MicroMega 5/2021 – Presentazione e sommario

Dai cambiamenti della lingua all’ecosocialismo, da Keynes a Omero: dal 16 settembre in edicola il nuovo numero di MicroMega.

Redazione

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Dai cambiamenti della lingua all’ecosocialismo, da Keynes a Omero, dalla pandemia alla potenza della fotografia: è un ricchissimo miscellaneo il numero 5 di MicroMega, in edicola e libreria dal 16 settembre.

Il volume si apre con un iceberg sui rapporti fra la lingua e i cambiamenti sociali. Cecilia Robustelli sottopone lo schwa (ə) al vaglio della linguistica e spiega perché usarlo per sostituire le desinenze maschili e femminili modifica a tal punto la struttura morfologica della lingua da comprometterne la funzione comunicativa. Altre innovazioni della lingua sono invece perfettamente compatibili, se non addirittura previste, dal nostro sistema linguistico. È il caso dell’uso dei femminili professionali: se si incontrano resistenze, dunque, è solo per la straordinaria forza delle abitudini, come dimostra l’esperienza della maîtresse de conférences Barbara Carnevali. È in questo dibattito che sono stati risucchiati i lessicografi, cui spetta il difficile compito di redigere i dizionari. Rita Librandi ricostruisce la vicenda dei sinonimi della parola “donna” indicati in alcuni vocabolari, emblematica della delicata funzione di questi ultimi: preservare la lingua e allo stesso tempo registrarne le evoluzioni.

Il nostro è un Paese malato di giustizialismo, come da più parti periodicamente si afferma, o invece affetto da una cronica impunità delle classi dirigenti? E qual è il ruolo dell’informazione? Un faccia a faccia senza perifrasi fra il direttore di Linkiesta Christian Rocca e il giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto su giustizia, politica e informazione.

Nella sezione “Labirinto” Marco d’Eramo racconta come il neoliberismo abbia vinto non solo la guerra economica, ma anche quella ideologica; Lucio Baccaro e Massimo D’Antoni ricostruiscono il dibattito italiano che portò all’adozione dell’euro, sottolineandone limiti e omissioni; Enrico Grazzini riporta alla luce un saggio di Keynes ingiustamente dimenticato, nel quale il padre della macroeconomia difende la sovranità finanziaria; Ferruccio Pinotti e Stefano Mazzola ricostruiscono la rete di relazioni che lega i poteri politici italiani a quelli cattolici; alla luce dell’esperienza dell’Aids, Paolo Crocchiolo dimostra che combattere le epidemie è anche una questione di giustizia sociale; e Francesco Pallante spiega perché con le modifiche al Titolo V della Costituzione il nostro regionalismo è andato fuori dallo spirito della Carta.

Ad arricchire il volume due saggi di due grandi studiose: la storica Eva Cantarella ci conduce in un viaggio nei poemi omerici alla ricerca dei primi passi di quella straordinaria conquista umana che è l’autonomia, mentre la filosofa statunitense Nancy Fraser spiega in un lungo e approfondito saggio perché un ambientalismo che non metta in discussione le fondamenta del capitalismo non va molto lontano.

Il volume si chiude con la straordinaria testimonianza, arricchita da molte foto, di Tano D’Amico, uno dei più importanti fotografi italiani, testimone delle lotte dei lavoratori e dei ceti popolari lungo diversi decenni.

IL SOMMARIO DEL NUMERO

ICEBERG – lingua e società

Cecilia RobustelliLo schwa al vaglio della linguistica
La lingua è certamente una struttura plastica, che evolve e si adatta alle nuove esigenze di chi la usa. Ma, almeno dal punto di vista della linguistica tradizionale, non tutte le innovazioni sono equivalenti. Introdurre nuove parole o l’uso dei femminili previsti dalla struttura grammaticale ma a lungo tempo ignorati, per esempio, sono cose completamente diverse rispetto all’intervenire sulla struttura morfologica della lingua usando desinenze non previste. Scelta, questa, che può avere conseguenze critiche sul piano della comunicazione.

Barbara CarnevaliLa forza delle abitudini. In difesa della lingua inclusiva
Sono ormai decine e decine i documenti che circolano in università, ministeri, comuni per invitare a usare una lingua inclusiva, che non rimanga pigramente appiattita sul maschile sovraesteso. Un fermento che si scontra con l’ostilità di una parte del mondo intellettuale, anche di sinistra, che si arrampica sugli specchi pur di non mettere in discussione le proprie abitudini, i propri pregiudizi e i propri privilegi. La testimonianza di una maîtresse de conférences.

Rita LibrandiFra conservazione e aggiornamento: a cosa serve un dizionario?
La discussione attorno ai sinonimi della parola “donna” che comparivano nell’Oxford Dictionary e nel Dizionario Treccani ha improvvisamente catapultato il lavoro dei lessicografi, di solito svolto dietro le quinte, nel dibattito pubblico. Un compito difficile quello di chi compila i vocabolari, che si muove costantemente sul crinale fra la necessità di preservare la lingua e quella di registrarne le evoluzioni.

DIALOGO

Christian Rocca / Gianni BarbacettoIl Paese dei mascariati o degli impuniti? Faccia a faccia (senza perifrasi) su giustizia, politica e informazione
Periodicamente il nodo giustizia-politica-informazione torna prepotente a occupare il dibattito pubblico. “Perché siamo un Paese affetto dal cancro del giustizialismo”, sostiene il direttore di Linkiesta. “No, perché la classe politica non tollera il controllo di legalità della magistratura”, risponde il giornalista del Fatto Quotidiano.

SAGGIO 1

Eva CantarellaLa nascita della coscienza
Quando abbiamo scoperto la nostra libertà morale, la consapevolezza di essere protagonisti delle nostre azioni, la nostra capacità di autodeterminarci? In altre parole, di essere dei soggetti? Già nei poemi omerici è possibile rintracciare i primi passi di quella straordinaria conquista umana che è l’autonomia.

LABIRINTO

Marco d’EramoIl concetto di libertà nell’epoca del capitale umano
Mentre a sinistra si snobbano parole come “ideologia” e si invita al pragmatismo, i neoliberisti hanno capito molto bene che la lotta per l’egemonia sociale ed economica passa anche per l’egemonia ideologica, riuscendo per esempio a convincerci che non c’è più lotta di classe, perché non ci sono più le classi: siamo tutti imprenditori! Anzi, tutti capitalisti! E se un migrante affoga nel mare di Sicilia, è un imprenditore che ha fatto male i suoi calcoli…

Lucio Baccaro e Massimo D’AntoniIl capitalismo italiano aveva davvero bisogno dell’euro?
A metà degli anni Novanta la scelta dell’Italia di entrare nell’euro non fu oggetto di grandi discussioni, ma venne dai più (anche a sinistra) considerata un passo necessario per far maturare il capitalismo italiano affetto da tare antiche. Eppure già con i parametri di allora si poteva prevedere che la perdita della leva monetaria avrebbe necessariamente condotto a politiche di austerità. Questo non significa che sarebbe oggi possibile o desiderabile fare marcia indietro, ma è bene prenderne coscienza per valutare le scelte future.

Enrico GrazziniKeynes e la sovranità finanziaria
In un articolo quasi dimenticato il padre della macroeconomia sottolinea l’importanza dell’autosufficienza nazionale e della piena sovranità in campo finanziario e monetario. Certo, dalle sue analisi risalenti al 1933 sarebbe scorretto trarre conclusioni relative alla situazione attuale. Quel che si può dire però è che difficilmente il grande economista britannico avrebbe sostenuto la proposta di una sola moneta, l’euro, per Paesi così diversi fra loro e la rinuncia alla sovranità monetaria da parte degli Stati.

Ferruccio Pinotti e Stefano MazzolaI poteri cattolici, sempre più monopolio
In Italia, durante le crisi sistemiche, il ricorso alle “riserve” dei grandi poteri cattolici, in tutte le loro sfaccettature, rimane un porto sicuro per cercare soluzioni a situazioni di difficile gestione. Non fanno eccezione gli ultimi anni e gli ultimi governi: da Giuseppe Conte a Mario Draghi, da Marta Cartabia allo stesso Mattarella, tutti gli intrecci fra politica italiana e Oltretevere.

Paolo CrocchioloIl liberismo moltiplicatore di epidemie: dall’Aids alla Covid19
Il problema dei vaccini, come dei farmaci in generale, non sta tanto nella loro efficacia (ormai ben comprovata), quanto nella loro modalità di distribuzione. E lasciare che il contagio si diffonda incontrollatamente in alcune fasce sociali o in determinate zone del mondo, oltre a essere profondamente ingiusto, è anche una scelta autolesionista.

Francesco PallantePer un regionalismo secondo Costituzione
La gestione della pandemia ha mostrato in maniera inequivocabile i disastri a cui ha condotto il regionalismo italiano. È urgente tornare allo spirito costituzionale, che riconosce gli enti territoriali come mezzi e non fini in sé, collocando l’interesse generale al di sopra degli interessi particolari a cui sempre più spesso invece le regioni sono asservite.

SAGGIO 2

Nancy FraserI limiti dell’ambientalismo e la proposta ecosocialista
La crisi climatica che stiamo vivendo è l’ultima espressione della contraddizione ecologica intrinseca al capitalismo. I vari ambientalismi che rimangono nell’orizzonte di questo sistema economico sono destinati, se va bene, a dilazionare di qualche tempo la crisi stessa (sempre che la catastrofe non ci travolga prima). Una politica ecologica seria invece non può che essere anticapitalista e cogliere i nessi fra le contraddizioni ecologiche e quelle non ecologiche del capitale.

MAESTRI

Tano D’AmicoRiscattare gli ultimi. Il potere della fotografia
I volti, i corpi, gli sguardi degli ultimi: nelle foto di Tano D’Amico, romano d’adozione, che ha documentato le lotte e le manifestazioni di piazza nei difficili anni Sessanta e Settanta, si vede quello che l’immagine in sé non dice. Perché sono quei volti, quei corpi, quegli sguardi a parlare, raccontando il dolore e la speranza, la sofferenza e la lotta.

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