Il viaggio verso l’Italia di Ivana e Maryana, in fuga dall’Ucraina

Inizia la seconda fase della staffetta umanitaria partita da Perugia e arrivata al confine tra Polonia e Ucraina. Massi, il tabaccaio che ha organizzato il viaggio verso Przemyśl, torna indietro con a bordo due madri e i loro bambini in fuga dalla guerra.

L. Tallarita e G. Culmone

La polizia non lascia parcheggiare più nessuno nella piazza antistante alla stazione ferroviaria di Przemyśl, a 16 chilometri dal confine che separa Polonia e Ucraina. Dall’altra parte della frontiera, 60 chilometri più a est, sorge Leopoli – Lviv in ucraino – diventata uno snodo fondamentale nelle retrovie del conflitto.
Sul lato polacco del confine la situazione è caotica, ma sotto controllo. Ci sono squadre di volontari arrivati da mezzo mondo che offrono pasti caldi e schede telefoniche a chi è appena arrivato. Troupe di giornalisti raccontano la situazione nelle lingue più disparate. E, soprattutto, ci sono le centinaia di persone accampate tra i corridoi della stazione e gli edifici che la circondano.

Chi è più fortunato è riuscito a prendere una stanza in uno degli hotel nei pressi della stazione. È il caso di Ivana e Maryana, due donne originarie di Lviv di 28 e 34 anni, e dei loro figli Oleksandr e Vladislav, rispettivamente di 2 e 5 anni. Sono loro che prenderanno il nostro posto a bordo dell’auto di Massi durante il viaggio di ritorno. Un loro parente stretto vive in Umbria e ha scelto di contattare il tabaccaio alla testa della staffetta umanitaria per farle arrivare in Italia.
Le notizie che arrivano dalla stazione di Lviv sono meno confortanti. Nei giorni scorsi la struttura è stata sopraffatta dalla quantità di donne e bambini che provano in qualsiasi maniera a salire a bordo di uno dei quattro treni che ogni giorno parte per la Polonia. Agli uomini tra i 18 e i 60 anni, invece, non è consentito lasciare il Paese: in regime di legge marziale le autorità ucraine impongono loro di rimanere a combattere.

Sono quasi le 8 di sera quando l’auto di Massi raggiunge la stazione di Przemyśl: questo ultimo tratto della staffetta umanitaria è durato circa 600 chilometri e ci ha portato da Brno, in Cechia, fino alla destinazione finale.
Nella tarda mattinata ci siamo ricongiunti con il pulmino partito da Perugia nel parcheggio di un’area commerciale a Katowice, in Polonia. Lì abbiamo incontrato Adam, che è al suo primo giorno di volontariato in uno dei tantissimi punti di raccolta per i profughi del conflitto ucraino in città. Mentre abbiamo scaricato la macchina e separato i viveri dai medicinali, donne e bambini sono entrati a più riprese nell’edificio. C’è chi ha provato dei jeans e chi se ne è andato portando con sé pacchi di pasta.

Saranno proprio Adam e sua moglie a ospitare Massi, Ivana, Maryana e i bambini questa notte. Già, perché la staffetta umanitaria è in continuo movimento. E continua a crescere: riceviamo notizia di un tir che nella giornata di sabato si è messo in moto da Perugia per portare ulteriori donazioni al confine.
Noi nel frattempo siamo saliti a bordo di un’altra auto, messa a disposizione da un generoso ex-collega. Abbiamo giusto il tempo di abbracciare Massi e di scattare qualche foto al suo sorriso, che davanti ai nuovi passeggeri sembra diventato decisamente più largo. “Anche prima la macchina era carica [di oggetti], ma adesso è carica di persone”, dice lui soddisfatto prima di fare manovra e ripartire alla volta di Perugia.
La staffetta umanitaria organizzata dal tabaccaio di Piazza Grimana è sulla via del ritorno, ma le notizie provenienti dall’Ucraina non sono incoraggianti. Anzi. Dall’Umbria e da altre parti d’Italia, sono già in viaggio altri convogli.

Il racconto di una staffetta umanitaria in viaggio verso il confine ucraino: il viaggio di andata

Sul canale Instagram di MicroMega il racconto per immagini del viaggio della staffetta umanitaria

 

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