Ripensare il nichilismo. A proposito dell’ultimo libro di Costantino Esposito

Nel volume “Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca” di Costantino Esposito (Carocci) una riflessione sul nichilismo tra filosofia, letteratura, arte e cinema.

Giacomo Fronzi

Nel 1887, alla domanda su cosa sia il nichilismo Nietzsche risponde così: «Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché?”; che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi si svalutano». Da allora, il nichilismo si è impetuosamente imposto coma la cifra interpretativa della vita e delle relazioni (con l’altro e con il mondo), fino quasi a rappresentare una condizione permanente. E se questa condizione non coincidesse con l’immobilismo a cui l’abbiamo tradizionalmente ricondotta? E se il nichilismo, invece di un punto di arrivo definitivo, fosse un nuovo punto di partenza? E se il nichilismo fosse una chance per cercare un significato vero per la nostra esperienza nel mondo? Da queste premesse parte Costantino Esposito per tracciare il percorso, tra filosofia, letteratura, arte e cinema, condensato nel suo ultimo affascinante libro dal titolo “Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca”, da poco uscito per Carocci.

All’inizio del terzo capitolo del suo Il nichilismo europeo, Karl Löwith scrive: «Nel mezzo del progresso vertiginoso realizzatosi nel dominio e nello sfruttamento del mondo grazie ai moderni mezzi tecnici inventati nel XIX secolo, si è affermata in tutti gli spiriti più sensibili d’Europa la consapevolezza della mancanza di uno scopo della loro esistenza, e un pessimismo spirituale che all’inizio fu interpretato soltanto come debolezza, fino a quando Nietzsche non diede al nichilismo, inteso come “logica della decadenza”, una svolta attiva sotto il cui segno ci troviamo tuttora».

Il “nichilismo” (inteso variamente come fenomeno, come categoria, come concetto o come destino) ha condizionato la riflessione filosofica europea del Novecento e ha segnato indiscutibilmente l’ultimo secolo e mezzo, passando dall’essere una previsione all’essere una condizione. Divenuto condizione, ha perso i caratteri della processualità tipici del fenomeno, acquisendo quelli della staticità e della permanenza. Tuttavia, non è proprio delle “cose umane” essere permanenti. E questo vale anche per il nichilismo che, una volta consolidatosi nell’apparente forma della scenografia fissa al cui interno, con altrettanta apparente sicurezza, si è mosso il soggetto contemporaneo, pare aver riacquisito dinamismo e motilità.

Il nichilismo, che sembrava aver vinto su tutti i fronti, in qualche modo imponendo le proprie regole e decretando irreversibilmente l’estinguersi delle domande sul (e di) senso, ci offre, nel tempo presente, l’imprevista possibilità di ritornare su quelle questioni, compresa quella più spinosa: la verità. Proprio la verità, la vittima più illustre del nichilismo, può trovare in quest’ultimo non più un ostacolo, quanto il luogo di una sua potenziale riformulazione.

Costantino Esposito, Ordinario di Storia della filosofia e di Storia della metafisica all’Università dei Bari, nel suo ultimo e prezioso libro ci accompagna, con l’intensità e l’iconicità del suo stile di scrittura, nei boschi del nichilismo, nelle selve della contemporaneità, ora scure ora illuminate da inattesi fasci di luce, da lui magistralmente orientati e orchestrati. Ciò che cade sotto la lente d’ingrandimento di Esposito sembra assumere gradualmente dimensioni sempre maggiori, fino a che lo zoom dell’analisi rende visibili e percepibili profili del fenomeno del tutto imprevisti e imprevedibili.

L’occasione che è alla base di questo lavoro è stata offerta all’Autore dall’«Osservatore romano», sulle cui colonne sono state pubblicate dieci puntate, tra il 15 gennaio e il 19 maggio 2020, dal titolo “Cronache dal nichilismo”. L’interesse suscitato da quelle riflessioni ha indotto il direttore editoriale della casa editrice Carocci, Gianluca Mori, a sollecitare Esposito nel riprendere, integrare e ampliare quel primo nucleo, arrivando così ai diciotto capitoli di cui è composto Il nichilismo del nostro tempo.

Queste diciotto “meditazioni sul nichilismo”, in forma di cronaca, prendono le mosse da una premessa di fondo, che poi è anche la tesi che attraversa l’intero libro e ne costituisce l’ossatura speculativo-metodologica: «dopo essere esploso in forma titanica e iconoclasta con Nietzsche nel passaggio tra il xix e il xx secolo, ed essersi trasformato poi, a poco a poco durante il Novecento, da “patologia” in “fisiologia” della cultura dominante delle società dell’Occidente avanzato (e da qui, come tendenza, in molte parti del mondo), infine nel nostro tempo il nichilismo – scrive Esposito – sembrava aver completamente vinto, e quindi non costituire più un “problema”, quanto piuttosto una condizione ovvia e condivisa globalmente» (p. 11). E invece, proprio negli ultimi anni, sostiene l’Autore, il nichilismo è tornato a essere un problema (quindi, qualcosa di aperto e processuale), «perché le domande che esso, grazie alla sua critica degli idoli, aveva dichiarato ormai impossibili – come la domanda sul senso ultimo di sé e della realtà, sulla verità dell’io e della storia, sul nostro rapporto con l’infinito ecc. – tornavano ad essere possibili, ragionevoli, brucianti» (ibid.).

Ciò che subito colpisce l’attenzione del lettore è, in parte, la capacità di condurci, con gli strumenti rigorosi del filosofo, all’interno di questioni storicamente e teoricamente problematiche con rassicurante gradualità e, in parte, la globalità del fenomeno analizzato e le sue innumerevoli e impensate ramificazioni. Per l’Autore, non si tratta semplicemente di rispondere all’esigenza, tutta interiore e intellettuale, di individuare campi di verifica delle proprie tesi, quanto invece di dimostrare, con l’occhio clinico dell’analista e l’accuratezza dello storico, come il (nuovo) nichilismo – che pure continua a essere per tanti versi pervasivo e multiforme – inizi a mostra delle crepe: «in qualche punto significativo dell’esistenza delle persone e della società, l’oltrepassamento del nichilismo [sta] già iniziando» (p. 12).

Se così stanno le cose, non c’è questione, problema o attività umana in cui non si possano potenzialmente trovare tracce di un nichilismo che non consiste più «in una perdita di valori e di ideali, ma piuttosto nell’emergere di un bisogno irriducibile. […] Non ha più copertura: perciò il nichilismo del nostro tempo può essere paradossalmente una chance per la ricerca di un significato vero per la nostra esperienza nel mondo» (pp. 11-2). Se il nostro stare al mondo si presenta nelle varie forme dei fenomeni sociali, delle voci poetiche, delle visioni filosofiche e scientifiche, delle serie televisive, dei problemi etici e delle esperienze estetiche, l’Autore si rivolge proprio a queste costellazioni di senso, estremamente variegate, componendo un mosaico che, tessera dopo tessera, si rende sempre più chiaro e visibile.

Muovendosi con disinvoltura e finezza tra scrittori (McCarthy, Houellebecq, Calvino, Rilke, Woolf, solo per citarne alcuni), filosofi (Cartesio, Agostino, Kant, Heidegger, Nietzsche, Spinoza, Deleuze, anche in questo caso, solo per citarne alcuni), film, opere d’arte e serie tv, l’Autore tesse una trama avvolgente, che parla di noi e della nostra esistenza, oltre che porre questioni filosoficamente pregnanti. Le grandi domande che, in forme diverse, ciascuno di noi formula e che la riflessione filosofica aiuta a definire, sono qui messe a fuoco in tutta la loro portata e in tutta la loro densità.

Il desiderio, la libertà, la verità, l’amore, la certezza, l’intelligenza, la volontà, il dovere, l’essere e il nulla, la vita, la morte, la gratitudine, dio e l’io: è questo il materiale che Esposito sceglie, rintracciandolo nelle pieghe dell’esistenza e dell’esistente. Proprio per questo, nel quadro di un’analisi riuscitissima e penetrante, questo libro, senza chiamarci per nome, parla di noi (in quanto esseri umani che non cessano né di porsi delle domande né di cercare delle risposte), offrendosi come una radiografia del tempo presente nella forma dell’autentico e più puro lavoro filosofico.



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