“Libere dalla violenza”: il numero di MicroMega dedicato alla lotta contro le violenze sulle donne

Il numero 6.2022, disponibile a partire dal 24 novembre in versione sia cartacea sia digitale su shop.micromega.net e in libreria, è stato realizzato in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e a questo tema è interamente dedicato.

Redazione

 

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Il volume monografico di MicroMega che esce in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre analizza e racconta il prisma della violenza misogina e della lotta per fermarla, con una pluralità di voci di giornaliste e attiviste, e una sezione “a più voci” al maschile perché “la violenza sulle donne è un problema degli uomini”.

Il numero si apre con interventi che raccontano da diverse angolazioni la violenza: Nadia Somma parla della spirale del controllo nella violenza domestica, Ingrid Colanicchia racconta la centralità della violenza economica, Rita Rapisardi si sofferma sulle violenze contro le donne che avvengono online, mentre la condirettrice di MicroMega Cinzia Sciuto analizza il concetto di “onore” e il peso che ha avuto e che ha nell’infliggere violenza alle donne in numerose culture. Maria Concetta Tringali, infine, racconta cosa è stato fatto e cosa ancora c’è da fare per contrastare i femminicidi.

Nel suo saggio, Federica D’Alessio analizza la necessità e le difficoltà del soggetto politico, unitario e plurale, delle donne in rivolta. Che pure continuano a emergere, indomite, ai quattro angoli del mondo e oggi specialmente in Iran, dove la “rivoluzione dei capelli al vento” fa tremare il regime degli ayatollah, come racconta l’attivista e giornalista Masih Alinejad.

Al centro c’è sempre il corpo femminile: normarlo e ostacolarne la libera espressione è l’ossessione di tutti i poteri oppressivi. Nel secondo Iceberg, “My body, my choice”, Elisabetta Grande torna sull’aborto negato a partire dalla vicenda americana e Anna Pompili prova a immaginare come modificare la legge 194 per garantire davvero l’autodeterminazione delle donne; Adele Orioli si sofferma sulla misoginia delle religioni, mentre Nicoletta Landi e Monica Lanfranco aprono il difficile tema della sessualità: la difficoltà di parlarne da un lato, le conseguenze di un’educazione sessuale affidata in toto alla pornografia, dall’altro lato. Il saggio di Costanza Nardocci interseca il peso di Stato, culture e famiglie nel limitare e ostacolare i diritti delle donne.

La sezione “A più voci” dà la parola a un parterre maschile, per una discussione quanto mai urgente: la violenza sulle donne è un problema degli uomini, ma quanta consapevolezza c’è di questo nella parte maschile della società? All’interrogativo rispondono, ciascuno dal suo punto di vista, scienziati, scrittori, giornalisti e filosofi: Telmo Pievani, Fabrizio Barca, Guido Barbujani, Romano De Marco, Alberto Leiss, Mario Sesti e il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais.

Chiude il volume Simonetta Fiori: a cinque anni dallo scoppio del movimento #MeToo, la giornalista fa il punto su cambiamenti necessari e contraddizioni portate da quell’esperienza.

Qui sotto il sommario completo del volume. Lo presenteremo in diretta sul profilo Facebook e sul canale YouTube di MicroMega venerdì 25 novembre alle ore 18. Durante la settimana dell’uscita, la newsletter settimanale MM+ e il sito Micromega.net proporranno approfondimenti, interviste e reportage sul tema della lotta alla violenza contro le donne. Per informazioni, interviste, presentazioni scrivere a redazione@micromega.net.

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IL SOMMARIO DEL NUMERO

ICEBERG 1 – violenza/violenze

Nadia Somma – Dai maltrattamenti all’assassinio: la spirale del controllo
I femminicidi, lo sappiamo, sono solo l’espressione più drammatica di un prisma della violenza contro le donne che ha mille facce. Dalla violenza psicologica a quella economica, dallo stalking alle molestie sessuali fino all’uccisione, le diverse forme di violenza possono presentarsi in diversi gradi e forme di combinazione. Tutte però hanno un elemento in comune: l’ossessione del controllo.

Ingrid Colanicchia – Una questione di soldi
Se si vuole contrastare davvero la violenza contro le donne non si può prescindere dall’attuare serie politiche di sostegno all’occupazione femminile. Le pesanti diseguaglianze economiche fra uomini e donne, infatti, da un lato rendono queste ultime più vulnerabili e dall’altro incidono pesantemente sulla possibilità stessa di uscire dalla violenza.

Cinzia Sciuto – In nome dell’onore
Fra le diverse tipologie di violenza contro le donne un’attenzione particolare meritano quelle compiute in nome dell’onore: matrimoni forzati, prove di verginità, mutilazioni genitali, fino all’uccisione. Violenze compiute di norma da padri, fratelli, cugini, zii con l’attiva complicità degli altri membri della famiglia e della comunità, donne incluse.

Rita Rapisardi – Lapidazione 2.0
Non c’è da stupirsi poi molto che la violenza sulle donne dalla vita concreta in carne e ossa abbia trovato terreno fertile anche in quella digitale. Doxing, revenge porn, cyberstalking, zoombombing, sex trolling: sono solo alcune delle forme che le molestie sessuali assumono online. E le cui conseguenze non si fermano sulla soglia dello schermo.

Maria Concetta Tringali Contrasto ai femminicidi: cosa abbiamo fatto cosa resta da fare
A partire dagli anni Duemila si sono moltiplicati gli interventi normativi volti a fronteggiare il fenomeno della violenza domestica e dei femminicidi. Che però continuano ad accadere in numero inaccettabile, e che spesso avvengono dopo che la donna aveva già denunciato il compagno. Allora, dove sbagliamo? Le leggi sono insufficienti? C’è una carenza di conoscenza e formazione?

SAGGIO 1

Federica D’Alessio – Donne in rivolta. Il lungo cammino di un soggetto politico
Nella lotta contro l’oppressione patriarcale che in modi diversi ma ovunque nel mondo le tiene in catene, le donne devono lottare come soggetto politico unitario. E le costanti guerre culturali che imperversano a dividerci e classificarci sono spesso tese non ad arricchire il quadro che rappresenta le nostre tante vite, ma a frammentare la nostra soggettività politica disseminandola di frizioni, di competizioni e divisioni che ci allontanano dalla solidarietà reciproca.

NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO

Masih Alinejad – La rivoluzione dei capelli al vento
Per anni, mentre le donne iraniane denunciavano inascoltate il regime di apartheid di genere, le politiche occidentali legittimavano la Repubblica Islamica indossando il velo durante le visite ufficiali, normalizzando così l’oppressione delle donne per evitare di “suscitare islamofobia”. Ma le proteste del 2022 stanno facendo capire al mondo che le donne e gli uomini iraniani vogliono vivere liberi.

ICEBERG 2 – my body, my choice

Elisabetta Grande – Aborto negato una storia (non solo) americana
La sentenza della Corte Suprema statunitense che ha sottratto il diritto all’aborto alla tutela costituzionale, lasciandolo in balia delle volontà politiche dei vari Stati, ha suscitato molte reazioni e scandalizzate proteste nel mondo. Ma la storia delle limitazioni all’autodeterminazione riproduttiva delle donne negli Usa non inizia con questa sentenza. E non si limita agli Stati Uniti.

Anna Pompili – Oltre la 194 la legge che vorremmo
“La 194 non si tocca” è diventato ormai una sorta di dogma, ripetuto ossessivamente in campagna elettorale persino da Giorgia Meloni. Ma siamo proprio sicuri che sia la legge migliore possibile? In realtà la normativa italiana in materia di interruzione di gravi-danza ha molti limiti, a partire dal fatto che non riconosce un pieno diritto di autodeterminazione alla donna.

Adele Orioli – Religione: sostantivo maschile
Se è vero che anche agli uomini vengono impartiti alcuni obblighi, non c’è dubbio che nei confronti delle donne le religioni – e in particolare i tre monoteismi – abbiano una vera e propria ossessione. Non c’è infatti parte del corpo e ambito della vita delle donne che non sia soggetto a una qualche forma di controllo, dai veli di varie fogge fino alle ingiunzioni sul comportamento sessuale.

Nicoletta Landi – Quello che le donne non dicono       
Attorno al corpo e alla sessualità femminile ruotano ancora molti tabù, anche fra le generazioni più giovani. Le ragazze si riferiscono al proprio corpo, in particolare ai genitali, con abbreviazioni o nomignoli, spesso non conoscono nel dettaglio la propria anatomia e non parlano apertamente del proprio piacere sessuale. Tutti tabù che vanno infranti per poter vivere una sessualità libera, appagante e consapevole.

Monica Lanfranco – Pornografia e violenza: quale legame?
In mancanza di un’educazione sessuale degna di questo nome, ai ragazzi e alle ragazze non rimane che il porno come fonte di informazione e immaginazione in materia di sesso. Ancora oggi però la stragrande maggioranza della produzione pornografica ha copioni standard nei quali il corpo delle donne è ridotto a orifizi da penetrare e gli uomini a stantuffi. Con quali devastanti conseguenze per l’educazione delle giovani generazioni è facile immaginare.

SAGGIO 2

Costanza Nardocci – I diritti umani delle donne tra Stato culture e famiglie
Le famiglie costituiscono il primo luogo dove i diritti umani delle donne possono essere violati. In che modo si pone lo Stato di fronte a queste violazioni? La risposta non è univoca: fra interferenza, astensione e deferenza alle comunità etniche e culturali, una mappa delle risposte alle violazioni dei diritti umani delle donne.

A PIÙ VOCI – la violenza sulle donne è un problema degli uomini

Telmo Pievani – Micromégas sulle tracce del cromosoma Y
Fabrizio Barca – La questione maschile
Guido Barbujani – Ciò che non vogliamo
Romano De Marco – E basta con questo assedio!
Alberto Leiss – Avviamo un percorso comune
Mario Sesti – Strani frutti in India
Paolo Flores d’Arcais – Il Maschio e gli uomini

IL SASSO NELLO STAGNO
Simonetta Fiori – A cinque anni dal #MeToo
Nel 2017 esplose il movimento di denuncia dei soprusi sessuali subiti nei posti di lavoro, in particolare nell’ambito dello spettacolo. Una campagna che da urlo di libertà virò velocemente in caccia alle streghe indiscriminata. Cinque anni dopo l’orco per eccellenza (Weinstein) è in galera, di molti altri finiti nel tritacarne mediatico non si sa invece più nulla. E nei posti di lavoro è cambiato qualcosa? Un tentativo di bilancio.

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