«Partiranno»: il bel romanzo di Luce d’Eramo

Una personale rilettura del libro, che possiamo catalogare come un capolavoro per appassionate/i di linguaggi.

Daniele Barbieri

«Dovrei essere più vecchio per accettare che non esiste l’impossibile» si legge a un certo punto nel romanzo di Luce d’Eramo: citazione di un «musulmano ottuagenario» (io sono appena più giovane) «in un cartone animato che non mi perdevo mai da ragazzo».
Nella nuova edizione – 516 pagine per 29 euro, decisamente caro per le tasche popolari – uscita pochi mesi fa, c’è la prefazione di Giorgio Parisi (premio Nobel per la Fisica) ma io ho riletto la mia vecchia copia, stupendomi al solito per le sottolineature fatte a suo tempo. Evidentemente quello che mi sorprendeva nel 1986 oggi non mi colpisce ma… con tanti interessanti viceversa.
Fantascienza sì ma se le etichette vi stanno strette potete leggerlo come una riflessione sui servizi – dunque anche sulla ragion di Stato – ma anche come un azzardo di biologie aliene, come la tirannia degli schemi distrutti dall’imprevedibile; perfino come un omaggio (il primo in letteratura?) ai baffi dei gatti. Avevo sottolineato anni fa che «la troppa cura dei particolari rende miopi» e mi atterrò a questa preziosa indicazione. Poco dopo si legge una frase-chiave: «soggiogato dal bisogno di altri mondi»: è anche il mio caso.

Non potrei raccontare la trama – anche se volessi – perché è complessa, almeno come le vie di Roma continuamente attraversate da alcuni protagonisti per poi saltare in qualche altro luogo della Terra, allora divisa in due blocchi. Di continuo l’autrice cambia tempo, personaggi, stili narrativi: quasi con perfidia. Regna il disordine? Sì ma voluto, come mostra il finale. L’inizio della seconda parte mi sembra più incasinato dell’utile ma poi le pagine volano di nuovo in alto. La non chalance con cui un protagonista muore in due righe è ammirevole. Di certo una storia così complessa ai giorni nostri sarebbe stata programmata (credo comandino gli editor) minimo come una trilogia. Secondo me queste pagine in particolare e Luce D’eramo in generale richiedono un certo sudore e una buona concentrazione ma ripagano per intero.
Citabili? Davvero tanti passaggi. «La faccia inammissibile». La scusa sempre buona (per comodità poliziesche) dell’eroina con tanto di ricatto a tossici per usarli come primo paravento. «Le turbolenze del vuoto». Il sismografo sulla Luna. Lo scrittore Beam Piper. Il lungo choc di Gagarin. Leda e il cigno ovvero terrore e fascino dei figli ibridi. Proprio vero (così presumo, non ho mai parlato con fascisti moribondi) che per certi tipi «il saper dire una buona battuta di fronte alla morte è il non plus ultra della virilità». Se buttate lì in una conversazione “l’occhio e il fiore” (ovviamente nella versione di Marayana Sradhopata-Sastra) fate un figurone. Ma anche saltare da una conchiglia a una galassia è una bella frase; peccato che poi nella vita sia meno semplice. Ah se siete appassionate/i di linguaggi, l’un contro l’altro armati, godrete da pazzi.

 



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Daniele Barbieri

Come previsto la Cop-28 ha restituito il nulla, cucinato in varie salse. Una sigla usata dai media come ovvietà; per esteso significa un banale Conference of the State Parties (degli accordi climatici). Uscito a ottobre, il libro di Baranes – Ponte alle grazie: 288 pagine per 16,90 euri – si intitola «O la Borsa o...

Un uomo che scappa da un parco e un mistero attorno a un finto libro di cucina.

Se la vostra estate si è interrotta sul più bello, adesso lo sapete: è colpa mia. Oppure dei miei genitori che mi fecero fare quarta e quinta elementare insieme.

Altri articoli di Cultura

Su Suonerie: “The Carnegie Hall Concert”, "Un disco di compleanno, il 66° di Paul Weller", "Mäilkki Susanna, la direzione al femminile

Il poema omerico rivisitato in chiave femminile, con la guerra narrata dalle dee.

In questa puntata di "Mappe del nuovo mondo": "La preda e altri racconti" di Mahasweta Devi e "I figli della mezzanotte" di Salman Rushdie.