Per il buon andamento della P. A. non servono le convenzioni con le università

L’ultima decisione del Ministero per la P.A., che apre alle convenzioni con le università per individuare gli studenti da assumere, volge verso un suo progressivo declino avallando un sistema privatistico di selezione del personale che è innanzitutto anticostituzionale.

Evelina Cataldo

Il declino della Pubblica Amministrazione viene attribuito costantemente alla svogliatezza dei dipendenti pubblici, alla loro età (in media 50 anni) e a problemi di tipo organizzativo, generati dagli approcci burocratici abbracciati da ogni singola Amministrazione sia a livello locale sia centrale dello Stato. Gli obiettivi delle singole Amministrazioni sono diversi e molto spesso non sono pensati mettendo in rete le diverse componenti ministeriali, vuoi per procedure diversificate, vuoi per utilizzo di software differenti, o ancora per i numeri del personale ma anche per una specie di rivalità che sorge tra enti diversi, ognuno specificamente deputato al raggiungimento di un determinato scopo.

L’ultima decisione del Ministero per la P.A., che apre alle convenzioni con le università per individuare gli studenti da assumere, volge verso un suo progressivo declino avallando un sistema privatistico di selezione del personale che è innanzitutto anticostituzionale. Si fa ingresso all’interno della Pubblica Amministrazione tramite concorsi pubblici così come disciplinato dall’art. 97 della Costituzione. Già le selezioni pubbliche si distinguono dai concorsi: sono sistemi comparativi fondati su colloqui che possono essere difficilmente contestati. Diversamente, il concorso pubblico, utilizzando criteri trasparenti all’interno del bando, sono sindacabili e contestabili; la giurisdizione del lavoro può entrarvi e ribaltare situazioni soggettivamente lesive.

Laddove questo non accada, c’è sempre lo zampino dell’antimeritocrazia, problema atavico a causa di un incessante familismo amorale che ha costituito un elemento caratterizzante del nostro Bel paese. Pensare di abbassare l’età attraverso il reperimento di risorse umane e attingendo direttamente dagli atenei prossimi all’ente pubblico, dopo lo svolgimento di un tirocinio e con tre anni di contratto a tempo determinato è, prima di tutto, una pratica controversa.

Le università possono siglare convenzioni ad hoc e favorire gli studenti meritevoli. Ma meritevoli a giudizio di chi? Guardiamo a quello che potrebbe accadere: alcuni studenti potrebbero sostenere a livello economico il tirocinio a differenza di altri che per incapienza o problematiche famigliari non potrebbero essere in grado di portarlo a termine. O ancora, potrebbe accadere che a seguito del triennio di contratto di lavoro a tempo determinato espletato per un ente pubblico, il dirigente avalli l’inserimento di un neo laureato discriminandone un altro con pari competenze in quanto non segnalato allo stesso modo dall’università.

Oggi i giovani che desiderano lavorare nel servizio pubblico hanno moltissime possibilità da Nord a Sud, negli enti locali e in quelli statali e il sistema di reclutamento appare anche molto più snello rispetto al passato: nei concorsi si utilizzano domande aperte a fronte degli elaborati scritti. I tempi di assunzione sono molto veloci, la media ultima è un anno per i ministeri a fronte dei tre del passato; infine e non ultimo, la questione della valutazione del personale rimane un nodo centrale ma rimane complessa la misurazione della performance. Essa cambia a seconda dei diversi contesti di riferimento e della loro specificità: lavoro intellettuale, amministrativo, giurisdizionale. Si pensi ai lavori sociali, a quelli del settore sicurezza, si pensi al lavoro dell’insegnante e anche dei magistrati per i quali, spesso, il numero delle sentenze emesse viene considerato indice di produttività. Vi è nei numeri e nei dati statistici una falsificazione di fondo perché la quantità non sempre corrisponde alla qualità di un servizio erogato.

Ciò che manca, è la formazione deputata al problem solving. Questo rimane lo scoglio più grande delle P.A. e deve essere affrontato con una buona cassetta degli attrezzi. In genere, la difficoltà maggiore risiede nella incapacità del centro di comprendere le problematiche che emergono dalle periferie. Servono adeguate e qualificate risorse umane negli enti pubblici. Bypassare il concorso pubblico è un errore, oltre che una grave compromissione dell’art. 97 della Costituzione. Le convenzioni tra privati o pubblico-privato non possono modificare un assetto disconoscendo il principio di giusta competizione tra persone, che per guadagnare un posizionamento in un ente pubblico devono sottostare al giudizio non di un singolo dirigente di lavoro ma di una commissione di esperti.

Nella foto: Palazzo Vidoni Caffarelli, sede del Dipartimento della Funzione Pubblica



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