Playlist politica: il meglio e il peggio del 2021

Breve sintesi di un anno di politica, con tanto di pagelle.

Mario Barbati

La pandemia e l’Italia divisa in zone, la crisi di governo del Conte 2, l’arrivo di Mario Draghi e il governo di unità nazionale, il Pnrr e la crisi economica, il green pass e le elezioni amministrative, la fine del mandato di Mattarella. Breve sintesi di un anno di politica: playlist di personaggi, eventi e campionario con pagelle del meglio e del peggio dell’anno.

Forza Nuova – Vi ricordate l’assalto alla Cgil? Sono passati poco più di due mesi e nessuno ne parla più. Solo l’Anpi chiede lo scioglimento di Forza nuova come previsto dalla legge. Il presidente Pagliarulo: “Dopo le mozioni alla Camera e al Senato, dopo l’annuncio della creazione di un gruppo di esperti, non è successo nulla. Torniamo a chiedere al governo lo scioglimento di Forza nuova e delle altre organizzazioni fasciste, lo prevede la legge Scelba. L’applicazione della legge non può essere condizionata dalle opportunità politiche”. Per inciso, le mozioni chiedevano l’una lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste (centrosinistra), l’altra ridicola lo scioglimento di “tutte le realtà eversive”, “anche quelle di sinistra”. Ma non sono vincolanti, cioè l’esecutivo non è obbligato a procedere. Il processo dovrebbe cominciare a febbraio, i leader di Fn Giuliano Castellino e Roberto Fiore restano agli arresti in carcere e l’indagine ha ricostruito che il 9 ottobre scorso, alla manifestazione anti-green pass, arrivarono a Roma buona parte dei leader dei gruppi di Fn presenti in altre città, da Palermo a Verona ad Arezzo. Molti di loro finiti nell’inchiesta.
Ma la domanda è: perché in Italia movimenti come Fn e altri neofascisti non sono stati sciolti prima? Un’organizzazione come CasaPound da anni occupa un edificio pubblico in una zona centrale di Roma, i suoi militanti si definiscono “fascisti del terzo millennio” e viene ammessa alle elezioni. In Italia l’antifascismo non è mai stato vissuto come un obbligo civile, o almeno per molti non è così, anche se lo prevede la nostra Costituzione. Tuttavia, in passato movimenti come il Fronte nazionale di Franco Freda (indicato dalla sentenza di Cassazione come responsabile della strage di Piazza Fontana) e Ordine nuovo sono stati sciolti. Lo scandalo è che oggi la res publica venga condivisa con chi si proclama fascista. L’Italia è un paese che celebra il 25 aprile ma non lo pratica per il resto dell’anno.
(Fn non merita voto, Italia invece rimandata in Storia)

Mario Draghi – Arriva a Chigi con lo status (che ha) di presidente di alto profilo e la consapevolezza di dare al Paese autorevolezza internazionale. Dietro, chi ha causato la caduta del Conte 2, sapeva benissimo che interessi politici ed economici non avrebbero mai consentito il ritorno alle urne.
I suoi momenti più alti il discorso del 25 aprile (“Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondono la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l’usura del tempo. Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom”) e la gestione dell’epidemia che nonostante le polemiche e le varianti ha messo l’Italia in sicurezza più di altri paesi. I momenti più bassi una visione non politica ma tecnica e tecnocratica della cosa pubblica tradotta in un Pnrr e una legge di bilancio che non osano, non leniscono le diseguaglianze ma anzi rischiano di accrescerle. E non potrebbe essere altrimenti, data la sua natura che resta quella di un economista che è stato banchiere negli anni del liberismo, e con una maggioranza che vive di opposti.
Anche quando prova a fare un gesto simbolico, proponendo un rinvio del taglio Irpef per chi guadagna più di 75mila euro per usare le risorse contro il caro bollette, viene stoppato – lui che viene descritto come onnipotente – e messo in minoranza dalla sua maggioranza. “Nella seconda telefonata dopo il cdm ci ha spiegato che la maggioranza non ha fatto passare quella misura” ha raccontato Landini.
Perché Draghi abbia accettato un incarico in cui era impossibile fare scelte politiche, attuare un programma di governo, dare al Pnrr un indirizzo che non fosse il solito a favore delle lobby, lo si è capito il 22 dicembre nella conferenza di fine anno. “È immaginabile una maggioranza che si spacchi sulla elezione del presidente della Repubblica e si ricomponga nel sostegno al governo? È la domanda che dobbiamo farci” (domanda retorica con risposta negativa, ndr). Sul seguito della legislatura: “Importante che vada avanti fino al suo termine naturale” (messaggio ai parlamentari, non ci saranno elezioni anticipate, ndr). E ancora: “Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà: l’importante è che il governo sia sostenuto da una maggioranza come quella che ha sostenuto questo governo, ed è la più ampia possibile. È una maggioranza che voglio ringraziare molto” (quindi stessa maggioranza ma un governo con un premier diverso da lui, è il messaggio ai partiti, ndr). Come MicroMega aveva già anticipato qualche settimana fa, Draghi vuole andare al Quirinale. E se non ci saranno colpi di scena provocati dalla forza (?) dei partiti, ci andrà. Adesso si spiega perché ha deciso di governare codesta armata Brancaleone.
(voto 6 di stima che fa media con 3 per le politiche economiche e perché uno della sua caratura poteva risparmiarsi di passare per il governo per mirare al Colle)

Giuseppe Conte – Da outsider della politica attutisce bene, uscendone con onore, la caduta del suo governo. Poi si ritrova catapultato nel pazzo mondo dei 5 stelle: prima indicato leader direttamente da Grillo, poi ripudiato dallo stesso Grillo che lo critica apertamente in pubblico e lo mette in discussione. Fino al “ci sarò se il mio progetto sarà pienamente condiviso, altrimenti no” e alla votazione del nuovo statuto. Nel frattempo, il movimento ha più che dimezzato i suoi voti (dal 32% del 2018 al 14% degli ultimi sondaggi), si è istituzionalizzato, vive di conflitti, defezioni, lotte interne. Conveniva davvero far parte del governo Draghi, rendendo invisibile e innocua qualunque proposta politica? Ora lui e Letta devono darsi una mossa. Non solo perché il campo progressista non esiste ma perché la sua parvenza è minoranza in parlamento nell’elezione per il Quirinale e minoranza nel paese secondo i sondaggi.
(voto 6 di rendita per la gestione del primo lockdown e la trattativa sulla quota del Recovery poco riconosciuta in patria)

Enrico Letta – È il vero vincitore delle amministrative, vince il seggio delle suppletive di Siena, dall’esito non scontato, e il suo partito si ritrova primo nei sondaggi. Subentra a Zingaretti che aveva cercato di derenzizzare il Pd, riportandolo verso un’area progressista e in alleanza con il M5S, malamente costretto alla ritirata (“mi vergogno del mio partito, si parla solo di poltrone e primarie”). Insomma, il solito Pd, da tempo diventato partito che sta sempre al governo, senza identità. Ma lui almeno ci prova, senza risultati concreti, visto che non può incidere sul governo: le proposte di diritto di voto ai sedicenni, una dote per i diciottenni pagata dall’1% più ricco del Paese con la tassa di successione (subito cannibalizzata da Draghi e i partiti di destra). E poi la sconfitta in parlamento, la tagliola sul ddl Zan affossato a scrutinio segreto. Ora rischia con le elezioni per il Quirinale, perché il partito in parlamento è ancora pieno di renziani, ma soprattutto con l’errore di sempre: occuparsi blandamente dei diritti civili ed essere subalterno alla dottrina liberista e nello specifico al (non) governo Draghi.
(voto 7 per le proposte, da confermare e tradurre in azioni politiche nel 2022)

Giorgia Meloni – Avrebbe avuto la possibilità e le capacità di dare una svolta alla destra italiana: mettersi all’opposizione del governo dell’ammucchiata, distinguersi da Forza Italia e Salvini ma anche dai rigurgiti fascisti. E invece fa il contrario: l’opposizione al governo sui temi economici è molto blanda, ma fuori dal parlamento procede nel solco del peggiore sciovinismo sui temi delle migrazioni, della pandemia, dei diritti. Candida a Roma un personaggio da film dei fratelli Vanzina, Michetti. Non riconosce la matrice fascista dei fatti del 9 ottobre scorso alla Cgil. Grida al linciaggio sul caso dell’inchiesta di Fanpage, nemmeno davanti ai saluti romani mostrati in video riesce a dire “sono antifascista”. Sul Quirinale invece dice: “Non accetteremo compromessi, vogliamo un patriota” che secondo lei è Berlusconi. Con tanti saluti della destra alla memoria di Borsellino. Eppure, passa dal 4% del 2018 al 20% dei sondaggi: nonostante questo o forse proprio per questo?
(voto 4 ma più sale nei sondaggi e più la sua propaganda sarà becera)

Matteo Salvini – È dall’estate del Papeete che cerca di recuperare consensi, ma non sa come. Si sbatte come una giravolta, fa la piroetta cambiando posizione in una direzione e nell’altra, sempre più innervosito dal sorpasso della Meloni.
Entra nel governo Draghi e “diventa” europeista, poi sposa l’idea di Orban e di altri sovranisti sul muro anti-migranti (“Matteo è il nostro eroe” dice il premier ungherese). Sempre ambiguo sui temi della pandemia e sulle restrizioni, dichiara in tv che “le varianti nascono come reazione al vaccino” (sic!). Critica il green pass: “Vaccino o tampone per entrare in bar e ristoranti: ma non scherziamo…” twitta nel luglio 2021, “a novembre dev’essere abolito” dice nell’ottobre 2021. Poi ingurgita tutto anche per la linea contraria dei governatori leghisti. Si dichiara free vax, qualunque cosa voglia dire, e incontra Bolsonaro che lo chiama “Salvati” per chiedergli scusa.
Annuncia battaglia su quota 100 (“non si tocca, faremo le barricate per difenderla”), quota 100 è stata superata da Draghi ma barricate in giro non se ne vedono.
La Lega tiene nonostante lui perché rappresenta ancora diverse classi sociali del nord e perché governa importanti regioni.
(voto 3 in caduta libera)

Lo sceriffo di Voghera – La sera del 20 luglio scorso, l’assessore alla sicurezza della Lega di Voghera, Massimo Adriatici uccide in piazza con un colpo di pistola il giovane con problemi psichici Youns El Boussettaoui. Dopo lo sparo, con il corpo di Youns agonizzante a terra, Adriatici parla con alcuni testimoni, telefona, messaggia. Poi arriva un carabiniere sul luogo del delitto, i due si salutano col gomito, Adriatici non viene ammanettato, dopo un po’ sale in macchina con il carabiniere. Qualche mese prima, in una chat con gli assessori, la sindaca di Voghera Paola Garlaschelli scriveva: “Ma in tutto ciò il marocchino che chiedeva elemosina è annegato??”. Fanno seguito emoticon di risate.
Questi sono quelli con cui Draghi, i grillini, i democratici, i liberali, gli pseudo-liberali, i centristi, i trapezisti stanno al governo. Auguri!
(voto NC = non classificato)

Matteo Renzi – Più che rottamare ha distrutto tutto quello che gli è capitato tra le mani, utilizzandolo per i suoi interessi personali. Si professava di sinistra, ha scalato il Pd, lo ha svuotato, ha governato attuando politiche di destra, quando ha perso il referendum non ha lasciato la politica come promesso. Si è piazzato in parlamento facendo nascere e cadere governi con un manipolo di parlamentari. Frequenta gli agenti segreti negli autogrill e da senatore si fa pagare privatamente da regimi sanguinari come quello di Bin Salman, da una società dei Benetton, da banche straniere, con ingaggi spropositati che destano domande. Per lui vale una frase del grande Leo Longanesi: “Capace di tutto ma buono a nulla”. Erede dell’indecoroso e indecente filone italico della politica al servizio degli affari, incarnato in passato da Craxi, Berlusconi, per non parlare di figure precedenti.
(voto 2,1 come la percentuale di voti del suo partito nei sondaggi)

Roberto Speranza – Diventa ministro della salute, relativamente giovane per un paese come l’Italia, ritrovandosi nella tempesta perfetta. E non ne sbaglia una. Mai una sfasatura, mai una parola fuori posto, naturalmente calmo nei momenti difficili. Non è un politico ‘da caciara’, forse per questo è poco popolare e il suo partito non raggiunge nemmeno il 3 per cento. Sia lui che Fratoianni che tutta la galassia della cosiddetta sinistra radicale dovrebbero riflettere sul fatto che a proposte e battaglie spesso serie corrispondano scarsi consensi per di più divisi tra partiti minuscoli.
(voto 8)

Silvio Berlusconi – Meraviglioso animale da palcoscenico, un talento puro e un fuoriclasse innato in questo. Va in letargo per mesi, anni, praticamente non fa politica. Poi all’improvviso rispunta quando qualcosa o qualcuno (in questo caso la corsa al Quirinale) può andare a suo favore. Inutile ricordare la condanna per frode fiscale, l’essere stato affiliato alla loggia P2, le somme di denaro versate alla mafia in cambio di protezione, le leggi ad personam, l’indegna vicenda con le escort, che diventerebbe capo dello Stato con quattro processi in corso. Il problema è la destra politica italiana che a distanza di dieci anni dalla fine del suo governo non è cambiata.
(voto 9 per i coup de théâtre e -9 a mezza Italia che ancora va dietro alle sue pagliacciate)

Emilio Scalzo – Il salvamigranti. È un attivista no Tav, ha 66 anni, è accusato di aver aggredito un gendarme francese durante la manifestazione “no border” del maggio scorso. È stato estradato in Francia dopo essere stato ai domiciliari, in seguito alla richiesta d’arresto della Francia. È anche sotto processo per l’occupazione di una ex casa cantoniera a Oulx trasformata in un rifugio per migranti.
Qui non sulla vicenda giudiziaria, ma su quella umana e civile di Scalzo ci si vuole soffermare. Ogni anno partecipava alle operazioni di aiuto alle migliaia di migranti che tentano il passaggio lungo la frontiera tra Italia e Francia. La cosiddetta “rotta delle Alpi”, particolarmente pericolosa, attraversata da uomini donne e bambini che non hanno nulla e scappano da tutto, spesso non considerando i rischi di assideramento che il gelo delle montagne, a 1700 metri di altitudine, sotto la neve e con il ghiaccio in inverno può portare.
L’azione solidale di Scalzo secondo chi scrive è il volto dell’Italia migliore.
(voto 10)

p.s. questo pezzo è dedicato a Gianni Mura, che allietava le mie domeniche da ragazzo.



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