Lo stadio della Roma: un progetto da realizzare a spese dei cittadini

Il progetto dello stadio della Roma ha fatto insorgere i cittadini del quartiere di Pietralata: la giunta, in spregio alla democrazia, non ha ascoltato i pareri contrari. Il rischio è che lo stadio possa minacciare la qualità della vita dei residenti.

Checchino Antonini

“Veloce”. Per farsi un’idea dell’approccio del Pd romano al consumo di suolo è sufficiente conoscere l’aggettivo che l’assessore all’Urbanistica ha adoperato per annunciare l’inizio del dibattito pubblico il prossimo 7 settembre. Veloce, mica reale. Veloce come si vorrebbe una rottura di scatole. È questa l’idea di democrazia dei dem romani che, tra consumo di suolo, inceneritore e nuovo stadio, hanno nuovamente deluso ogni speranza di chi aveva creduto al nuovo corso dopo l’opaca stagione Raggi. Eppure «di un confronto sulla necessità di un nuovo stadio, dei suoi caratteri tecnico-urbanistici e della sua collocazione nella città si sente un gran bisogno – segnalano i comitati contro lo stadio – le interlocuzioni con l’amministrazione del Comune di Roma si sono limitate ad incursioni promosse da cittadini e comitati nei Consigli comunali o in eventi diversi da quelli promossi dai cittadini». Occasioni sempre accuratamente disertate dal sindaco e dagli assessori interessati. Il codice degli appalti (DLGS 36/2023) all’articolo 40 prevede tuttavia un “servizio di progettazione e gestione del dibattito pubblico”. Una sorta di esternalizzazione della democrazia partecipativa che mette al riparo l’amministrazione da sorprese indesiderate.
Il 27 luglio l’amministrazione capitolina ha infatti nominato il Coordinatore del dibattito pubblico nella persona del Senior Advisor di Nomisma che si avvarrà delle competenze di una società di consulenza “Res pubblica” e di “FB & Associati” altra società ma per la gestione della comunicazione.
Hanno commentato i comitati che, «in questa forma di dibattito, con operatori pure competenti ma al soldo di Roma Capitale, il sospetto di una mancanza di oggettività, è una prima riserva: perché poi sarà in capo alle stesse agenzie la gestione non solo del dibattito ma di cosa si giudica rilevante inserire nella relazione finale che sarà alla base della Conferenza decisoria».
Il “veloce” dibattito avrà come base di discussione esclusivamente un controverso studio di fattibilità che ha tuttavia consentito al Sindaco Gualtieri e alla sua Giunta di deliberare (DAC 73 del 9 maggio 2023) il “pubblico interesse” dell’opera. Le osservazioni, le prescrizioni, i pareri negativi dei vari dipartimenti, non hanno avuto e non avranno risposta nel dibattito pubblico e resteranno nella discrezionalità della AS. Roma e del tavolo tecnico della Regione Lazio cui è demandata la fase decisionale dell’iter del nuovo stadio.
Sarà un dibattito viziato nella forma e carente di informazioni quello che inizierà “ma i comitati no stadio ci saranno: «È un appuntamento che aspettavamo da tempo, l’occasione per mostrare a giornalisti ed all’opinione pubblica, quel che si cela dietro ai racconto della politica, che ha sempre voltato le spalle a questo quartiere salvo poi ricordarsene solo in occasione di una mera operazione di speculazione edilizia», fanno sapere il Comitato Popolare Monti Di Pietralata, il comitato Stadio Pietralata No Grazie, Cdq Tiburtino Nord e Pietralata, Comitato No Stadio Lanciani/Nomentata, Comitato Villa Blanc, il circolo Arci Pietralata e Arci Roma, la storica associazione che è attiva anche dentro altre vertenze ambientaliste, da quella per la salvaguardia del Lago Bullicante all’Ex Snia, a quella contro l’inceneritore.
Con il supporto di revisori contabili e urbanisti, i comitati presenteranno documenti puntuali e specifici che spazieranno dall’analisi dello studio di fattibilità economica sino a quella piantumazione di 3000 alberi che loro giudicano «fantomatica» perché il Viminale ha già detto che per ragioni di sicurezza l’area attorno all’ecomostro non può registrare la presenza di piante. Nel cahier de doleances, ovviamente, ci sono le questioni del congestionamento della viabilità e l’elenco milionario delle opere a scomputo che gli uffici tecnici del Comune hanno indicato nei loro pareri come in capo ad As Roma.
Al termine del “veloce” dibattito, i comitati confezioneranno un dossier da spedire a tutti gli enti che hanno preso parte alla Conferenza dei servizi preliminare e al Presidente della Regione Lazio Rocca.
«Il nostro interesse verte nella sola ed unica direzione percorribile per riqualificare il nostro quadrante e rispettare l’indirizzo pubblico a cui l’area è da sempre destinata: salvaguardare il verde pubblico esistente, la fruibilità dell’Ospedale Pertini e far sì che il nuovo Umberto I, la cui nuova sede vede tra le ipotesi anche il nostro quadrante, sia realizzato nel nostro quartiere – concludono i comitati – un progetto, come riportato più volte a mezzo stampa, già finanziato con fondi dedicati alla salute ed allo sviluppo e che potrebbe trovare facilmente spazio nell’area, andando a creare il primo polo nazionale sanitario, di ricerca (ISTAT e Technopole) e di cultura sociale (Studentato e Facoltà di Ingegneria de La Sapienza) con un parco pubblico di 14 ettari come cornice».
Al momento sono stati presentati due motivati e documentati ricorsi al TAR, una diffida (di forze politiche tra cui Rifondazione, Pci, Pap e Sinistra Anticapitalista) al sindaco di Roma e Rocca. «Si spera molto in questi strumenti legali; ma, se non dovessero bastare, saremo pronti ad optare per la soluzione più tradizionale e popolare: l’opposizione di strada». Assordante, finora, il silenzio delle esperienze di calcio popolare (oggetto a volte di interessate “operazioni simpatia” da parte del braccio caritatevole dell’As Roma, Roma Cares) mentre i fiancheggiatori “civici ed ecologisti” della Giunta Gualtieri girano per i quartieri cercando di convincere i recalcitranti nelle loro fila a non mettersi di traverso, a non resistere al “cambiamento”.
Su stadio e inceneritore si giocano – sulla pelle di interi quadranti della città – partite decisive sulla credibilità del nuovo corso di Elly Schlein ma pure del fianco sinistro del centrosinistra che proverà, almeno alle prossime europee, a darsi un contegno più radicale (visto che si dovrà correre ciascuno per sé e col proporzionale) per poi tornare a orbitare attorno al partito madre del Nazareno.
Dopo il primo incontro di giovedì 7 settembre ce ne saranno altri quattro, sia in presenza che online, con l’ultimo previsto per la quarta settimana di ottobre. Si parlerà del progetto e delle sue motivazioni, dei risvolti economici e sociali, della qualità del costruito, degli aspetti ambientali e delle opere accessorie a carico di una società, l’As Roma, sommersa dai debiti. Poi sarà la volta delle strategie per la mobilità, della relazione con il quartiere di Pietralata e della coesistenza col Pertini.
MicroMega proverà a seguire questa prova di democrazia partecipata in cui un settore di cittadini consapevoli sta provando a sfidare un senso comune distratto dalle crisi e narcotizzato dal campionato senza farsi prendere dalla convulsioni Nimby che sono tipiche di storie come questa.
La vicenda dello stadio è una tempesta perfetta: un uragano – così lo definiscono i metereologi – che si abbatte sulla parte più vulnerabile del territorio provocando il massimo danno. Da un lato è una classica vertenza ambientalista che vede da un lato le istituzioni di prossimità e un soggetto imprenditoriale molto forte e dall’altro piccoli comitati locali che vedono minacciata la qualità della vita. La differenza con altre storie simili – di cui Roma è piena – è che l’impresa coinvolta è la squadra di calcio più seguita in città con tutto il carico simbolico che il tifo riesce a catalizzare specialmente in vasti settori popolari configurandosi come una variante contemporanea dell’oppio dei popoli, arma di distrazione di massa, oltre che laboratorio per la costruzione di “piccole patrie” nelle curve dove si radica un senso comune fascistoide che, in questa fase è capace di egemonia, basti pensare allo slogan “Figli della Lupa” con cui la curva è andata alla finale di Europa League pochissime settimane fa.
Sicuramente è una gigantesca operazione di consumo di suolo e cementificazione in una metropoli che è già ora prima in classifica per queste pratiche di devastazione come rivela la classifica compilata dall’Ispra, nello stesso tempo, per la proprietà della squadra, molto in affanno dal punto di vista finanziario, è la ricerca di un asset finanziario che le permetta di giocare nella serie A della grande speculazione.
Il progetto, che sarà oggetto del dibattito pubblico, secondo chi l’ha letto è fasullo: tende a minimizzare l’impatto ambientale e mente su tutto, anche sui costi. Inoltre investe un’area già ingolfata da cantieri e progetti dello Sdo e che vedono protagonisti La Sapienza, l’Istat, alcuni palazzinari, Ferrovie dello Stato. Il progetto si sovrappone a quello di un parco pubblico che il quartiere attende da decenni e inasprirebbe il traffico in un quadrante già molto appesantito oltre a pesare sull’unico ospedale di zona, il Pertini. Tra gli strumenti legali adoperati per questa opera grande, inutile e dannosa, c’è la legge sugli stadi in vigore da gennaio che regala una vera deregulation a operazioni come questa. In questo senso altre città saranno interessate da vertenze simili quando non lo sono già come Milano e Parma. Uno dei passaggi potrebbe essere proprio un coordinamento nazionale No Stadio con una piattaforma esplicita contro il consumo di suolo e a favore dello sport di base e della vivibiltà delle città.
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CREDITI FOTO Sito ufficiale del comune di Roma



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