La destra europea ha il suo accordo sui migranti

Il nuovo accordo europeo prevede la redistribuzione su base volontaria, con un contributo economico ai paesi d’arrivo per chi non vuole accoglierli. Così si supera Dublino ma vince la destra che non vuole accogliere.

Valerio Nicolosi

Redistribuzione europea dei migranti che arrivano via mare senza quote obbligatorie ma con un sostegno economico ai paesi di prima accoglienza: è questa la sintesi di un accordo dei ministri degli Interni europei per il superamento del trattato di Dublino per la gestione dei flussi migratori. 

Quindi solidarietà su base volontaria tra i paesi membri dell’Unione Europea con 12 di questi che hanno dato disponibilità ad accogliere i migranti che arrivano via mare in Grecia, Italia, Spagna, Malta e Cipro, stati che in questi anni hanno subito una pressione a fasi alterne, con momenti di picco di arrivi stimati in centinaia di migliaia, mentre nei momenti di flusso “stabile” si sono registrati decine di migliaia di arrivi all’anno. 

Nulla in confronto all’esodo al quale abbiamo assistito recentemente: cinque milioni di persone in quattro mesi sono scappate dall’Ucraina per raggiungere i paesi dell’Unione Europea, un flusso mai visto prima nella storia recente che in Italia ha portato più di centomila persone, distribuite senza nessuno sforzo particolare per le istituzioni locali, segno che un’emergenza reale non è mai esistita e che, anche quando arrivarono 160mila persone nel 2016, il vero problema è sempre stato politico, con la destra europea pronta a fare barricate contro i migranti asiatici e africani con parole d’ordine come “invasione”, “sostituzione etnica”, e con la socialdemocrazia e il “campo progressista” a inseguirli su questi temi per paura di perdere consenso. 

Proprio questa destra europea, xenofoba e suprematista, ha bloccato per anni la riforma del trattato di Dublino e delle quote obbligatorie per la redistribuzione, lasciando il carico della gestione dei flussi ai paesi mediterranei. Ma, dopo lunghissime trattative, ha dovuto cedere su alcuni punti e così la presidenza di turno francese ha potuto strappare un risultato, ancora parziale, importante per i prossimi anni. Non quote obbligatorie, dicevamo, ma redistribuzione su base volontaria, alla quale hanno già aderito almeno 12 paesi membri (alcune fonti parlano di 15) sui 27 totali, con i quali però è ancora in fase di trattativa la quantificazione delle quote, dettaglio non da poco. Oltre ai cinque paesi mediterranei (Grecia, Cipro, Italia, Malta e Spagna), hanno aderito sicuramente Francia, Germania e Irlanda che hanno già comunicato le loro quote: 3mila per i transalpini, 3.500 per la Germania e 350 per l’Irlanda. Per gli altri paesi stanno trattando gli ambasciatori ma non c’è un elenco ancora definitivo perché Bruxelles e la commissaria Johansson continuano a fare pressione per portare i paesi membri in questo accordo. 

In cambio della redistribuzione, i paesi d’arrivo si impegnano a registrare tutti i migranti e a non permettere, come accaduto in passato, di lasciare il paese in poche ore o giorni senza essere registrati, e quindi con la possibilità di chiedere asilo in altri paesi senza la possibilità di essere rimandati indietro. Questa è una battaglia storica dei paesi del Nord Europa che hanno sempre recriminato la poca efficienza sulla registrazione come un arma di pressione dei paesi del Sud. 

Presumibilmente chi non accetterà i migranti saranno i paesi dell’ex blocco di Visegrad: Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che in questi anni si sono opposti a ogni riforma sul tema, con l’Ungheria di Orban nel ruolo di primo paese a alzare un muro contro i profughi siriani, iracheni e afghani nel 2015, quando la rotta balcanica vedeva centinaia di migliaia di persone in marcia verso il Nord Europa. 

Per loro basterà contribuire alle spese dei paesi d’arrivo, un’arma politica che possono giocarsi in casa per non perdere consenso. Tra meno di un anno invece, se dovesse vincere la destra in Italia, l’imbarazzo sarà per Salvini e Meloni, traditi dai propri alleati in Europa che possono pulirsi la coscienza con un contributo, lasciando la pressione migratoria tutta sui paesi mediterranei.

CREDIT FOTO: VALERIO NICOLOSI



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