L’edilizia scolastica e quei 5 miliardi del Pnrr per progetti già vecchi

Attenzione alla sostenibilità ambientale, trasparenza e coinvolgimenti delle comunità educanti. Queste le richieste della rete EducAzioni, che avverte: “Progetti tirati fuori dai cassetti come possono guardare alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, ed essere adeguati rispetto alle mutate esigenze didattiche” emerse con la pandemia?

Adriana Bizzarri*

A fine febbraio scadono i quattro avvisi pubblici, previsti dal PNRR, per la realizzazione e messa in sicurezza di asili nido e scuole per l’infanzia, la costruzione di scuole nuove, la creazione di mense e palestre, oltre alla prima tranche del Piano di messa in sicurezza e riqualificazione del patrimonio scolastico esistente. Nelle settimane seguenti verranno pubblicate le graduatorie dei progetti approvati e, a seguire, la fase di progettazione degli interventi finanziati.

Come rete EducAzioni abbiamo espresso preoccupazione rispetto a come si sta procedendo e chiesto l’introduzione e il rispetto di alcuni criteri indispensabili in merito alla progettazione dei 195 nuovi edifici ed anche di nidi, infanzia, poli 0-6, palestre, mense che verranno costruiti o riqualificati, messi in sicurezza, efficientati energeticamente. In questi giorni è stata costituita al Ministero dell’Istruzione un’apposita commissione di esperti, anche di fama internazionale, per la stesura di linee guida per i nuovi edifici. Certamente un fatto positivo anche se tardivo e che avrebbe dovuto prevedere la presenza, preziosa ed essenziale, di chi nella scuola lavora e studia.

Il primo criterio di cui tenere conto è quello di considerare gli elementi di sicurezza, sostenibilità, innovazione e inclusività come un tutt’uno per poter così innovare radicalmente gli ambienti di apprendimento già esistenti o nuovi, garantendo non solo una piena inclusione di tutti gli studenti ma anche un profondo rinnovamento della didattica. Tali spazi, soprattutto quelli condivisi ed esterni, se dinamici e modulabili, potranno essere utilizzati da tutta la comunità. Inoltre, sebbene gli avvisi non contemplino investimenti per gli arredi, questi non possono essere trascurati perché altrettanto importanti nel connotare fortemente gli spazi educativi e favorire le nuove metodologie didattiche. Gli investimenti previsti, infine, dovranno mirare non solo a rendere le scuole strutturalmente sicure e aperte al territorio ma anche potenziali comunità energetiche in grado di soddisfare i propri consumi e, in prospettiva, anche di una parte di quelli del territorio in cui sono situate.

Un secondo criterio riguarda la necessità di rendere accessibili e comprensibili tutti i dati e le informazioni riguardanti l’edilizia scolastica e i servizi 0-6, attraverso l’aggiornamento costante dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, e la messa a disposizione di tutte le informazioni in essa contenute ma non pubblicate e che riguardano gli aspetti legati alla sismicità, alle dimensioni degli spazi interni ed esterni di ciascun edificio per consentire una mappatura effettiva degli spazi mancanti (es. aule) o di quelli sotto utilizzati, ed inserendo gli asili nido ad oggi non contemplati nonostante siano parte integrante del sistema di istruzione.

È stato predisposto un apposito portale, FuturaLa scuola per l’Italia di domani, allo scopo di dare conto degli interventi previsti e realizzati grazie al PNRR. Le prime informazioni in esso presenti, però, relativi a circa 30mila progetti già approvati e finanziati, di cui 19mila conclusi, creano confusione e incertezza perché non chiariscono se si tratti di fondi preesistenti e/o di nuovi fondi aggiunti dal PNRR.

Il fatto, inoltre, che i quattro avvisi premino progetti già inseriti nel programma triennale o in altri programmi, purché non precedentemente finanziati, se da una parte può agevolare le amministrazioni locali nel gestire tali fondi e rispettare le scadenze previste, d’altra parte alimenta la tendenza a presentare progetti già pronti, “nel cassetto”. A tal riguardo è lecito chiedersi se e quanto progetti “vecchi” possano garantire la sostenibilità ambientale, l’innovazione, l’adeguatezza rispetto alle mutate esigenze didattiche che richiedono spazi più dinamici ed inclusivi. Per scongiurare tale pericolo, crediamo che vadano individuati e introdotti elementi correttivi e di verifica, con il coinvolgimento di tutti gli attori delle comunità locali sulle quali impatteranno tali progetti.

Da qui il terzo criterio. Se fino ad oggi, non è stata prevista la partecipazione delle scuole e delle comunità educanti nel processo di progettazione dei nuovi spazi scolastici e servizi 0-6 e di ristrutturazione di quelli esistenti (tranne che per le nuove scuole), da qui in poi riteniamo che il coinvolgimento delle comunità locali non solo vada previsto ma favorito dalle amministrazioni locali per rappresentare esigenze fondamentali per progettare, ripensare gli spazi educativi e dare sostanza e sviluppo ai patti educativi di comunità, elemento imprescindibile per una scuola che voglia davvero essere nuova.

*coordinatrice del gruppo edilizia scolastica della rete EducAzioni

Credi foto: Conferenza stampa di presentazione delle prime misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) relative al settore dell’istruzione, Roma 30 novembre 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

 



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