Paul Ginsborg, l’inglese che ‘sussurrava’ alla storia d’Italia

Il ricordo dello storico, scomparso l’11 maggio 2022, a partire dal suo “Laboratorio” di Firenze. “Grazie Paul del molto che hai dato a tutti noi e all’Italia”.

Rossella Guadagnini

Ho conosciuto Paul Ginsborg intorno al 2000. Era poco prima dell’epoca dei Girotondi, movimento di cui sarebbe stato tra i fondatori, nel 2002, con Francesco “Pancho” Pardi, Paolo Flores d’Arcais e diversi altri intellettuali e attivisti di ogni parte d’Italia.

Quel movimento rimase nella memoria collettiva soprattutto per un episodio, quello in cui la dirigenza dell’allora partito di centrosinistra, riunita a piazza Navona a Roma, venne attaccata pubblicamente. Restò celebre il grido di Nanni Moretti in direzione dei Democratici di Sinistra -quando prese la parola con dure parole di critica- poi eternato nella celebre frase “Di’ qualcosa di sinistra!” rivolto a D’Alema nel film “Aprile”.

Fu un momento di grande fervore in cui sembrava che potesse accadere davvero qualcosa, in cui il tentativo di fare qualcosa con la politica rappresentava un impegno attuabile. Non fu così. Paul scrisse poi un tagliente e coraggioso libretto su “Berlusconi” come Tycoon per gli Struzzi di Einaudi (2003), in cui si interrogava sulla qualità della nostra democrazia e su quella mediatica dell’impero costruito dall’allora presidente del Consiglio. Lo recensii e intervistai lui più volte nel tempo. A Firenze fondò il suo Laboratorio, in cui era attivissimo, ma molte amicizie e legami politici di allora in seguito si ruppero e fummo tutti sommersi dall’onda lunga del berlusconismo trionfante, finché quell’impeto si spense del tutto.

Anni dopo, nel 2014, ho avuto il piacere e l’onore di seguirlo alla consegna del Premio Internazionale della Versilia Viareggio Repaci per l’opera sua di storico dell’Italia, in volumi a cui attese anche successivamente e che purtroppo ora resteranno inconclusi. Facevo parte da qualche tempo dell’associazione di cultura politica Libertà e Giustizia e lavoravo per il Premio letterario, perciò il piacere di quel meritatissimo riconoscimento a lui attribuito fu doppio per l’occasione.

Quello che ricorderò con chiarezza è un inglese coltissimo, sempre gentile e schivo, spesso sorridente, che “sussurrava” alla Storia – come si direbbe oggi – con una capacità di visione illuminante, innamorato del nostro Paese al punto da volersi trasferire a vivere Firenze con la sua famiglia, in assoluta controtendenza rispetto al fenomeno della fuga all’estero dei cervelli. Grazie Paul del molto che hai dato a tutti noi e all’Italia.

FOTO: ANSA/MAURIZIO DEGL’ INNOCENTI



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