Perché filosofare con i bambini

Lo scopo del filosofare con i bambini è insegnare a pensare autonomamente e il luogo più adatto a realizzarlo è la scuola dell’obbligo.

Rosanna Lavagna

I bambini sono filosofi?

Il 12 e 13 giugno ho avuto l’onore di essere invitata a Reggio Emilia alle Giornate della laicità per condurre alcuni laboratori di filosofia con i bambini; ho colto con molto piacere l’occasione di partecipare a una bellissima iniziativa che non solo mi ha permesso di respirare una buona aria laica, di cui sento sempre più il bisogno, ma anche di tornare, dopo più di anno di assenza a causa della pandemia, a filosofare con i bambini.

I laboratori sono stati ricchi di stimoli e sorprendenti, come sempre del resto, infatti ogni volta i bambini riescono a stupirmi per la serietà e la capacità di approfondimento con cui riflettono ponendosi domande e cercando risposte su vari e importanti temi.

La mia esperienza in questo ambito è iniziata nel 2012 quando, terminata la carriera di docente di filosofia e storia nei licei, ho iniziato a occuparmi di filosofia con i bambini, prima cercando di imparare da chi aveva studiato queste tecniche e poi mettendole in pratica, rielaborando e sperimentando sul campo; mi sono, così, resa conto che esistono spazi sconfinati di applicazione della filosofia e ho scoperto dimensioni nuove e inaspettate, infatti nei bambini è possibile trovare un’ingenuità, una spontaneità, un’apertura al dialogo, una fiducia che permettono loro di affrontare, senza pregiudizi, riflessioni su di sé, sul proprio vissuto, ma anche di porsi le grandi domande filosofiche che hanno sempre affascinato l’essere umano. È, quindi, doveroso aiutarli a trovare risposte e a costruirsi strumenti critici per comprendere se stessi e la realtà in cui vivono al fine di orientarsi autonomamente nelle loro scelte e azioni.

Perché filosofare con i bambini?

Già prima della pandemia, la nostra società era contraddistinta da grandi criticità riguardanti aspetti diversi: economia, cultura, politica, ambiente; un contesto, oggi ulteriormente peggiorato, caratterizzato dal diffondersi di paure, tensioni, mancanza di fiducia, pessimismo, in cui luoghi comuni, stereotipi, pregiudizi trovano un humus estremamente fertile per nascere e crescere; è esperienza quotidiana ascoltare opinioni basate non su fatti e su solide argomentazioni, ma solo sul “sentito dire”, sullo slogan, sul pregiudizio appunto.

Di fronte a tali scenari, chi si occupa di istruzione, di scuola, di cultura non può che sentirsi allarmato e domandarsi quale possa essere l’antidoto per neutralizzare il veleno che sta invadendo la nostra cultura e, quindi, le nostre vite; ben venga, quindi, la filosofia a farci riflettere, a sottoporci continue domande, a stimolarci a trovare risposte attraverso una sorta di ginnastica mentale che ci coinvolga tutti, a partire dai nostri ragazzi, soprattutto i più piccoli.

Perché filosofare a scuola?

Da sempre si sostiene che la scuola primaria abbia come obiettivo principale l’insegnare a “leggere, scrivere e far di conto”; perfettamente d’accordo, ma “insegnare a pensare” non è un obiettivo altrettanto valido?

Questo è lo scopo del filosofare con i bambini e il luogo più adatto a realizzarlo è proprio la scuola, quella dell’obbligo, in cui a tutti può e deve essere data l’opportunità di imparare a riflettere, a relazionarsi con gli altri, a conoscere punti di vista diversi per avvicinarsi alla realizzazione dell’ideale di una società veramente democratica e libera.

Spesso dalla scuola si pretende che arrivino risposte alle incertezze e ai problemi complessi del nostro tempo, ecco, quindi, la possibilità di farlo attraverso i laboratori di filosofia per stimolare alla riflessione i bambini e i ragazzi con suggerimenti didattici e progettuali adattabili a ogni età, a partire dai 5 anni.

La filosofia abitua a pensare autonomamente, sviluppa le capacità critiche, aiuta a capire meglio i propri pensieri, ad ascoltare quelli degli altri e a rispettarli, permette di confrontare in modo razionale concezioni e punti di vista differenti, insegna a pensare e a esprimersi in modo logico e chiaro sul piano concettuale e argomentativo.

La pratica dei laboratori di pensiero con bambini trova legittimazione dalle «Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione» (settembre 2012) in cui sono messi in evidenza alcuni indicatori estremamente significativi la cui realizzazione può essere facilitata attraverso l’esercizio della filosofia.

Un’ulteriore legittimazione deriva dalle esperienze che, a partire dagli anni ’60 del ‘900, sono state compiute in moltissime realtà scolastiche sia in Italia, sia all’estero.

Il laboratorio si basa su alcuni componenti fondamentali, in particolare: spazi e tempi, metodo e ruolo del docente facilitatore.

Gli spazi sono quelli dell’aula, con gli alunni disposti in cerchio o in semicerchio se ci si avvale della proiezione di immagini. La durata dipende dall’età dei partecipanti e varia da un’ora a un massimo di due.

Il metodo utilizzato è il dialogo socratico che presenta la caratteristica fondamentale di non fornire mai verità precostituite, ma di cercarle e costruirle insieme ai partecipanti attraverso il confronto e lo scambio di idee e opinioni. Il dialogo presenta vere e proprie regole, pretende continua ricerca, ascolto e discussione delle opinioni altrui, superamento dei pregiudizi e del dibattito/scontro dove ognuno vuole avere ragione a ogni costo.

Naturalmente la realizzazione di questa metodologia necessita della guida di un docente il cui ruolo, a immagine del Socrate dei dialoghi di Platone, aiuta i partecipanti a “partorire” le conoscenze; il suo compito fondamentale è quello di garantire il clima di rispetto reciproco con rigore, ma senza alcuna rigidità, perché spesso i “piccoli filosofi” ci stupiscono conducendoci su sentieri inesplorati e inattesi che meritano tutta la nostra attenzione.

Su quali argomenti si può filosofare? In genere i temi scaturiscono dai bisogni formativi del gruppo, da particolari situazioni che si possono verificare, dalle domande stesse dei bambini e dei ragazzi sulle quali si può dare inizio a una riflessione.

Alla fine dell’anno scolastico è anche possibile organizzare un’agorà, una festa, in piazza o nel giardino/cortile della scuola, in cui i partecipanti presentano agli intervenuti (insegnanti, parenti, ma anche passanti) i lavori scaturiti dal laboratorio e li invitano a filosofare insieme a loro. Anche in questa fase, il modello di riferimento è il dialogo che Socrate conduceva nella piazza di Atene con chiunque volesse parlare con lui.

Rendere la filosofia, così intesa, attività curricolare in ogni ordine di scuola rappresenta forse un’utopia, una sfida troppo ambiziosa, ma che andrebbe comunque intrapresa in quanto risponde all’esigenza sempre più urgente di saper ragionare autonomamente, di non farsi condizionare, di distinguere la verità dalle menzogne.

Considerando, però, il complesso panorama della scuola italiana di cui la politica si occupa poco e in modo inadeguato, non penso ci siano ragionevoli speranze che questo progetto possa essere istituzionalizzato; è più probabile, come è accaduto finora, che la sua realizzazione rimanga affidata alla lungimiranza di docenti e dirigenti che ne apprezzino gli scopi e le modalità.

Per quanto mi riguarda, continuerò a proporre i laboratori a chi lo desidera dentro e fuori dalla scuola; per promuoverne la conoscenza, ho voluto raccontare la mia esperienza nel breve saggio, uscito a settembre 2020 per Nessun Dogma, Filosofare con i bambini? A scuola si può!



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