“Questo è l’inferno”: sull’asilo, l’Europa deve ripristinare lo Stato di diritto

Senza un reale cambiamento nella strategia europea in materia di rifugiati e migranti, altre persone innocenti moriranno nel Mediterraneo, a Melilla e sugli isolotti fluviali infestati da scorpioni tra Grecia e Turchia.

Matthaios Tsimitakis

Non era la prima volta che un rifugiato moriva mentre tentava di attraversare il fiume Evros tra Grecia e Turchia. Poche settimane prima della notizia della morte di una bambina di cinque anni a causa della puntura di uno scorpione su un isolotto fluviale tra i due Paesi, un uomo è stato picchiato a morte e altri due sono annegati mentre venivano respinti.

Il governo greco alla fine ha salvato le 39 persone bloccate sull’isolotto, ma solo dopo le aspre critiche della Corte europea dei diritti dell’uomo e giorni di proteste pubbliche.

Nella prima versione ufficiale della storia del governo greco, i richiedenti asilo non erano sul suolo greco e la bambina di cinque anni non era morta. In realtà, la risposta ritardata alla crisi umanitaria mirava a mostrare al mondo che la Turchia, “Paese terzo sicuro”, e non solo la Grecia, sta spingendo le persone oltre il confine.

In altre parole, nelle zone cuscinetto migratorie europee muoiono persone innocenti, vittime di un insensato litigio tra le istituzioni di sicurezza sotto il concetto ampio e poco chiaro di guerra ibrida, che si trasforma in una vera guerra contro coloro che hanno l’obbligo legale di proteggere.

Nel corso dell’ultimo anno, la Grecia ha ulteriormente ampliato la barriera che la separa dalla Turchia nel tentativo di tenere fuori rifugiati e migranti. Ma non è stata l’unica misura a “sigillare” la frontiera. Rapporti investigativi hanno mostrato che le autorità greche stanno utilizzando migranti e rifugiati come mezzi per imporre respingimenti illegali sul fiume Evros. Secondo un altro rapporto, Frontex, insieme a Europol, avrebbe contribuito attivamente a un sistema di sorveglianza di massa ai confini dell’Unione Europea con la Turchia, raccogliendo dati personali sensibili da rifugiati e migranti.

Inoltre, in un contesto in continuo peggioramento, gli operatori umanitari stanno pagando un prezzo sempre più alto: nel 2021, 140 sono stati uccisi in tutto il mondo e molti altri sono stati rapiti o  perseguiti.

Lontano dai valori umanitari

Sull’Evros e nel Mar Egeo, è stato dimostrato che le autorità greche stanno impiegando respingimenti e “drift back” – abbandonando i richiedenti asilo in mare – con effetti letali. Non sempre salvano vite, come è richiesto.

Secondo l’OLAF, che indaga su frodi, corruzione e gravi comportamenti scorretti all’interno delle istituzioni dell’UE, Frontex ha cercato in alcuni casi di nascondere tali tattiche.

Il gruppo di ricerca di Architettura forense e le organizzazioni civiche hanno documentato almeno 1.018 drift back che coinvolgono in totale oltre 27.400 persone. In altre parole, non si tratta solo di spingere i limiti delle forze di sicurezza nella protezione del confine, ma di identificare le persone stesse come una minaccia da affrontare… E ciò non si limita solo a Grecia e Turchia

La morte a giugno di almeno 23 migranti [37, secondo le ong] che dal Marocco cercavano di entrare nell’enclave spagnola di Melilla è stata davvero orribile. In quello che è stato l’incidente più grave registrato quest’anno ai confini terrestri europei, il Consiglio nazionale per i diritti umani del Marocco, sostenuto dallo Stato, ha affermato che i migranti sono soffocati mentre cercavano di assaltare il confine.

Gli analisti hanno collegato il tentativo di attraversamento di massa della barriera con la disputa sull’ex colonia spagnola del Sahara occidentale. Ad aprile, un rinnovato accordo di sicurezza tra Spagna e Marocco ha dato il via libera a un più aggressivo controllo della frontiera da parte del Marocco, un mese dopo che la Spagna aveva promesso il suo sostegno a un piano marocchino per il futuro del Sahara occidentale, dove un conflitto separatista si trascina da cinque decenni.

La storia è simile al confine tra Polonia e Bielorussia, dove si sta costruendo una nuova recinzione per fermare un’altra “invasione”. Nei Balcani occidentali, gli Stati continuano i respingimenti violenti e pericolosi, mentre in Italia, probabilmente la rotta più letale via mare aperto, i volontari vengono perseguiti e le navi delle ong vengono sottoposte a fermo. Quando la Gran Bretagna ha firmato il suo assurdo accordo con il Ruanda [un altro Paese considerato “sicuro”], ha giustificato l’invio lì di richiedenti asilo e migranti, indipendentemente dalla loro origine, per motivi di “sicurezza”.

Guerre retoriche, vittime vere

Dalla crisi del fiume Evros del 2020, quando il governo greco ha accusato la Turchia di armare rifugiati e migranti, il discorso della militarizzazione sta mettendo alla prova i nostri princìpi.

Il confine tra una procedura di controllo alle frontiere e un’operazione di salvataggio è ora offuscato nel dibattito pubblico. Questa confusione riflette un cambiamento nel cuore e nel linguaggio tra i princìpi umanitari e le preoccupazioni per la sicurezza che non è solo negativo per rifugiati e migranti, ma è in realtà pericoloso per tutti.

Per giustificare moralmente “preoccupazioni di sicurezza” o peggio una “guerra ibrida” da parte di coloro che si starebbero “difendendo” da persone impotenti e innocenti, si deve fare quel tipo di ginnastica verbale che si situa su un terreno ideologico estremo.

Parlare di “invasione”, “guerra ibrida” e “minaccia culturale” è distorcere la realtà, disumanizzando le vittime solo per lasciare la porta aperta ai crimini, ufficiali o non, commessi o tollerati dagli Stati coinvolti.

“Questo è l’inferno”, ha detto una donna di 27 anni chiedendo aiuto in un servizio di Channel 4 dall’isolotto di Evros. Il governo greco attua la sua parte dell’accordo UE-Turchia inviando esattamente questo messaggio a tutti coloro che intendono provare ad attraversare il confine. La Turchia, invece, casa di 3,7 milioni di profughi, mantiene le tensioni più alte del solito per motivi politici.

Una posizione forte all’interno del governo conservatore greco è che il controllo delle frontiere vale il rischio dei crimini commessi per proteggerli. È stata originariamente espressa dal ministro della Salute del Paese, che ha esplicitamente delineato la sua teoria anni fa, in un incontro politico, quando ha affermato che “la sicurezza delle frontiere significa morti“.

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha pensato di dover ringraziare la polizia marocchina e le autorità di controllo delle frontiere per aver sorvegliato Melilla, prima di vedere il massacro che ha avuto luogo.

Gli analisti africani hanno spiegato che è razzista tenere le persone di colore fuori dall’UE quando i rifugiati ucraini sono i benvenuti e ricevono un riparo. Attualmente non esiste un modo legale per entrare nell’UE come rifugiato, a meno che tu non provenga dall’Ucraina.

Al momento della strage di Melilla, la Spagna aveva già ammesso e accolto più di 120.000 rifugiati ucraini [ora 130.000] e la Grecia 60.000. Accettando doppi standard in linea di principio e in pratica, i Paesi europei non stanno solo chiudendo le porte alle persone di colore, ma le stanno aprendo al tipo di idee politiche reazionarie che hanno danneggiato il continente.

Un punto di svolta?

Il mese scorso, con una sentenza storica, la Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata contro la Grecia sul caso di una barca che trasportava richiedenti asilo affondata al largo dell’isola di Farmakonisi nel 2014 durante un respingimento: morirono undici persone. È una decisione seminale che apre la strada a tutti coloro che sono stati privati ​​del loro diritto di cercare giustizia.

Mentre scrivo, un altro gruppo di 49 persone è bloccato su un isolotto a Evros e altri rifugiati si ritrovano per strada dopo essere stati sfrattati da un campo di Atene dalla polizia antisommossa.

Le traversate marittime dei migranti sono di nuovo in aumento dopo la pandemia di Covid-19, ma questa volta in un’atmosfera avvelenata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla polarizzazione delle relazioni internazionali.

Invece di scivolare nella militarizzazione degli affari internazionali, sembrerebbe urgente rimettere al centro lo Stato di diritto e i princìpi umanitari. Altrimenti, possiamo aspettarci solo più Melilla, più morti nel fiume Evros e nel Mar Mediterraneo e più antagonismo nazionalista.

(traduzione dall’inglese di Ingrid Colanicchia)

* L’articolo è uscito originariamente su Balkan Insight il 6 settembre 2022 con il titolo “‘This is Hell’: On Asylum, Europe Must Reinstate the Rule of Law”. Balkan Insight è il sito web di punta in lingua inglese del Balkan Investigative Reporting Network.



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