Storie che si ripetono

Il corridoio israelo-palestinese, parallelo al Mar Rosso, è stato la porta che ha permesso ai Sapiens di colonizzare il mondo partendo dall'Africa. Quel lembo di terra è ancora oggi protagonista della (tragica) storia umana.

Mauro Barberis

Un libro che bisognerebbe studiare nelle scuole (Homo sapiens e altre catastrofi, di Telmo Pievani) racconta che i nostri antenati Sapiens usavano spesso il corridoio israelo-palestinese, parallelo al Mar Rosso, nelle migrazioni che dall’Africa, centro di irradiazione della specie umana, li portarono a colonizzare il mondo, dal Medioriente sino alla Terra del Fuoco. Spinti dai cambiamenti climatici, dall’istinto di sopravvivenza, ma forse ancor più dallo spirito d’avventura che li ha sempre distinti dalle altre specie, pare che i nostri avi incontrassero, in quello stesso lembo di terra, la più somigliante delle specie rivali, il Neanderthal, probabilmente cominciando a sterminarla.

Sono passate ere geologiche, il pianeta è ormai sovraffollato e sull’orlo del collasso, ma evidentemente siamo ancora allo stesso punto. Le migrazioni continuano, accolte dalla stessa avversione per l’Altro di allora: anche quando servirebbero a ripopolare lande desolate come le nostre campagne, e a pagarci le nostre future pensioni. Ma soprattutto due popoli di Sapiens continuano a sterminarsi negli stessi luoghi, con una violenza nient’affatto diminuita dalla cosiddetta civiltà, anzi. La violenza è moltiplicata per cento, per mille, dalla tecnologia bellica, dalla propaganda mediatica, dal fondamentalismo religioso: tutti elementi che amplificano l’odio atavico, alimentato da millenni di persecuzioni reciproche.

Ricordate i biblici Filistei, antenati dei Palestinesi, e il «muoia Sansone con tutti i Filistei», con Sansone nella parte che oggi è di Benjamin Netanyahu, il premier israeliano? Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non che le democrazie occidentali, di cui Israele è la testa di ponte in quei territori, non hanno mai fatto nulla, ma proprio nulla, per evitare che il conflitto israelo-palestinese riesplodesse a scadenze fisse. Oggi, le anime belle occidentali pensano di salvarsi l’anima imputando tutto alla barbarie fondamentalista di Hamas, o ripetendo come un mantra che ci vorrebbero «Due popoli, due Stati», come fanno a partire dagli accordi di Oslo del 1993.

Allora si istituì un’Autorità Nazionale Palestinese, nucleo di un futuro Stato ma che oggi rappresenta solo sé stessa. Poi però non s’è fatto nulla per opporsi all’espansione degli insediamenti israeliani e alla creazione del ghetto di Gaza: due milioni e mezzo di esseri umani che oggi nessuno vuole, come gli ebrei durante le persecuzioni. Così, la rappresentanza dei due popoli è stata consegnata ai discendenti dei Filistei e di Sansone: ai terroristi sunniti di Hamas e ai fondamentalisti sciiti di Hezbollah, da un lato, al populista Netanyahu dall’altro. Parente stretto, quest’ultimo, dei vari Putin, Erdoğan e Al Sisi che la distrazione o la connivenza occidentale hanno fatto uscire dall’angolo, dove poteva rinchiuderli l’invasione dell’Ucraina, rimettendoli al centro del Grande gioco internazionale.

Tornando ai nostri avi Sapiens e ai loro cugini Neanderthal, che già si contendevano la cosiddetta Terrasanta, mi sorge il seguente dubbio, più tragico che comico. Se ai tempi della colonizzazione umana del pianeta invece dei Sapiens avessero vinto i Neanderthal – forse meno intelligenti e bellicosi, ma certo più sensati di noi – che cosa diavolo farebbero oggi, non solo per la tragedia israelo-palestinese, ma per l’invasione dell’Ucraina e per tutti gli altri conflitti regionali che insanguinano la Terra? Forse, si siederebbero al tavolo dell’Onu – Organizzazione dei neanderthaliani uniti – e manderebbero degli scimmioni armati di clava non solo a dividere i contendenti, ma persino a fargli rispettare il diritto internazionale.



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