Perugia, antifascisti in piazza contro il fascio littorio restaurato ed esposto al Mercato Coperto

Presidio dell’Anpi e delle realtà antifasciste per chiedere all’amministrazione comunale di rimuovere il simbolo fascista tornato a dominare l’ingresso di una delle porte della città storica. Tomaso Montanari a MicroMega: “Sono i nuovi fascisti che amano vedere la gloria e i simboli del vecchio fascismo storico”.

Redazione

Una “ferita” per la cittadinanza “fedele ai valori della Costituzione repubblicana”. Il restauro del Mercato Coperto a Perugia con la riesumazione del fascio littorio fascista a fianco del Grifo, simbolo del capoluogo umbro, ha fatto letteralmente insorgere chi non può considerare “un simbolo del regime alla stregua di un qualsiasi lascito monumentale delle epoche passate”. Per questo decine di realtà antifasciste della città, a partire dall’Anpi, riunite nella “Rete 10 dicembre e oltre”, hanno indetto per il 28 settembre (ore 18) un presidio di protesta in piazza IV Novembre, davanti al Palazzo Comunale, per chiedere all’amministrazione comunale di ricoprire i due fasci littori riapparsi dopo il restauro del Mercato coperto e da quel momento resi visibili.

Sulla questione, diventata oggetto anche di una interrogazione parlamentare presentata da Sinistra Italiana, primo firmatario Nicola Fratoianni, nella quale si chiede al Ministro Franceschini la rimozione dei fasci littori e la loro ricollocazione presso un sito museale, è intervenuto, in una lunga intervista al portale wordnews.it, Mauro Volpi, costituzionalista e firmatario dell’appello sottoscritto da 59 docenti delle due Università di Perugia che chiama direttamente in causa l’amministrazione cittadina. “L’esposizione di un simbolo che ricorda un regime autoritario e razzista in un edificio al centro della città sarebbe un’offesa per Perugia e per le sue tradizioni democratiche, repubblicane e antifasciste. Si cerca di giustificare l’esposizione del fascio littorio dicendo che è il ricordo storico di un monumento. Ma si dimentica che quel simbolo è stato ricoperto e tale è rimasto per 76 anni. Anche questo è un fatto storico e rappresenta la storia della Repubblica democratica”.

“Un fascio littorio è ancora produttivo di significati e messaggi che continuano a essere operativi nella vita presente, ad esempio come parte dell’immaginario di riferimento di movimenti politici xenofobi e razzisti” si legge nell’appello. “L’offensiva vitalità di tali memorie è dimostrata dal fatto che se Liliana Segre o qualsiasi altro sopravvissuto all’Olocausto passasse dal mercato perugino, ne proverebbe un’impressione dolorosa, così come i familiari delle vittime delle stragi neofasciste da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna. Chiediamo perciò alle autorità cittadine che si rimuova dallo spazio pubblico tale ricordo di un regime alleato del nazismo e nemico delle libertà civili, politiche e sindacali del popolo italiano per consegnarlo a una più congrua fruizione museale”.

Durissimo il commento di Tomaso Montanari, nuovo rettore dell’Università per gli Stranieri di Siena, che ha spiegato a MicroMega la gravità del caso: “Credo che sia molto importante che la città di Perugia reagisca contro l’idea di riportare alla vista, in una posizione trionfale, un fascio littorio del ventennio. La storia non si cancella, ma la storia non si può nemmeno riportare indietro. Una storia che ormai viene sempre più strumentalizzata a favore degli equilibri del potere presente. Sono i nuovi fascisti che amano vedere la gloria e i simboli del vecchio fascismo storico. In questi casi le opere vadano portate in un museo o contestualizzate nel sito, ma bisogna dare la chiave a chi vive oggi per avere un giudizio che è quello della Costituzione, una volta per tutte. E quel giudizio è che il fascismo è bandito per sempre dalle nostre vite, non è una scelta come le altre. Non è un’opzione possibile. Essere antifascisti non è una posizione politica ma una precondizione costituzionale. Chi non mette al bando il fascismo è fuori dalla Repubblica. Che la città di Perugia reagisca, che i cittadini, gli intellettuali, gli universitari di Perugia reagiscano è fondamentale. Viviamo in un tempo difficile, in cui nulla si può dare per scontato e tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, in prima persona”.

Soluzioni possibili? La prima – secondo Montanari – è staccare quel dipinto dal muro (tutto, anche il Grifo) e portarlo in un museo. La seconda: lasciare la pittura in loco e nasconderla con un pannello. “Ma è una soluzione debole” ha spiegato in un commento sul Venerdì, “come mettere la polvere sotto il tappeto”. Infine “la soluzione più creativa e coraggiosa”, quella artistica di un murale o comunque di un’installazione artistica “con immagini e parole antifasciste che contestino quel piccolo… fascio”, perché così, scrive Montanari, “un palinsesto di significati saprebbe spiegare chi siamo stati, ma anche chi vogliamo essere: antifascisti sempre”.

Sul tema, leggi anche:
Tomaso Montanari: “Sotto attacco perché antifascista”
Basta con l’uso fascista delle foibe
Una Repubblica (s)fondata sull’antifascismo

 

 



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