Mappe del nuovo mondo: Hans Magnus Enzensberger e Tove Jansson

In questa puntata di "Mappe del nuovo mondo": "Luoghi comuni concernenti la più moderna letteratura" di Hans Magnus Enzensberger e "Magia d’inverno" di Tove Jansson.

Andrea Maffei

Hans Magnus Enzensberger, Luoghi comuni concernenti la più moderna letteratura, contenuto in H.M. Enzensberger, K.M. Michel, P. Schneider, Letteratura e/o rivoluzione, trad. di L. Berti, Feltrinelli, Milano, 1970.
Al tedesco Hans Magnus Enzensberger (1929-2022) abbiamo accennato nella macropuntata dell’ultimo giugno, includendolo fra gli autori i quali non è chiaro da che punto cominciare a leggere. Egli sembra quasi avere scientemente coltivato una letteratura solo di opere minori, cosicché crediamo non gli sarebbe spiaciuto essere ricordato con un testo semisconosciuto, non più pubblicato da oltre mezzo secolo, il breve saggio incluso nell’antologia Letteratura e/o rivoluzione, insieme ai non meno valenti Karl Markus Michel (1929-2000) e Peter Schneider, riuniti attorno alla leggendaria rivista culturale Kursbuch, che al suo primo numero apriva con un inedito di Samuel Beckett e che è tuttora attiva. L’edizione Feltrinelli appare come uno di quei libri che potevano essere concepiti e pubblicati solo negli anni Settanta, quando sembrava francamente realistica la prossima anzi imminente Rivoluzione internazionale, nonché l’avvenire di un mondo (citando Calvino) più umano, e più giusto, più libero e lieto. In poche pagine Enzesberger analizza la coeva situazione letteraria, con sguardo specialmente attento al panorama tedesco. La scelta di recensire quest’opera e non altre sta in una sentenza qui dall’autore pronunciata riguardo l’avanguardia dei tempi, da Tel Quel al Gruppo ‘63 e che però, a distanza di decenni, possiamo estendere anche a gran parte della letteratura tuttora nostra contemporanea. Qui inauguriamo il breve percorso che ci condurrà, nella puntata semestrale di giugno, ad affrontare infine il tema del Postmodernismo. Ebbene Enzensberger scrive (e si assapori d’ogni sillaba il retrogusto anni Settanta): Il suo [riferito all’avanguardia detta] concetto di progresso è orientato sui mezzi di produzione, non sui rapporti di produzione. Per questo i suoi prodotti rimangono ambigui. Non per niente concetti come indeterminatezza, caso e arbitrarietà hanno una funzione centrale nella sua estetica. Torneremo dunque in altra occasione su queste parole. Qui invece occorre aggiungere che il saggio politico-letterario ha rappresentato solo un aspetto della prolificissima e variegata vena di Enzensberger. Essa va dalle ballate su pensatori e scienziati di Mausoleum al poema La fine del Titanic, dal diario fittizio di Josefine e io ai ricordi autobiografici di Tumulto (questi ultimi tutti per Einaudi), passando per i saggi storici romanzati La breve estate dell’anarchia (Feltrinelli) e Hammerstein o dell’ostinazione (Einaudi), rispettivamente dedicati a due a loro volta irregolari come Buenaventura Durruti e Kurt von Hammerstein-Equord. Di fatto a mancare all’appello è un romanzo “canonico”: la più radicale delle ribellioni per lo scrittore di un’epoca in cui ancora pare che fuori dal romanzo non sia salvezza. Non solo artisticamente validi, ma anche generosamente premiati da successi di vendita sono poi stati gli scritti che Enzensberger ha votato alla cosiddetta letteratura per l’infanzia (vi facevamo già cenno in una passata puntata di MDNM). Menzioneremo necessariamente Il mago dei numeri, con illustrazioni di Susanne Berner, in cui il nostro si cimenta con la matematica, ma anche Esterhazy. Storia di un coniglio, scritto con Irene Dische e impreziosito dalle tavole-capolavoro di Michael Sowa (questi ultimi due per Einaudi). E con ciò ci colleghiamo al tema portante di questa specialissima puntata di MDNM.

Tove Jansson, Magia d’inverno, trad. di D. Ziliotto, Salani, Milano, 1992.
Per la letteratura d’infanzia l’equivalente del Nobel è il biennale premio Hans Christian Andersen, assegnato dalla svizzera IBBY (International Board on Books for Young People) e patrocinato dalla regina di Danimarca. N’è insignito uno scrittore e un illustratore. Nessuno ha finora vinto sia l’Andersen sia il Nobel, ma chi ci è andata più vicina (seppure anche Rodari, Andersen del 1970, lo avrebbe meritato) è stata la finlandese di lingua svedese Tove Jansson (1914-2001), premiata da IBBY nel ‘66. La sua letteratura per adulti appare in Italia per la leggendaria Iperborea: citeremo almeno Il libro dell’estate, protagoniste una bambina e sua nonna, insieme su una estiva isoletta di Finlandia, e il tardo Fair play, dedicato alla quotidiana vita comune di due donne (che ricordano l’autrice e la sua compagna, l’artista Tuulikki Pietilä). Ambedue scarni, essenziali, strutturati a episodi autonomi che lavorano per accumulazione, e nel lettore sbuffa una lieve delusione quando scollinando oltre la metà del libro si accorge che “non-succederà-più-nulla-ormai” (lo studioso sa che lo sviluppo narrativo non è imprescindibile, ma il lettore ch’è in lui non sempre lo ricorda!). L’interesse dell’autrice è raffigurare, pennellata per pennellata (era anche pittrice), i rapporti umani, specie di coppia, riuscendoci splendidamente, con delicatezza, umiltà, sobrietà, attenzione, umorismo, discrezione, secondo gli aggettivi impiegati da Ali Smith in proposito, giustamente sottolineando anche una certa poetica del non detto, nei silenzi, nelle riguardose reticenze. Il tema dei rapporti umani – sublimati in amicizia, nel senso più alto del termine – appare anche negli scritti per bambini di Jansson, lungo la fortunatissima saga dei Mumin, di cui fu pure illustratrice. In Italia per Salani, dal primissimo Caccia alla cometa a Le memorie di papà Mumin, il capolavoro è forse Magia d’inverno. Qui il piccolo troll Mumin si sveglia all’improvviso dal letargo, ritrovandosi immerso per la prima volta nel buio perenne del gelo finlandese, che imparerà a conoscere e infine persino ad amare, in compagnia di inaspettati amici. Dalla Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren a Il piccolo principe di Saint-Exupéry, da Pennac – col suo ciclo di Kamo – a Lo stralisco di Piumini, l’amicizia è fra i temi fondamentali della letteratura d’infanzia. Quest’ultima non è caratterizzata dall’evitare certi argomenti a favore di altri (in Magia d’inverno viene trattata persino la morte): piuttosto essi sono riordinati secondo differenti priorità. Conseguentemente anche lo stile muta, i fatti si susseguono, le descrizioni si assottigliano, i personaggi assumono tratti – sovente fisici – maggiormente marcati (di qui la ricorrenza della trasformazione, esempio in Com’è difficile essere un leone di Uri Orlev, ancora Salani). Oggi, celebrando il suo approdo alla letteratura per ragazzi, MDNM riceve due ospiti assolutamente eccezionali. Per primo l’arcinoto, pluritradotto poeta e scrittore Roberto Piumini – peraltro candidato all’Andersen più volte – sorprenderà i lettori con un appello davvero speciale. Infine il maestro e scrittore Roberto Morgese, presidente di ICWA (Italian Children’s Writers Association), che riunisce gli autori per l’infanzia italiani, introdurrà ufficialmente i lettori a questo nuovo mondo. Due fra le più illustri voci in materia: un piccolo privilegio, insomma, un preziosissimo dono.



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