Liti tra governo e antimafia: insulti a don Ciotti, bocciato Saviano, Rai in difficoltà

Salvini contro don Luigi che, a proposito del ponte sullo Stretto, ha affermato: "Non unirà solo due coste, ma certamente due cosche". Polemiche anche sull’autore di Gomorra, che, secondo Maurizio Gasparri, è parte di una sinistra ‘supponente’, a cui viene tagliato il programma “Insider”, dopo 4 puntate già pronte. E la Tv di Stato? Spreca, secondo l’Usigrai.

Rossella Guadagnini

“Il mio intervento era una riflessione più ampia di valorizzazione di quella terra”. Lo spiega don Luigi Ciotti, uno dei più influenti rappresentanti italiani dell’antimafia nel nostro Paese, mentre infuriano le polemiche su di lui. Il fondatore di Libera, ospite in collegamento a ‘In Onda’ su La7, replica alle polemiche sollevate dal ministro Matteo Salvini dopo le dichiarazioni sul Ponte sullo Stretto di Messina. “Non unirà solo due coste, ma certamente due cosche”, aveva detto don Luigi, scatenando l’ira del ministro che aveva replicato parlando di “cattivo gusto”, “vergogna” e consigliando di espatriare a chi dipinge l’Italia “come mafia, pizza e mandolino”.
Ieri sera è stata quindi la volta della replica del fondatore di Libera in tv: “Volevo dire che sarebbe bene che gli investimenti di denaro ci fossero per far ritornare migliaia di giovani nella loro terra, per combattere la povertà assoluta, l’abbandono scolastico. La mia frase? Era mettere al centro le priorità, non dire se è opportuno o meno fare il Ponte. Era come dire, con grande rispetto, attenzione, che la storia ci ha già insegnato che non è solo unire due coste, ma certamente ci sono degli interessi, degli affari che rischiano di vedere la penetrazione di giochi criminali. Anni fa ci furono già delle indagini su tentativi di infiltrazioni nei progetti. Era un grido detto con questo spirito, questo rispetto, questa attenzione”.

La presunzione della sinistra e il supponente codice savianeo

Anche lo scrittore Roberto Saviano è sotto il tiro del governo della destra. Dopo lo stop imposto in Rai alla sua trasmissione Insider – faccia a faccia con il crimine, che sarebbe dovuta andare in onda a novembre su Rai3, lo scontro si consuma su Twitter tra lo scrittore e il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Quest’ultimo si scaglia contro “la libertà di insulto” accordata allo scrittore, mentre i democratici decidono di portare il caso davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. “Ridicolo Orlando del Pd. L’antimafia si occupi di criminalità. Non di libertà di insulto per Saviano. Basta diffamazioni”, scrive Gasparri su Twitter.

E fuori dai social l’attacco del senatore azzurro è ancora più duro: “Il caso Saviano e co. è la migliore sintesi della presunzione della sinistra. Io sono la giustizia e indico colpevoli e innocenti. Io sono la verità e i miei insulti sono esenti da critiche, repliche, codici etici. Io sono io e voi non siete nulla. Questo il codice savianeo. Ma noi non ci sottomettiamo. E abbiamo chiesto che per lui in Rai valgano le regole esistenti e già applicate ad altri. Non esiste la libertà di insulto per Saviano. Ridicoli poi i suoi adepti, che evocano la commissione Antimafia, che si deve occupare di cose serie non di tv minore. Non esiste un codice diverso per la sinistra e i suoi supponenti portavoce”.

L’affondo di Saviano

A stretto giro arriva, via Twitter, la replica dello scrittore: “Gasparri, lei il diritto di pronunciare il mio nome lo ha perso quando alla richiesta della Procura di procedere nei suoi confronti per le gravissime diffamazioni nei miei riguardi si è nascosto dietro l’immunità parlamentare. Come sempre, i sodali in Parlamento hanno dichiarato che lei fosse ‘nell’esercizio delle sue funzioni’. Come no, a tarda sera, sul divano di casa sua, mentre guardava la tv. Quelli che scappano dai processi, devono parlare con quelli che scappano dai processi: scriva a Salvini”.
Saviano successivamente attacca l’intero esecutivo. “Insider – sostiene- avrebbe raccontato, tra le altre storie, quella di Don Peppe Diana. Ho intervistato l’uomo che denunciò il suo killer. Non solo, protagonista di un’altra puntata è Enzo Palmesano, giornalista minacciato dai clan, licenziato per volontà del boss Lubrano. Palmesano fu parte della storia di Alleanza Nazionale, allontanato poi col nuovo corso per il suo impegno antimafia. Ricapitoliamo: Salvini attacca Don Ciotti e nello stesso giorno ottiene la chiusura della mia trasmissione in Rai. Immagino sia chiaro a tutti  da che parte sta questo governo”.

Il presidente della Rai auspica un supplemento di riflessione

Sul caso interviene quindi la presidente della Rai, Marinella Soldi, invocando un “supplemento di riflessione” sull’esclusione di Insider dai palinsesti. “Una premessa: l’Amministratore Delegato della Rai, secondo le norme ha autonomia decisionale sulla gestione aziendale e sui programmi. Come Presidente svolgo il mio ruolo a garanzia degli utenti e dell’azienda, ricercando un approccio costruttivo; le valutazioni politiche non mi appartengono. Proprio in virtù del mio ruolo ritengo oggi di dover intervenire sul cosiddetto caso Saviano, che molti hanno paragonato al caso Facci. Vicende diverse, per quel che ciascuno ha detto e per le tipologie del programma”.
Continua: “La trasmissione Insider -faccia a faccia con il crimine condotta da Roberto è un prodotto nello spirito del servizio pubblico, parla di mafia e di legalità, ha avuto un primo ciclo di successo, con un gradimento del pubblico superiore alla media degli approfondimenti Rai (dati Qualitel TV 2022). Fermo restando il rispetto dovuto alle Istituzioni auspicherei un supplemento di riflessione interna per ricercare, in tempi idonei, una soluzione gestionale nell’interesse degli utenti e dell’azienda, tenendo conto, tra l’altro, che si tratta di un programma già registrato”.

L’Usigrai, “Un par condicio malintesa”

Quattro puntate della trasmissione sono infatti già pronte per la messa in onda. E su questo è intervenuto anche l’Esecutivo dell’Usigrai. ”La Rai ha un disavanzo di quasi 600 milioni di euro. Non è certo nella situazione di poter sprecare risorse che vengono costantemente ridotte alle testate. Per questo l’Ad deve spiegare perché 4 puntate di un programma già registrato non andranno in onda. Lo deve spiegare chiaramente e in modo convincente’.
Si legge in una nota: ‘Perché se il problema è di tipo editoriale si può intervenire sul prodotto prima della messa in onda. E questo è ancora ampiamente possibile. Se, invece, la mancata messa in onda del programma avviene per ragioni che nulla hanno a che vedere con i contenuti, chiediamo di conoscerle”.
“È evidente che sulla vicenda Insider ci siano state gravi pressioni esterne sulla Rai da parte della politica”, continua l’Esecutivo Usigrai, “ma la Rai servizio-pubblico non può permettersi di epurare Roberto Saviano per una supposta ‘par condicio’ con il caso Facci che con questa vicenda non ha nulla a che fare. Anche perché nel caso delle puntate registrate, pagate e non mandate in onda il danno economico è evidente e rilevante”.
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