Lutto nazionale?

L’imposizione da parte del governo è dovuta a una ragione comprensibile: una dose massiccia di riconoscenza. Senza Berlusconi i pastfascisti non sarebbero mai arrivati dove sono.

Pancho Pardi

Le esequie di Stato spettano ai presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, del Consiglio dei ministri e della Corte Costituzionale. Qualsiasi cosa si pensi di Berlusconi questa cerimonia è purtroppo inevitabile. Ma l’imposizione del lutto nazionale è un’invenzione del governo e della sua presidentessa. Se ne capisce la ragione: una dose massiccia di riconoscenza. Senza Berlusconi i pastfascisti non sarebbero mai arrivati dove sono.

Ma la riconoscenza di partito non ha rilevanza istituzionale. La disposizione urta con la realtà. Berlusconi ha unito la sua parte ma diviso in profondità il paese. La parte a lui opposta ha bocciato nel 2016 la sua riforma costituzionale e ha sobriamente gioito quando nel 2022 non è riuscito a farsi eleggere al Quirinale, sommo desiderio fallito. Il lutto per la sua scomparsa è una manifestazione di parte e non ha alcun rapporto né con l’interesse generale né con la cultura politica diffusa del paese. Il lutto non può unire ciò che è stato sempre diviso.

A chi lo celebra come leader di statura europea lanciamo la sfida di impegnarsi a illustrare il giorno di lutto con la gigantografia del suo incontro pubblico con Putin in cui mimava, con uno sfacciato sorriso, il gesto di sparare con la mitraglietta, non in un giorno qualsiasi ma poco tempo dopo l’assassinio di Anna Politkovskaia. Lutto nazionale, semmai, per l’immagine dell’istituzione da lui ricoperta svilita non solo in questa plateale occasione.

Foto Governo Italiano



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