Meglio cantare un orgasmo che un pistolero

Nel panorama musicale italiano dedicato ai più c’è chi, pigramente, conferma stereotipi e alimenta immaginari pericolosi, e chi osa sfidarli. Il brano “Marea” di Madame – un poetico e sensuale omaggio al piacere femminile – dimostra che non è vero che qualità, ricerca e sperimentazione non possano avere successo popolare.

Marilù Oliva

“Sarà, sarà l’oasi in mezzo al Sahara
Sarà pioggia e nubi dal mare
Sarà un corso d’acqua in salita, salita
Samba, coi tuoi occhi samba
Labbra nella carne, fiori nella sabbia
Eh, eh, santa, nei tuoi occhi santa
Nei tuoi tocchi salto, danzo, salta”

Anche quest’anno siamo stati tartassati da tormentoni estivi ripetitivi (non tutti, per fortuna), condensati di parole che – i produttori discografici l’hanno capito – sono viatico verso il successo: “notte”, “privé”, etc. Forse che al giovane pubblico piacciono i concetti semplici e reiterati? Rimane comunque insoluta l’annosa questione: dilettare piegandosi a una logica commerciale o educare alla Bellezza e al pensiero critico?

Per fortuna c’è la vicentina Madame, nome d’arte di Francesca Calearo, e alcuni/e altri/e che spezzano la monotonia. La sua canzone “Marea” è sociologicamente la più interessante perché finalmente infrange ciò che, almeno in Italia, era ancora un tabù: l’orgasmo femminile. E lo fa in una maniera intensa, sensuale, poetica, con metafore che alludono agli umori – “pioggia”, “corso d’acqua” – alle parti anatomiche – “foresta” come pelo pubico – e finalmente vengono nominate le “labbra” della vagina, tanto che la stessa Madame ha chiarito che allude proprio a “tutte e tre le labbra”.

E che dire dell’esplosione vera e propria del piacere, rivelata in brevissimi sketch quasi cinematografici, che trasmettono la potenza dei testi di quest’autrice: “nei tuoi occhi salto, danzo, salta”, “tremerai”, “mani sulla faccia”?

Una danza tra corpi, un sogno erotico che non deve finire ma che deflagrerà in piacere. Un ballo di sguardi fra due amanti su un terreno senza pregiudizi né senso del peccato, come questo verso esplicito: “santa, nei miei occhi santa”, perché la passione ritrova il candore nella sua dimensione più autentica, anche quando il sesso si può spingere al limite, quando si può essere punti da “spine”.

Diversi i rimandi colti e raffinati, come quello alla caligo (nebbia genovese) o a Calipso, simbolo del desiderio e della seduzione, la ninfa responsabile, nell’omerica Odissea, di aver trattenuto Ulisse nella sua isola per ben sette anni, utilizzandolo come toyboy e ritardandone il già travagliato ritorno a Itaca. Ma, come voi ben sapete, il calypso è anche un ritmo popolare afroamericano originario delle Antille e questo vi fa capire come, nei testi di Madame, ogni corrispondenza sia ben studiata.

Scritto un mese dopo Sanremo, questo pezzo dal sound tribale ha spopolato nelle hit e su TikTok e si è conquistato il Disco d’Oro per le oltre 25mila copie vendute. Ciò dimostra che anche la qualità, la ricerca, la sperimentazione possono fare breccia e spopolare, non esiste solo un pubblico lobotomizzato che attende ritmi ripetitivi e canzonette insulse.

La musica è un mezzo importante perché ha un destinatario universale, ma in questo caso si rivolge soprattutto alle nuove generazioni. E se noi a queste insegniamo a trattare in maniera libera e serena la sessualità (anche femminile), cresceranno più felici. Invece si rafforzeranno gli stereotipi – e tutte le conseguenze nefande che ciò comporta – se proporremo brani che ci indurranno ad assuefarci ad antichi schemi.

Nell’era del genderfluid e dei nuovi femminismi, Elettra Lamborghini probabilmente involontariamente tenta (invano, per fortuna) un consolidamento di vecchi paradigmi patriarcali, giocando su atmosfere western e rimandi a Bonnie e Clyde. Mi riferisco a “Pistolero”, dove sdogana l’idea del maschio a suo dire “vero”, cioè (secondo lei) prestante, ricco, che non deve chiedere, anzi, deve pretendere, esibirsi in alte performance sessuali e magari atteggiarsi anche un po’ a stronzetto.

“Ma dimmi se sei un uomo, vero
Un pistolero
Poi dimmi una bugia, per farmi solo tua
Cercavo solo un uomo, vero
Un bandolero
Che mi rubi il mare
Amore criminale”

Prima parlavo di inconsapevolezza perché, forse, se ci fosse stata alla base un po’ di informazione verso quello che accade attorno a noi (e quindi un po’ di attenzione), si sarebbe evitata la locuzione “amore criminale”. Da anni io e fior di scrittrici, giornaliste, intellettuali e colleghi di entrambi i sessi ci spendiamo perché venga abolita: “amore criminale” è un ossimoro fuori luogo spesso utilizzato in maniera impropria nei titoli dei quotidiani per giustificare tacitamente i tanti femminicidi che – i dati Istat lo confermano – ancora non accennano a calare. Se è criminale non è amore. Mi si risponderà che qui il riferimento era alla parabola banditesca, certo: ma utilizzare questa dicitura con tanta leggerezza in una canzone destinata a diffondersi tra i giovanissimi è pericoloso. Molto più di quanto si immagini, perché i modelli che la nostra mente introietta, soprattutto a quell’età, non sono immediatamente percepibili.

Può aiutare quindi la musica a svecchiare dalle ragnatele patriarcali? Eccome che può farlo e Madame ne è un esempio, così come lo è stata con la sua produzione precedente (penso anche a “Sciccherie”, altro esperimento ardito che ha riscosso molto successo). Non voglio insistere in senso contrastivo ma c’è una bella differenza tra la frase “dimmi una bugia per farmi solo tua” (“Pistolero”) dove viene rimarcata l’idea del possesso e del corpo femminile come territorio di conquista. Tutt’altro tenore il verso di Madame “Liberata dal karma, liberata da rabbia”, parole che danno invece un’idea di autoaffermazione e distensione nel piacere.

Abbiamo semplicemente due tendenze che rispecchiano le anime del nostro paese. Da un lato persevera un impasto vecchio, concetti antichi riproposti con nuove variazioni, e mescolati ad altre tendenze. Dall’altro abbiamo la consapevolezza, il desiderio di affermarsi, di scoprire, di osare e farlo con competenza.

Lamborghini è in buona compagnia, quest’estate, basti pensare all’attacco di “Salsa” (J-Ax feat Jake la Furia) uno dei più misogini mai sentiti:

“Lei sta con te/Ma sembra un gatto che si mangia il topo alla fiera dell’Est / Fingo che non la conosco ma invece è la fiera dell’ex/ È stata con me e pure con Nek e con altri tre”.

Io all’inizio stentavo a crederci. Nel 2021 siamo ancora qui a contare quanti maschietti si fanno le donne? Ma quanto siete vecchi, ragazzi miei! E dire che stiamo parlando di J-Ax, lo stesso che, con gli Articolo 31, nel 2000 cantava “Guapa Loca”, un inno alla donna che anticipava – con molta lungimiranza – quelle che sarebbero state le contaminazioni con le sonorità latine che ora imperversano all’unisono. Da questa parte della barricata, quella che immagino ubicata in un logoro paesino conservatore, stanno anche il duo Annalisa e Federico Rossi, di cui vi invito a visionare il video perché è eloquente. E soprattutto è la testimonianza che lì, come in molti ambiti professionali e artistici, il grosso del lavoro deve svolgerlo la donna: praticamente fa quasi tutto Annalisa. Canta, balla, si dimena, provvede perfino al coro. Senza contare i giochi di sguardi suadenti. Lui si limita ad apparire con posa da piacione agghindato alla James Dean con scarpe sberluccicanti, ripete le due strofe del ritornello con molta flemma, gridando da ogni poro: “Macho sono! Macho”.

È soltanto Madame, tra le giovani, a difendere l’emancipazione delle donne sulla scena musicale italiana? No, per fortuna. Abbiamo Levante, abbiamo Emma e diverse altre valide cantanti in gamba. Però con “Marea” questa ragazza ha osato molto. Ha lanciato un brano fresco, sperimentale, coraggioso. Ogni sua canzone è una sorpresa, perché Madame è brava e non ha paura. Ma soprattutto – e questa è la sua forza – se ne sbatte degli stereotipi.



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