Pedofilia tra il clero: pressing per una Commissione indipendente di indagine

Un archivio che documenta i casi di abusi su minori tra il clero e un coordinamento di realtà e associazioni, cattoliche e non: è pressing sulle istituzioni ecclesiastiche affinché si indaghi seriamente sugli abusi all’interno della Chiesa cattolica. In vista dell’assemblea Cei di maggio.

Ingrid Colanicchia

Napoli, Bolzano, Milano, Roma, Firenze, Milazzo, Macerata, Verona, fino a località più piccole, come Sezze, Pomezia, Piazza Armerina, Carpi, Pantelleria… A scorrere l’elenco delle diocesi italiane interessate da casi di abusi su minori da parte di membri del clero (e tenendo presente che la situazione è più o meno la medesima all’estero) non si può che dar ragione a chi definisce la pedofilia un fenomeno endemico alla Chiesa cattolica.

Il quadro – impietoso, doloroso – ce lo offre il database realizzato dal settimanale Left, da sempre in prima linea nella denuncia degli abusi all’interno della Chiesa cattolica, che si avvale del lavoro svolto in precedenza dalla Rete L’Abuso, onlus che si occupa della tutela dei diritti delle vittime.

Quando è stato lanciato, nel febbraio scorso, presentava i primi 61 casi censiti (tra sacerdoti denunciati o condannati in via definitiva) e relative 182 vittime (presunte/accertate). Oggi i casi documentati sono 78 e le vittime interessate 238 ma, specifica il giornalista Federico Tulli, responsabile del progetto, «fermo restando che la presunzione di innocenza vale per chiunque fino alla eventuale condanna definitiva», sono oltre 300, in un arco di tempo che copre gli ultimi 20 anni, le vicende sottoposte a verifica e in via di pubblicazione.

Realizzato lavorando su fonti originali e su fonti d’agenzia e giornalistiche, il database indica, laddove è possibile renderlo noto, il nome del sacerdote denunciato/condannato, il reato contestato, il numero conosciuto delle vittime, l’anno in cui è stato compiuto il reato contestato, la data in cui il caso è divenuto noto, la diocesi di appartenenza, l’eventuale sanzione canonica subita dall’ecclesiastico.

«L’obiettivo – spiega Tulli – è fornire all’opinione pubblica un quadro d’insieme della situazione italiana per fare pressione sulla politica e le istituzioni affinché pongano in essere tutte le misure necessarie per prevenire ulteriori violenze – la pedofilia è notoriamente un crimine seriale – e per garantire tutta la necessaria assistenza psicologica alle vittime».

Non solo. Assieme ad altre realtà del mondo cattolico e non (Osservatorio Interreligioso sulle Violenze contro le Donne, Donne per la Chiesa, Voices Of Faith, Rete L’Abuso, Adista, Comité de la Jupe, Comitato Vittime e Famiglie, Noi siamo Chiesa), Left ha lanciato #ItalyChurchToo: un coordinamento pensato come strumento di pressione sulle istituzioni affinché si intervenga con decisione per indagare sugli abusi all’interno della Chiesa cattolica.

L’idea è quella di una indagine affidata a una commissione indipendente (come quella che, per limitarci a un esempio recente, ha fatto luce sulla pedofilia tra il clero nella Chiesa cattolica francese) mentre finora quanto ventilato dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) sembra limitarsi a un’inchiesta interna affidata agli stessi organismi ecclesiastici. Ipotesi che convince poco.

«Riteniamo che la scelta di attingere a componenti interne al mondo ecclesiale per comprendere il fenomeno, non sia in alcun modo in grado di rispondere ai “segni dei tempi”», si legge per esempio in un appello firmato da 40 teologi e teologhe italiani. «Non si tratta solo della saggezza di fugare fin da principio l’ombra di qualsiasi vischiosa commistione fra chi indaga e chi è indagato: si tratta, invece e in primo luogo, di un’occasione persa per interpretare l’emergere di un nuovo paradigma della contemporaneità, in virtù del quale la Chiesa stessa si mette in ascolto del mondo delle donne e degli uomini, per poter essere più fedele al Vangelo di Gesù. Al contrario, il coraggio con cui alcune conferenze episcopali hanno umilmente riconosciuto l’autorevolezza di uno sguardo indipendente, ha una forza profetica che annuncia una conversione irrevocabile. Per questo motivo, chiediamo ai vescovi italiani di istituire una commissione che attinga a competenze esterne, della cui credibilità non si possa dubitare e che sappiano assumersi un compito di intelligente ascolto delle vittime e di responsabile cura nei confronti delle ferite del corpo ecclesiale, quelle che noi abbiamo per molto tempo nascosto ai nostri stessi occhi».

La questione sarà discussa durante l’assemblea generale della Cei che si terrà a fine maggio a Roma, durante la quale sarà anche scelto il nuovo presidente dei vescovi italiani.

 

 

 



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