il personaggio, a parere di tanti opinionisti.

Personalmente, sono invece convinto che essa, oltre che una sostanziale “marcia indietro”, rappresenti – soprattutto – una sorta di parafrasi del principio fondamentale della filosofia cartesiana2; tradotto più o meno così: “Lo dichiaro (di essere di sinistra) quindi lo sono (e ci crederanno)!

Il tutto perché, di là dei contenuti della proposta che, in estrema sintesi – attraverso un aumento dell’imposta di successione – prevedeva la costituzione di un fondo per fornire ai diciottenni una “dote” (10 mila euro) da utilizzare “per la formazione, l’impegno in attività economiche, la possibilità di andare a vivere per conto proprio”, considero l’ipotesi Letta fuorviante rispetto ai problemi reali che i nostri giovani affrontano quotidianamente.

In questo senso, di fronte a uno scenario del mercato del lavoro sempre più destrutturato e deregolamentato, una flessibilità divenuta sinonimo di precariato diffuso – la cui crescita esponenziale ha ampiamente smentito il paradigma secondo il quale avrebbe inequivocabilmente prodotto più lavoro – un notevole aumento del numero dei soggetti e delle famiglie in condizione di povertà “relativa” ed “assoluta”, il moltiplicarsi dei lavoratori “poveri3”, un insopportabile aumento delle diseguaglianze e, non ultimi, di tagli sistematici della spesa pubblica e al welfare, il misero “gruzzoletto” previsto da una parte del Pd, al fine di far diventare i giovani disoccupati “imprenditori di se stessi” o, addirittura, smetterla di atteggiarsi a “bamboccioni4” ed andare a vivere per conto proprio, corre il concreto rischio di somigliare troppo a una crudele presa in giro; senza affrontare nessuno dei nodi strutturali cui siamo tutti costretti a confrontarci da un liberismo imperante.

Quel neoliberismo – del quale Mario Draghi mostra di essere degno profeta – che consente a un pugno di privilegiati di detenere una mostruosa concentrazione di ricchezza ed aumentare sempre più i livelli di disuguaglianze economiche e sociali; nel nostro Paese come in tutto il resto del mondo.

Naturalmente, un diverso approccio alle molteplici problematiche che attanagliano le nuove generazioni non significa escludere l’esigenza di ricorrere, comunque, a misure tese a ripristinare, ad esempio, una più giusta – e progressiva – tassazione dei redditi da lavoro e da capitale, così come delle rendite e delle imposte di successione.

Sono ormai trascorsi già 15 anni da quando Prodi – a distanza di 5 anni dall’intervento di Berlusconi che, “cicero pro domo sua”, l’aveva azzerata per tutti – reintrodusse un’imposta (minima) sulle successioni e, a onore del vero, dopo di allora ancora nessun governo ha ritenuto opportuno intervenire per porre fine all’ennesima scandalosa generosità nei confronti dei soliti “ricchi”.

p.s. Le parole di Draghi avrebbero assunto un senso diverso ed anche condivisibile se, all’opportunità d’intervenire per “darli”, avesse aggiunto l’esigenza di “tagliarli” a chi dispone del superfluo!

NOTE

1. Evidentemente, a De Luca sfugge l’evidente forzatura esistente nel considerare normale assimilare automaticamente il “ceto medio produttivo” ai beneficiari di eredità superiori ai 5 mln di euro.

2. “Ego cogito, ergo sum, sive existo” tradotta in “Io penso, dunque sono, ovvero esisto”; rappresenta la frase attraverso la quale il filosofo francese esprime la certezza che il soggetto pensante ha coscienza della propria esistenza.

3. Sono quei lavoratori che, pur potendo contare su di un salario, non riescono a superare la soglia di povertà.

4. Definizione – evidentemente dispregiativa e classista – cui ricorse, nel corso di un’audizione alla Camera, Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro delle finanze nell’ultimo governo Prodi.



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