“Non posso salvarmi da sola”: podcast di Valerio Nicolosi
Nel flusso di persone in fuga dalla guerra attraverso il confine con la Romania, Alessia sta per passare la frontiera diretta in Ucraina. Era uscita dal Paese solo pochi giorni fa. Sta tornando indietro. Vuole andare a riprendere la sua famiglia. Katia ha invece deciso di andare via dall'Ucraina. Queste sono le loro storie. Perché è osservando i confini che possiamo analizzare la complessità della guerra.
Valerio Nicolosi
In Polonia ci sono molte persone che stanno cercando di entrare in Ucraina per arruolarsi contro l’esercito russo. L’obiettivo è raggiungere Leopoli. Questo flusso non c’è in Romania, gli unici uomini che si incontrano qui sono quelli che vogliono fuggire e non vogliono imbracciare le armi. In questo esodo ho incontrato Alessia, unica persona che in quel contesto andava “contromano”. Avrà 25 anni. Due borse, due trolley. Cammina con passo svelto verso la frontiera. La inseguo. Supera lo sbarramento dei vigili del fuoco e inizia a camminare nell’ultima parte di Romania prima della frontiera, un piazzale.
Ha deciso di rientrare. Di tornare dalla sua famiglia. Vuole organizzare una seconda evacuazione per i suoi cari. Era riuscita a superare il confine, ma, una volta uscita dall’Ucraina, si è fermata. Stava per partire alla volta della Svezia. Ci ha ripensato. Ha deciso di non andarci da sola. “Ho paura. Ho paura”. Lo ripete più volte. “Ma credo che andrà tutto bene”. Katia invece sta facendo il percorso inverso. Vuole raggiungere la Bulgaria. “Ma voglio tornare a casa il prima possibile”. Il suo stato d’animo è combattuto. Salvarsi rifugiandosi in un Paese dell’Unione Europea pur sapendo che lo zio, di cui è orgogliosa, ha deciso di arruolarsi per difendere l’Ucraina. Paura e orgoglio. Stati d’animo complessi. Chi rimane e si arruola. Chi scappa per salvarsi.
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