Ricordate l’Ucraina?

Stiamo dimenticando l’Ucraina? Bisogna ormai arrivare alle pagine più interne dei quotidiani per trovare notizie della guerra tra Russia e Ucraina. L’estate – grande apportatrice di oblio – ha onnubilato la nostra capacità di attenzione, deviandola verso i fatti e i problemi – pur tragici – di casa nostra.

Michele Marchesiello

Bisogna ormai arrivare alle pagine più interne dei quotidiani per trovare notizie della guerra tra Russia e Ucraina. L’estate – grande apportatrice di oblio – ha onnubilato la nostra capacità di attenzione, deviandola verso i fatti e i problemi – pur tragici – di casa nostra.
Stiamo dimenticando l’Ucraina?
Non che quella guerra sia diminuita di intensità: tutt’altro. Si combatte ferocemente, si adottano armi sempre più micidiali, la minaccia nucleare russa è tutt’altro che sparita dalla scena.
Tutto ciò sembra poter durare all’infinito, sino a quando i protagonisti, stroncati, cadranno sulle ginocchia pur continuando a sferrarsi colpi alla cieca.
Persino in Ucraina il patriottismo sembra dar segni di stanchezza. La migliore gioventù ha pagato il suo contributo di sangue. Dalla enigmatica Russia tutto sembra tacere: un rebus, avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma, secondo la celebre definizione di Winston Churchill. Si può solo immaginare che la gente abbia paura: paura di chi detiene brutalmente il potere, ma anche paura di sapere davvero in quale abisso è stata trascinata da Putin e dai suoi accoliti.
La NATO ha smesso di “abbaiare” (copyright Papa Francesco). Gli USA tentennano con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali. La Cina sta a guardare, e l’Europa, anch’essa in attesa delle elezioni, si contempla accuratamente l’ombelico. Persino le fazioni, come sempre costituitesi in questi casi, sembrano meno disposte a litigare: hanno abbassato i toni, pur senza avvicinarsi tra loro di un millimetro.
Chi cadrà per primo? Il superstite – oltre a un cumulo immane di rovine materiali, politiche, sociali – avrà dalla sua la proverbiale, inutile ragione della Storia.
La stessa parola “pace” sembra avere scelto di farsi da parte, stanca di essere abusata.
Vale ancora una volta la frase di Tacito a proposito della pax romana: “Là dove fanno il deserto gli danno il nome di pace”.
Anche l’orrore ha un suo tremendo fascino. La pace – quella vera – è invece terribilmente noiosa.
Eppure, tra guerra e pace, esiste pur sempre una terra di nessuno, nella quale le armi tacciono, gli avversari riescono a parlarsi con relativa franchezza, impensabili negoziati possono addirittura prendere avvio pur tra titubanze, irrigidimenti, false rappresentazioni della situazione sul campo.
Tra Russia e Ucraina, tra aggressore e aggredito, non può esserci oggi pace, ma solo speranza.
Quanto a noi, protagonisti nostro malgrado, non rimane che tener viva l’attenzione, la partecipazione, la capacità – infine – di essere umani.
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