Meloni, Crosetto e la “logica di guerra”

Terra Santa, Ucraina, Mar Rosso: il ministro Crosetto, esponente di spicco del partito “Fratelli di guerra”, confonde difesa e interessi di settore, scegliendo sempre e comunque la risoluzione non pacifica dei conflitti. Il nuovo governo, come i precedenti ma persino con maggiore enfasi, sposa la linea di Washington, e sarà lo stesso nel caso in cui tornasse Trump.

Michele Martelli

Guerra è pace”: nel romanzo 1984, era uno degli slogan orwelliani inciso sulla facciata del Palazzo della Verità; alternato all’immagine del “Grande Fratello”, veniva proiettato sempre e ovunque sullo schermo dei cinegiornali dello Stato distopico di Oceania. Nell’Italia melonista di oggi, sul Palazzo del Ministero della Difesa presto potremmo leggere una scritta analoga, mentre già da mesi, in omaggio a Orwell e non a Tolkien, su gran parte di tv e telegiornali campeggia la bionda effige del “Grande Fratello o Sorella d’Italia” (scegliete voi), “l’uomo (sic!) dell’anno” in gonnella della Garbatella che fa impazzire la stampa di destra, primi fra tutti Fratello Bocchino e il quasi Fratello Sechi.
I nomi di diversi ministeri sono stati cambiati da SoyGiorgia: Guido Crosetto, Ministro della Difesa, meglio sarebbe stato chiamarlo Ministro della Guerra. Una sua recente intervista su La Stampa (29/01/2024, p. 6) è in sostanza il manifesto programmatico, atlantista e bellicista, del governo Meloni. “Lo scenario globale è cambiato”, dice il ministro, “non ci sono più regole e recinti”, urge riarmarsi, “riformare le Forze armate”, “richiamare i riservisti”, assumere nuovi tecnici ed esperti militari, insomma prepararsi alla guerra. Ma perché? La risposta di Crosetto è, nei suoi vari punti, quella già preconfezionata dalla vecchia e nuova Nato, sotto il comando degli Usa, ossessionati dal sogno egemonico del New American Century da dopo il crollo dell’Urss. Un sogno che è già un piano da incubo, in cui Biden vuole veder partecipare i paesi dell’Ue, con un programma nazionale di riarmo a supporto del Patto neo-atlantista contro i “nuovi nemici”.
E indovina chi e dove sono? Per il fido Crosetto, “Russia, Iran, Corea del Nord e Cina”: facile indovinarlo,  basta scorrere i dispacci del Pentagono o i resoconti delle riunioni di Ramstein riportati dalla stampa. E i teatri principali di guerra? Quelli attuali o potenziali, dall’Europa dell’Est, al Medio-Oriente, all’Indo-Pacifico (vedi la “questione di Taiwan”, a cui il ministro ha accennato in un suo successivo intervento). E veniamo, diciamo così, agli spiccioli. Che cosa succede a Gaza? Troppe vittime civili” (di chi, di che cosa?) dopo “i crimini di Hamas”: nessun cenno alle bombe e ai tank di Netanyahu, criticato da Guterres, contestato nel suo paese e indagato e ammonito dalla Corte dell’Aja per “rischio genocidio”. Intanto aumenta il rischio di escalation in Medio-Oriente, dove c’è uno scambio di attacchi armati tra Houthi e forze filo-iraniane e anti-israeliane da un lato, e Stati Uniti e Gran Bretagna dall’altro. E il governo dei Fratelli di Guerra che fa? Delibera l’invio nel Mar Rosso di un’altra fregata, la terza: non ancora autorizzati a bombardare, ma pronti, spiega Crosetto, “a rispondere agli attacchi anche anticipandoli”: è la teoria ignobile della “Guerra preventiva” di George W. Bush, una catastrofe per l’ordinamento mondiale garantito dall’Onu e dal diritto internazionale. “Il Parlamento sarà coinvolto”? “Ci saranno comunicazioni o passaggi formali, poi il voto”, è la risposta. Che bypassa sia il pacifismo costituzionale (art. 11) sia la funzione legislatrice del Parlamento, ridotto a passacarte dei decreti-legge del governo. Il governo del premier, il premierato, o meglio la “capocrazia che ci manderà all’inferno” (M. Ainis) è già cominciata. A nostra insaputa.
E la guerra nell’Europa dell’Est? Non “uno sforzo maggiore per arrivare alla pace in Ucraina”, come chiedeva l’intervistatore, ma “la continuazione della guerra”: una guerra, assicura l’italico Fratellone, che durerà “a lungo, perché Putin ha ancora l’idea di arrivare a Kiev”: ma non c’era già arrivato, mi pare, per far poi marcia indietro, perché aveva “l’idea”, fallita, non di occupare Kiev, ma di provocare un regime change all’americana? In ogni caso, bisogna aiutare l’Ucraina. E come? In forniture d’armi, in base ai desiderata della lobby dell’industria di guerra, non perché si giunga ad un negoziato o a un “cessate il fuoco”: questo il meloni-crosetto pensiero sull’argomento. Altrimenti, dice l’ineffabile Ministro del Gabinetto di Guerra, “potremmo trovarci Putin sotto casa”. È la banale ripresa dello spauracchio anti-Urss della vecchia Dc: “i cosacchi abbevereranno i cavalli nelle fontane di S. Pietro”. Il Crosetto atlantista glissa sul fatto che, come da tempo ripete papa Bergoglio, è stata la Nato ad arrivare per prima ad “abbaiare alle porte di Mosca”.
La “logica di guerra” implica il presupposto dell’”opposizione amico/nemico” (C. Schmitt). E se il nemico non c’è? “Se l’Unione Sovietica non fosse esistita, – scriveva Günther Anders nel 1980 – gli Stati Uniti avrebbero dovuto inventarla”. L’industria di guerra lo imponeva. Onde la serie satanica dei “nuovi Hitler” inventati da Washington, dopo la fine dell’Urss. “Poco probabile un attacco diretto» all’Italia, conclude Crosetto, ma bisogna “intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani [!?!]”. Ma allora il minaccioso prossimo venturo “Putin sotto casa” era una balla? Forse per nascondere il “Biden in casa”? Penso alle tante basi militari Usa, sotto copertura Nato, disseminate lungo tutta l’Italia, peninsulare e insulare, col privilegio di avere il 40% di armi atomiche americane in Europa. L’interventismo crosettistico in ogni angolo del mondo, a migliaia di chilometri dai nostri confini, non è in realtà che l’allineamento ribadito, ma camuffato di italianità, all’interventismo militare degli Usa degli ultimi venti o trent’anni. Non Fratelli d’Italia, ma Fratelli d’America. Bidenisti o trumpisti, non fa molta differenza.



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