Lo Stato polacco abbandona le vittime ucraine di stupri di guerra

Le donne ucraine rimaste incinte dopo essere state violentate dai soldati russi abortiscono in Polonia nelle stesse condizioni delle donne polacche: in segreto e spesso senza accesso a cure mediche adeguate.

Claudia Ciobanu

“Per favore aiutatemi a togliermi questo dal corpo”. Sono le parole di una donna ucraina violentata da soldati russi, fuggita in Polonia, al suo interlocutore sulla linea di assistenza che ha chiamato, secondo il racconto di Krystyna Kacpura, capo della ong polacca Federa (Fondazione per le donne e la pianificazione familiare).
Federa, che ha una lunga storia nell’aiutare le donne polacche a far valere i loro diritti riproduttivi, ha istituito una linea di assistenza dedicata per le rifugiate ucraine da quando è iniziata la guerra, gestita da un ginecologo ucraino.
La donna ha detto alla linea di assistenza di essere stata violentata, ma non voleva che le informazioni venissero alla luce e costituissero un ulteriore carico per suo marito che stava ancora combattendo in Ucraina.
“Non ho nemmeno visto bene i loro volti”, ha detto la donna. “Sono svenuta dopo che il terzo mi ha violentato. Vorrei dimenticarmene il prima possibile. Non voglio essere considerata una vittima di stupro”.
Come altre vittime di stupro ucraine che hanno raggiunto la Polonia e hanno contattato i gruppi per i diritti delle donne per chiedere aiuto per porre fine a gravidanze indesiderate, questa donna ha finito per abortire farmacologicamente a casa, in segreto, usando farmaci inviati da attiviste per i diritti delle donne che vivono all’estero, ha detto Kacpura.

Da quando, nel 2020, il governo di destra della Polonia ha ulteriormente ristretto la legislazione sull’aborto, il Paese ha uno dei regimi più duri al mondo in materia. Oggi è possibile interrompere una gravidanza solo nel caso in cui la vita della madre sia in pericolo o se la gravidanza è il risultato di uno stupro o di un incesto.
Mentre le donne ucraine violentate dai soldati russi normalmente avrebbero diritto a un aborto legale in Polonia, la procedura utilizzata per determinare se la gravidanza può essere interrotta legalmente è così macchinosa da renderlo di fatto impossibile, affermano i difensori dei diritti delle donne.
Non sono state fatte eccezioni nemmeno per le rifugiate ucraine, il che significa che la maggior parte di loro finisce per interrompere gravidanze indesiderate assumendo farmaci a casa e rinunciando alle complesse cure mediche post-stupro che di solito vengono offerte in questi casi.

Niente aborti, ufficialmente
In Polonia, per abortire legalmente se la gravidanza è il risultato di uno stupro, la procedura deve essere approvata da un pubblico ministero che indaghi sulle circostanze del presunto crimine, in un processo che può durare fino a sei mesi.
Anita Kucharska-Dziedzic, una parlamentare polacca di sinistra che ha avviato due volte progetti di modifica legislativa per ridurre i tempi per le rifugiate ucraine (entrambi respinti dal parlamento polacco), dice a BIRN che “è praticamente impossibile sfruttare questa opzione in Polonia”.
“Di fatto, il diritto all’aborto quando la gravidanza è il risultato di uno stupro è lettera morta”, dice.

Kucharska-Dziedzic sottolinea che solo l’1% dei circa 1.000 aborti legali che si verificano in Polonia ogni anno è dovuto a una gravidanza derivante da uno stupro, un numero molto piccolo considerato che si stima siano 30.000 gli stupri che avvengono ogni anno in questo Paese di 38 milioni di persone.

Il governo polacco, guidato dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), ha accolto con grande favore gli oltre tre milioni di rifugiati ucraini che sono entrati nel Paese dall’inizio della guerra, alla fine di febbraio. Allo stesso tempo, anche se non ha mai rifiutato l’idea che le rifugiate ucraine abortiscano in Polonia, il governo non ha mai potuto abbracciarla apertamente, perché si è posizionato come un convinto difensore dei valori familiari “tradizionali” ed è guardato a vista dai gruppi ultraconservatori che hanno lottato con successo per una legislazione più severa sull’aborto.

Di conseguenza, il fatto che le rifugiate ucraine violentate dai soldati russi stiano abortendo in Polonia è rimasto una sorta di “segreto di Pulcinella” fino a quando, di recente, i media polacchi non hanno iniziato a mettere in luce la questione. Alcuni hanno riferito che un’istituzione medica a Varsavia ha eseguito anche aborti chirurgici su donne ucraine, senza rivelare il nome della struttura. BIRN non è stato in grado di verificare queste informazioni.

È difficile trovare numeri concreti per le donne ucraine violentate dai soldati russi. All’inizio di giugno, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni di 124 presunti atti di violenza sessuale legati al conflitto in tutta l’Ucraina. Il mese scorso è iniziato in Ucraina il processo a carico di un soldato russo accusato di stupro, con l’uomo processato in contumacia. Un pubblico ministero ha detto alla Reuters che stavano lavorando su 50 casi riguardanti aggressioni sessuali e stupri.

Abortion Dream Team, uno dei principali gruppi che offrono sostegno alle donne che hanno bisogno di abortire in Polonia, ha annunciato all’inizio di luglio di aver aiutato 550 rifugiate ucraine ad avere accesso all’aborto dal 1 marzo (non specificava quante, se del caso, fossero vittime di stupro). Cinque di queste donne, ha detto il gruppo, sono state aiutate ad andare in una clinica all’estero, mentre il resto ha ricevuto farmaci per indurre un aborto.

La parlamentare Anita Kucharska-Dziedzic ha detto a BIRN a metà giugno di essere a conoscenza di 80 aborti chirurgici condotti su rifugiate ucraine in Polonia, ma non ha rivelato l’identità delle persone coinvolte ai media per evitare che subissero conseguenze (medici e persone che aiutano ad avere accesso a un aborto rischiano il carcere in Polonia). BIRN non è stato in grado di verificare queste informazioni.

Ordo Iuris, il principale gruppo cattolico ultraconservatore dietro la campagna per restringere ulteriormente il diritto all’aborto nel Paese, sembra abbia ricevuto notizie analoghe considerato che, a maggio, ha inviato un questionario agli ospedali di tutto il Paese per chiedere se avessero praticato aborti su donne ucraine vittime di stupro e se le procedure appropriate fossero state rispettate.

Il 5 luglio, il gruppo ha pubblicato un comunicato stampa in cui afferma che nessuno dei 370 ospedali contattati confermava l’esecuzione di aborti di gravidanze derivanti da stupro, anche se il gruppo sottolineava che “molti ospedali” non avevano risposto al questionario.

“Siamo consapevoli che le richieste della sinistra di concedere alle donne ucraine ‘diritti speciali’ nell’accesso all’aborto non sono una manifestazione di attenzione per il destino delle donne”, ha scritto Ordo Iuris, “ma un tentativo di introdurre dalla finestra l’aborto su richiesta nel nostro Paese”.

A seguito di un’interrogazione parlamentare della parlamentare Kucharska-Dziedzic, un rappresentante del ministero della Giustizia polacco ha dichiarato a fine aprile in parlamento che i pubblici ministeri polacchi avevano interrogato 1.300 testimoni in relazione alle indagini sui crimini di guerra commessi in Ucraina. Kucharska-Dziedzic ha suggerito, parlando con BIRN, che questo numero potrebbe potenzialmente includere vittime di stupro.

Le autorità polacche, tuttavia, lo negano. In risposta a una richiesta di BIRN, la Procura ha affermato che nessuno dei 1.200 testimoni interrogati dai pubblici ministeri polacchi (il numero fornito dalla Procura è diverso da quello presentato dal rappresentante del ministero della Giustizia al Sejm) erano vittime di stupri commessi dalle truppe russe.

“Secondo le informazioni che abbiamo, le vittime di reati sessuali riferiscono all’ufficio del procuratore ucraino”, ha scritto la Procura. “Tuttavia, non ci sono ostacoli formali per i pubblici ministeri polacchi – se rapporti in tal senso dovessero fare la loro comparsa – per raccogliere prove di stupri commessi da russi”.

Le donne ce la fanno, in qualche modo

Secondo le attiviste polacche per i diritti delle donne, le vittime di stupro ucraine potrebbero non solo tornare in Ucraina per presentare prove sui casi di stupro, ma anche per sottoporsi ad aborti.

Krystyna Kacpura, di Federa, ha affermato che, soprattutto nella parte orientale della Polonia, ha sentito parlare di casi di rifugiate ucraine tornate in patria per alcuni giorni per ricevere cure mediche adeguate dopo essere stati violentate.

Secondo Kacpura, un problema importante con le donne che praticano l’aborto domiciliare dopo lo stupro è che interrompere la gravidanza non è sufficiente.

“Gli aborti medici a casa sono perfettamente sicuri nelle gravidanze iniziali, ma in caso di stupro c’è un’intera procedura medica che dovrebbe essere eseguita da professionisti, che include test per l’hiv e altre malattie sessualmente trasmissibili o la somministrazione di terapia antiretrovirale, se necessario”, spiega Kacpura.

Tuttavia, se le donne vanno in ospedale in Polonia per ottenere queste complesse cure post-stupro, i medici sono obbligati a chiamare la polizia e potrebbe iniziare un’indagine, rallentando il processo. Questo scoraggia le donne dall’andare in ospedale in Polonia, dice Kacpura.

Anche l’assistenza psicologica dopo lo stupro è, in queste circostanze, per lo più lasciata alle attiviste in Polonia, che hanno radunato psicologi di lingua ucraina pronti ad aiutare se necessario.

Nonostante il grave trauma che hanno subìto, sembra che le vittime di stupro ucraine siano per lo più lasciate sole in Polonia, a parte le reti di attiviste a loro disposizione.

“Il sostegno ai rifugiati ucraini è stato fornito principalmente dalla società polacca, con il governo che ha fatto del suo meglio per garantire che i rifugiati rappresentassero il minor peso possibile”, commenta Kucharska-Dziedzic. “Il governo polacco sta aiutando a garantire che i rifugiati possano lavorare e sostenersi il prima possibile e si sta anche concentrando sugli aiuti militari, in modo che gli uomini in Ucraina abbiano con cosa combattere”. “Donne e bambini, però, sembra che siano meno importanti per il nostro governo”, lamenta la parlamentare dell’opposizione.

(traduzione dall’inglese di Ingrid Colanicchia)

* L’articolo è uscito originariamente su Balkan Insight il 12 luglio 2022 con il titolo “Ukrainian war rape victims abandoned by Polish State”. Balkan Insight è il sito web di punta in lingua inglese del Balkan Investigative Reporting Network.

Credit foto: proteste contro le restrizioni alla legge sull’aborto, Varsavia, 8 marzo 2021. EPA/Mateusz Marek POLAND OUT



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