M5S: c’è un’alternativa alla proposta di Conte?

Mauro Barberis

C’era più attesa per la conferenza stampa di Conte, ieri, che per i suoi discorsi da presidente del Consiglio durante la pandemia. Troppe cose, infatti, dipendono dall’esito dello scontro Conte-Grillo: il destino dei Cinquestelle, primo partito in questa legislatura, il futuro del governo Draghi. Persino, sullo sfondo, elezioni politiche che, in caso di implosione del Movimento, potrebbero consegnare il governo alla destra: magari guidata da Giorgia Meloni, che ha completato proprio ieri il sorpasso su Salvini.

E l’attesa non è andata delusa. Conte ha ricordato che non è stato a lui a proporsi come leader del M5S, ma Grillo a chiedergli di farlo. Ha detto pure che, dopo quattro mesi di studi e incontri, ha messo a punto un nuovo statuto del Movimento, sul quale c’è ormai poco da trattare. Tocca dunque al garante Grillo prima, al traghettatore Crimi poi, infine e soprattutto agli iscritti, con il loro voto, rispondere sì o no, accettando lo statuto o respingendolo. Lui, Conte, non accetterebbe neppure una maggioranza risicata, figuriamoci una leadership dimezzata.

Accusato spesso di essere un neo-democristiano, e imparando più dall’esperienza che dai consigli di Rocco Casalino, l’avvocato del popolo non ha usato toni felpati. Ha chiesto un’investitura piena alla guida di un partito leggero e digitale ed ecologico quanto si vuole, ma pur sempre un partito, non un movimento. Il giorno precedente, il primo consigliere di Grillo pre-Casaleggio, Marco Morosini, in un articolo sull’Avvenire, proponeva quella che tutti hanno poi chiamato una diarchia: a Grillo immaginare il futuro, a Conte gestire il presente.

Al di là dei toni secchi dell’avvocato del popolo, mi pare che dalla sua conferenza stampa sia uscita la controproposta di una diarchia asimmetrica, che formulerei così. In ogni istituzione, dalla repubblica romana in poi, ci sono due funzioni: la potestas, il governo vero e proprio, e l’auctoritas, le funzioni di controllo e di garanzia. Anche nel M5S ci potrebbe essere una divisione di compiti simile: Conte fa il leader, Grillo il garante, con il potere di sfiduciare il leader rimettendo la questione al voto degli iscritti. Se poi il partito non andasse bene elettoralmente, Conte ha pure detto che si dimetterebbe.

C’è una alternativa alla proposta di Conte? Ce ne sono più d’una, ma tutte rovinose. L’implosione del Movimento, con i contiani che formano un altro partito – Conte ha detto di non pensarci proprio, ma non l’ha neppure escluso – che però attingerebbe soprattutto al bacino del Pd e forse non allargherebbe granché l’elettorato del centrosinistra. Un rimpasto nel governo Draghi, la rimessa in questione delle alleanze su scala locale e sulle elezioni del Presidente della Repubblica. In prospettiva, la riconsegna del paese a una destra antieuropea.

Forse anche per questo la reazione di Grillo, ancora alle sette del mattino dopo, si fa attendere. I maggiorenti del M5S, Di Maio e Fico, ma anche fedelissimi grillini, come Carla Ruocco e Danilo Toninelli, hanno subito diffuso tweet concilianti, concordanti sulla linea che qui si è chiamata, dopo uno scambio di battute con l’amico Morosini, della diarchia asimmetrica. Ma soprattutto, ripeto, ci sono alternative plausibili, non rovinose, alla proposta di Conte? L’ex presidente del Consiglio, provocando, ha detto che Grillo deve decidere se essere il genitore generoso o il padre-padrone del Movimento. Pare che questo abbia mandato definitivamente in bestia l’Elevato, trattenuto dal rispondere subito no. Io, dopo una notte di sonno, e prima di conoscere la risposta definitiva di Grillo, direi di più, sbilanciandomi definitivamente. Un no dell’Elevato, a questo punto, equivarrebbe a un “Muoia Sansone con tutti i filistei”.



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