La stella polare della Costituzione

Il libro di Liliana Segre è un un volumetto prezioso come uno scrigno, che deve essere letto e conservato come un piccolo tesoro perché al suo interno sono raccolti i gioielli della Costituzione italiana.

Domenico Gallo

Il discorso pronunziato da Liliana Segre il 13 ottobre 2022, in occasione della prima seduta del Senato della XIX legislatura è ora diventato un pregevole opuscolo (Segre la stella polare della costituzione, Einaudi, €.12,00), arricchito da una introduzione di Alessia Rastelli e da un saggio di Daniela Padoan.

Si tratta di un volumetto prezioso come uno scrigno, che deve essere letto e conservato come un piccolo tesoro perché al suo interno sono raccolti i gioielli della Costituzione italiana.

Le parole di Liliana Segre, con la semplicità e la nettezza degli occhi di una fanciulla che a otto anni venne espulsa dalla scuola, per effetto delle leggi razziali, e che poi ha percorso tutti i gironi, fino ad arrivare al fondo dell’inferno, ad Auschwitz, ci forniscono la lettura più profonda che si possa fare dei valori incardinati nella Costituzione italiana e del valore della Costituzione stessa.

Non ha nulla di formale l’omaggio di Liliana Segre alla Costituzione italiana, che lei considera un deposito di saggezza ed un programma modernissimo. Una saggezza frutto del testamento di centomila morti (Calamandrei) e di una lotta di liberazione e resistenza al fascismo iniziata, ben prima dell’8 settembre, con il martirio di Giacomo Matteotti. Di qui una sferzata alla politica politicante che da decenni assedia la Costituzione: “consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla il nostro sarebbe un paese più giusto e anche più felice.” La conseguenza è il suo fermo richiamo all’imperativo di “preservare le istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, e che devono operare nell’interesse del paese, che devono garantire tutte le parti”

Con semplicità Liliana Segre identifica il motore primo della Costituzione nell’art. 3 e mette in evidenza la grande novità del secondo comma che, superando la concezione meramente formale dell’eguaglianza, impegna la Repubblica a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del paese.” Quindi osserva: “non è poesia non è utopia e la stella polare che dovrebbe guidarci tutti anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli”.

Il prezioso saggio di Daniela Padoan (la vertigine), completa il quadro mettendo in chiaro e sviluppando i temi percorsi nell’orazione civile di Liliana Segre e nei suoi precedenti discorsi al Senato. A cominciare dal filo nero che attraversa la storia italiana, che ha visto, a cent’anni dalla marcia su Roma l’emergere di un partito guida che affonda le sue radici nella cultura politica che trae le sue origini dal fascismo e che, malgrado la rituale condanna delle leggi razziali e di ogni totalitarismo, rimane del tutto estraneo ai sentimenti dell’antifascismo. Senonché il presupposto politico della Costituzione italiana è proprio l’antifascismo. I Costituenti sentirono il bisogno di rovesciare completamente le categorie che avevano caratterizzato il fascismo, assumendo l’eguaglianza e l’universalità dei diritti dell’uomo come fondamento dell’ordinamento. Nel suo saggio Daniela Padoan mette a fuoco la dimensione di senso dell’antifascismo e richiama la lezione di Calamandrei, di Ferruccio Parri e di Primo Levi, che mette in guardia contro i rigurgiti del fascismo ed esorta a parlarne di nuovo. Osserva la Padoan che bisogna parlarne di nuovo: “mentre c’è una inestricabilità, fra passato e presente che, non vista non analizzata, non discussa, non solo ritorna, ma entra con effetto di paradosso nelle istituzioni fondate sull’antifascismo con il rischio di intaccare, insieme al valore costitutivo dell’antifascismo, le istituzioni stesse”. Sorge il problema delle parole che, in politica costruiscono l’esclusione e la discriminazione e viene in risalto l’ambiguità del concetto di Patria, utilizzato per gonfiare un nazionalismo che esclude e costruisce inimicizie fra i popoli. Di qui il campanello d’allarme che suona per lo slogan: “Dio, Patria e Famiglia” risuonato per l’intera campagna elettorale. Uno slogan creato nel 1931 da Giovanni Giurati per il Partito nazionale fascista. A fronte del pericolo del ritorno di una mistica dell’esclusione sulle ali di un nazionalismo becero, risalta la mitezza intransigente di Liliana Segre che auspica l’assunzione di una comune responsabilità nella lotta contro la diffusione del linguaggio d’odio l’imbarbarimento del dibattito pubblico la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni. Traendo spunto dal discorso della Segre, Daniela Padoan richiama la lezione di democrazia che Piero Calamandrei rivolse nel 1955 agli studenti milanesi nel Discorso sulla Costituzione, una pietra miliare per comprendere i significati profondi dell’epifania dettata dalla Costituzione. In definitiva la testimonianza di Liliana Segre trae la sua forza insuperabile dall’esperienza della Shoah. “La shoah è fatta di parole ineludibili, Liliana Segre – osserva Daniela Padoan- le ha disseminate come pietre d’inciampo sul nostro percorso, così che termini come “violenza”, “fascismo”, “totalitarismo” non possano perdere il loro significato.”

Non c’è disperazione in questo discorso, al contrario, la lezione da trarre è che bisogna rinnamorarsi di una cultura che sappia assumere come suoi orizzonti l’eguaglianza in senso sostanziale, la cura per le persone e per il pianeta, la solidarietà internazionale e la pace. Solo così la politica può riacquistare la sua funzione di organizzazione della speranza e progettare un percorso verso quel luogo dove, come dice il salmista, “misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno”.



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