Ma quale vittoria di sinistra

In assenza di una forte alternativa politica di sinistra la democrazia si riduce sempre più alla competizione tra diverse versioni dello stesso partito.

Giorgio Cremaschi

Lo schieramento e i candidati del PD hanno sbaragliato gli avversari di destra ed era nell’aria. Persino a Trieste il centro sinistra è stato sul punto di vincere.
La destra a trazione Salvini e Meloni perde ogni elezione importante, anche se i sondaggi la danno tutt’ora in maggioranza. Possono lamentarsi di essere stati colpiti da una campagna di calunnie antifasciste, ma considerando il loro stile e quello dei loro social, beh fanno solo ridere. Semplicemente sono impresentabili e non hanno una proposta politica che non sia inseguire pulsioni reazionarie, ieri contro i migranti, oggi contro il reddito di cittadinanza. Così possono trovare il consenso di Renzi, ma non quello del popolo delle periferie, colpito dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali.

Oggi la maggioranza si astiene e dentro la minoranza che partecipa alle elezioni il PD, con il suo venti per cento, riesce a vincere quasi tutto. Il voto in Italia somiglia sempre di più a quello degli azionisti nelle grandi società per azioni. La grande maggioranza dei piccoli azionisti non partecipa alle assemblee e così la minoranza più forte, con opportune alleanze, riesce a controllare la società. Così il PD riesce a costruire il suo sindacato di controllo.

La sfiducia e la disaffezione al voto della maggioranza dei cittadini, l’alternativa rappresentata da una destra reazionaria e fascistoide, hanno creato le condizioni perché il PD si installi al centro del sistema politico. Naturalmente in questo centro c’è un potere superiore a quello del partito di Letta, quello al quale il segretario del PD riferisce e dedica ogni successo elettorale: quello di Mario Draghi.

La politica economica e sociale del governo Draghi è una classica politica padronale, lo sanno bene i lavoratori licenziati, sfruttati e impoveriti, per cui il governo non fa assolutamente nulla, così come lo sanno la Confindustria e i ricchi per cui il governo fa tutto.

Il governo Draghi è un governo di destra liberale e il PD ne è l’architrave perché è tutto fuorché un partito di sinistra. Ma può sembrarlo di fronte alla destra più ottusa e reazionaria, con una parte della quale peraltro governa tranquillamente.

Cinque anni fa la vittoria di Appendino e Raggi a Torino e Roma e quella di De Magistris a Napoli sembravano scalfire il quadro politico fondato sull’alternanza tra le due destre. Ma il trasformismo fallimentare dei Cinquestelle e la crisi dell’esperienza di sinistra alternativa a Napoli, hanno portato alla restaurazione del vecchio sistema politico.

Lo strumento arbitrario e pasticciato del green pass, vera arma di distrazione di massa, ha poi contribuito a offuscare la questione sociale. Sono cancellati i danni alla salute e alla vita delle persone da parte di un sistema, di cui la pandemia e la sua concreta gestione hanno accentuato tutte le ingiustizie.

Contro queste ingiustizie crescono lotte e mobilitazioni, lo sciopero dell’11 ottobre ne è stato un segno. Ma manca una forte alternativa politica di sinistra e la democrazia si riduce sempre più alla competizione tra diverse versioni dello stesso partito, il partito delle imprese, delle privatizzazioni e degli affari. Semplicemente la democrazia si riduce.

Costruire l’alternativa a Draghi e al sistema che lo sostiene è oggi più necessario che mai.

 

(credit foto ANSA/GIUSEPPE LAMI)



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