“Mavka e la foresta incantata” ci dimostra che l’Ucraina non solo esiste ma esporta anche bellezza

È giunto anche in Italia il film d’animazione ucraino tratto dall’opera eponima della poetessa e scrittrice Lesja Ukraїnka. Un film che mescola il mito e il folklore con l’attualità e che ci ricorda l’importanza dell’amore e della fiducia reciproca per non cedere alla guerra. Un’opera che ribadisce la posizione dell’Ucraina sulla mappa della cultura pop internazionale mettendo a tacere chi vorrebbe cancellarne la stessa esistenza.

Redazione

Nel suo discorso del 21 febbraio 2022 preludio all’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte delle truppe russe, Putin affermava che l’Ucraina non esiste, che “è stata creata dalla Russia e ne è parte integrante, per la sua storia e la sua cultura”. Un discorso volto a riscrivere la storia, a nullificare una nazione, un popolo e la sua cultura per legittimarne l’aggressione. Un atto vile e sconsiderato che in quel momento ha contribuito, per tanti, alla sicura e definitiva collocazione dell’Ucraina sulla carta geografica mondiale, molto di più di quanto non fosse successo in precedenza con la rivoluzione arancione, la Rivoluzione della dignità (nota in Europa come Euromajidan), l’annessione della Crimea e il conflitto a più bassa intensità nel Donbas. L’Ucraina è quindi finita al centro del dibattito internazionale in quanto oggetto delle mire russe; un ruolo imposto da altri, che non solo avrebbe causato un’infinita scia di morte e distruzione ma che non le rendeva nemmeno giustizia sul piano morale.

L’Ucraina infatti non è certo solo questo: già grazie a una vivace temperie cinematografica e musicale (pensiamo ai film di giovani registi ucraini presentati e premiati a festival europei come Venezia, Berlino e Karlovy Vary negli ultimi anni, o alla vittoria di Jamala e della Kalush Orchestra all’Eurovision 2016 e 2022), l’Ucraina di recente si era proposta sul palcoscenico mondiale presentando al mondo la sua cultura autoctona. Ora con Мавка. Лісова пісня, Mavka. Il canto della foresta‘, tradotto in Italia come Mavka e la foresta incantata, l’Ucraina mostra un’altra sua faccia attraverso un film d’animazione diretto da Oleh Malamuzh e Oleksandra Ruban, realizzato dagli studi Animagrad e FILM.UA Group. Ma in che modo il lungometraggio porta sul grande schermo la cultura ucraina in un modo di cui la Russia non potrebbe impossessarsi nemmeno attraverso il più subdolo artificio retorico?
Lo fa attraverso la messa in scena del poema drammatico eponimo in tre atti composto dalla scrittrice e poetessa Lesja Ukraїnka  (1871-1913), scritto nel 1911 e messo per la prima volta in scena a Kiev nel 1918. Lesja Ukraїnka (pseudonimo di Larysa Petrivna Kosač-Kvitka) è un’autrice che fa parte a pieno titolo del pantheon letterario ucraino, tanto che la sua effigie è impressa sulle banconote da 200 grivne, la valuta nazionale. Il poema Il canto della foresta è inoltre letto a scuola da tutti gli studenti ucraini, così come avviene in Italia con la Divina Commedia e I promessi sposi, ed è una presenza fissa sui palcoscenici di diversi teatri di spicco del Paese.  Ma non solo: nella sua breve vita Ukraїnka si è battuta con la sua penna e il suo ardore contro l’impero zarista; di orientamento politico progressista, tanto che divenne co-fondatrice della prima organizzazione socialdemocratica ucraina in Transnistria, il gruppo Socialdemocrazia ucraina, e di convinzioni femministe, Ukrainka è per il suo popolo un simbolo di assoluta indipendenza – tanto più che il suo “cognome d’arte” significa per l’appunto “donna ucraina”.

Originaria della Volinia, visitò a più riprese le regioni occidentali dell’Ucraina, le cui foreste sono uno dei protagonisti assoluti del film e hanno fornito una vivida ispirazione agli illustratori che vi hanno lavorato. Fin dalle prime sequenze in cui lo spettatore viene letteralmente fatto planare al di sopra della foresta incantata, dai colori vividi e sgargianti, si trasmette l’amore per un territorio da preservare, che non vuole essere calpestato da umani privi di cuore puro – e figuriamoci dai loro carri armati, ma su questo aspetto si tornerà in seguito. Lo stile è molto simile alla computer grafica della Pixar, ma i paesaggi e gli elementi del folklore vengono trattati in un modo sapiente da parte di chi quei luoghi e quegli elementi culturali li conosce bene, senza alcune facili stereotipizzazioni che corrono spesso in aiuto a chi deve rappresentare mondi in prima persona alieni. Il folklore e i miti locali si mescolano con la musica tradizionale e con la cultura folk contemporanea, tanto che il gruppo in cui suona il protagonista maschile del film, Lukas, è la riproduzione della nota band folk-sperimentale Dakhabrakha.

Ma ora è il momento – ed era ora, sospirerà il lettore – di delineare per sommi capi la trama del film. L’accesso alla foresta incantata è severamente proibito da quando un uomo, proprietario di una segheria, venne aiutato con l’acqua della sorgente della vita per curare quella che in realtà si scoprirà essere sua moglie, la malvagia Kylyna. Ma, anziché mostrare gratitudine, l’uomo si lasciò andare alla cupidigia e alla volontà di dominio, tornando con altri suoi simili per impossessarsi interamente della sorgente. Da quel momento l’ingresso agli umani è stato così interdetto, finché a spingersi nel cuore della foresta non è il giovane Lukas, ragazzo dal cuore puro e dalle buone intenzioni, che lì vi incontra Mavka. Inizialmente diffidente a causa di tutto ciò che le hanno detto sugli umani, Mavka si arrende via via all’amore per Lukas, che arriva al suo cuore grazie ai due linguaggi universali che possiede l’essere umano: la musica e l’amore. Ma il giovane è vittima di una macchinazione da parte di Kylyna, che lo imprigiona e con l’inganno riesce a estorcergli la localizzazione della foresta incantata, che la crudele donna invade con il suo bulldozer. La guerra che ne segue si prospetta sanguinosa e a fermarla è Mavka a costo della sua stessa vita. Una parte, questa, assente dal poema originale di Ukraїnka, che ci fa bruscamente risvegliare nell’attualità che l’ha evidentemente ispirata.

Mavka, il cui cuore da Kylyna era stato dirottato verso la sfiducia nei confronti degli uomini e dell’amore e che aveva ceduto all’ira per annientare l’orrore che le si parava davanti, viene ricondotta alla vita attraverso la fede nella bontà e nell’amore risvegliate in lei dagli esseri umani e dagli spiriti della foresta, che finalmente trovano una nuova concordia. Perché, al di là di tutte le analisi razionali a cui possiamo dedicarci, è nella paura e nel timore reciproco che la guerra trova la sua origine e la sua linfa. Un cuore pieno di fiducia e amore – ci suggerisce il film – genera concordia, non guerra.
Al di là di una storia coinvolgente seppur piuttosto prevedibile dato il suo radicamento nel folklore e negli archetipi, tra la meravigliosa rappresentazione delle foreste e la colonna sonora che ci restituisce il sound del folk ucraino, il lascito più importante di Mavka e la foresta incantata è ricordarci che non solo l’Ucraina esiste ma che può anche esportare la bellezza della sua cultura a livello internazionale.

CRDITI FOTO: Studio Animagrad

 

 

 



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